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FARE INSIEME - Ep. 13 - Reflexallen, dalle colline modenesi l’energia hi-tech per muoversi nel mondo nuovo dell’automotive

«Vi raccontiamo come anticipare il cambiamento»

07/12/2021

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Ben 1.200 dipendenti e un previsionale al 2024 di 160 milioni di euro. «La digitalizzazione e la transizione energetica sono due variabili disruptive. Non sono elementi che implicano se, ma solo quando accadranno. Dobbiamo arrivare prima, dobbiamo lavorare insieme in una logica predittiva». Per FARE Insieme Giampaolo Colletti intervista Renzo Gibellini, CEO di Reflexallen

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

È un mondo in evoluzione quello che racconta Reflexallen, eccellenza emiliana impegnata nell’automotive. Un mondo che sta migrando a velocità alternate verso l’elettrico. Un mondo ancora da costruire, con nuove sfide che si palesano all’orizzonte, necessità emergenti di un cliente che è più attento alle dinamiche di impatto ambientale, sistemi che vanno ricalibrati in questa transizione. «Siamo concentrati ancora sui veicoli pesanti e ci stiamo spostando in un mondo più ampio ed elettrico. Stiamo vivendo una transizione lenta agli occhi del pubblico, ma molto più accelerata nella catena della fornitura, dove è in atto un vero e proprio terremoto con una curva di escalation che è anche drammatica. D’altronde c’è stata poi anche la variabile legata alla pandemia, che ha accelerato ogni cosa», racconta Renzo Gibellini, CEO di Reflexallen, colosso della componentistica di precisione e attivo anche nel post-vendita. L’azienda è incentrata sul trasferimento di energia nel settore automotive: vengono studiati tutti i sistemi per far scorrere fluidi tramite tubazioni, cavi, spine, cablaggi di vario genere. Il cliente dice che tipo di energia vuole utilizzare e in quale prodotto e Reflexallen pensa al resto: disegno, sviluppo, testing, prototipazione, produzione. Siamo nell’area collinare modenese, precisamente a Guiglia, nel meraviglioso paesino che conta meno di tremila anime e con Reflexallen guarda al mondo intero. L’azienda conta 1.200 dipendenti suddivisi tra diverse filiali nel mondo, comprese quelle di Cina, Stati Uniti, Giappone, Germania, Inghilterra, Irlanda e India, qui addirittura con quattro stabilimenti. 

Tra vecchio e nuovo mondo. Oggi il mercato vive fratture profonde, sottoposto a più stress-test, restando dentro la metafora legata alla ricerca. Un’altalena segnata dall’emergenza del virus e che si è esplicitata anche nei numeri: se il 2019 ha fatto registrare un fatturato di 120 milioni di euro, nel 2020 si è passati a 80 milioni di euro e questo nuovo anno segna un previsionale a 110 milioni di euro. Ma il trend è in forte crescita. «Nel 2024 stimiamo di arrivare a 160 milioni di euro con oltre 1.500 dipendenti. È l’impatto dell’elettrificazione, segnalata dagli istituti di ricerca di tutto il mondo. Tutto questo determina anche un ripensamento del fare un veicolo. La prova? Il 43% di componenti in meno su un mezzo elettrico rispetto ad uno tradizionale. Un impatto devastante sulla componentistica. Quindi il messaggio è uno solo: evolvere», precisa Gibellini. Ecco allora che la chiave vincente è non inseguire, ma anticipare il cambiamento, soprattutto in questa fase che rappresenta un punto di non ritorno. In ballo ci sono tanti elementi differenti, fattori esogeni all’azienda che hanno un impatto dentro l’azienda. C’è la fine del motore termico, la spinta alla guida autonoma, che nel 2030 sarà realtà. C’è la raccolta dei dati attraverso una sensoristica molto più diffusa e sofisticata all’interno del veicolo. C’è l’elemento di riduzione del parco veicoli, con nuovi mezzi diversi e più versatili, come i piccoli shuttle autonomi che sostituiranno i grandi bus nelle città. «Tutto questo accadrà più velocemente di quello che pensiamo. La digitalizzazione e la transizione energetica sono due variabili disruptive. Non sono elementi che implicano se, ma solo quando accadranno. Noi viviamo tutto ciò sul campo ogni giorno, non è la moda del momento, ma una nuova e già presente realtà. La paura corre sul filo, ma c’è entusiasmo. Dobbiamo arrivare prima, dobbiamo lavorare in una logica predittiva. D’altronde conosciamo la tecnologia con le sue curve di crescita molto più rapide che nel passato e quindi si ha meno tempo per elaborare nuovi e diversi modelli di business e trovare soluzioni. Saper anticipare i tempi, soprattutto in questo momento, diventa essenziale. Anche per questo ci dedichiamo allo sviluppo del nostro sistema azienda, del nostro essere fornitore Tier 1, ed essere in grado di aumentare la nostra velocità come piattaforma e cluster di forniture», dice Gibellini. 

Gioco di squadra.
Già il cluster, e quindi il distretto territoriale che diventa reticolare perché si aggancia alle eccellenze nel mondo. Il segreto, anche in questo caso, è fare squadra perché nessuno resti indietro. D’altronde si vince o si perde insieme: è questo il mantra per un player globale, che mantiene allo stesso tempo un approccio “del fare”. La via maestra è dunque fare le cose insieme in una logica non solo aziendale, ma che abbraccia tutta la catena del valore. «Abbiamo ferree direttrici legate al mondo dell’automotive e una smisurata passione per fare le cose bene e con passione. L’ownership diventa essenziale, come la capacità di evolversi con velocità. Ma lo spirito imprenditoriale senza la squadra, privo di quell’elemento legato alla comunità, è nullo. Ecco perché qui da noi funziona quel senso di comunità, l’attaccamento all’azienda. Il capitale umano è tutto perché in questi professionisti c’è una grandissima preparazione con una specializzazione verticale. La persona al lavoro viene misurata su tre pilastri: intelligenza, carattere, passione. Poi c’è un quarto elemento fondamentale che è la conoscenza. È essenziale, ma insieme agli altri pilastri che definiscono la persona non solo in ambito professionale, ma anche personale», puntualizza Gibellini. Le persone giuste per arrivare preparati al nuovo mondo, quello digitalizzato e dove la tecnologia sarà pervasiva. Ne è convinto Gibellini: «Da almeno vent’anni piccolo non è più bello, in una logica così dinamica la Cultura delle nostre aziende è in perenne evoluzione, ma le nostre radici sono fondamentali perché ci tengono coi piedi a terra e ci ricordano chi siamo e dove vogliamo andare. Tra vent’anni il mondo sarà diverso, meno aziende ma molto più grandi frutto di questo grande processo di accorpamento in corso, le nostre radici stabili qui e al centro, come è sempre stato e così sarà, le persone».

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