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FARE INSIEME - Ep. 34 - Pastificio Andalini, da una piccola bottega di Cento ai mercati del mondo

«Siamo innovatori nella tradizione, pionieri nell’eccellenza»

10/03/2022

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La lenta essicazione naturale, l’uso di materie prime di qualità, l’adozione del biologico prima di altri. Storia di un pastificio radicato in Emilia, ma che vola in ogni angolo del mondo.
Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Massimo Andalini, presidente del Pastificio Andalini


di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Le ricette migliori sono quelle più semplici, con pochi ingredienti di qualità a fare la differenza. In questo caso ci sono uova, acqua e semola di grano duro per preparare una pasta buona e genuina come quella di un tempo. La ricetta è di Arrigo Andalini ed Egletina Aleotti, che nel secondo Dopoguerra italiano decisero letteralmente di tenere… le mani in pasta. Così questi due ragazzi emiliani, dopo anni di gavetta nello storico pastificio Barbieri di Cento, trasformarono il lavoro in passione e la passione in lavoro. Negli esordi c’è la loro piccola bottega artigianale di pasta fresca che poi scala mercati, interesse, fatturato. Nel 1956 nasce il pastificio Andalini & Aleotti. Siamo nel centro storico di Cento, oggi trentacinquemila anime in provincia di Ferrara. Una terra di confine perché ad una ventina di chilometri c’è Bologna e ad una quarantina Modena. Tre province che rappresentano al meglio l’attenzione alla buona tavola. E allora torniamo al pastificio, impegnato a produrre con quegli elementi semplici, naturali, certificati. Attenzione alla tradizione e adozione di tecnologie innovative. Il tutto in un mix perfetto, come ogni ricetta vincente sa esserlo. La scelta all’inizio ricade sull’uovo. D’altronde Cento da sempre è crocevia della pasta all’uovo. E allora ecco le tagliatelle, i garganelli, i maccheroni al pettine, la gramigna, le farfalle, la pastina, i padellini, che poi non sono altro che i meravigliosi quadrettini al brodo. E ancora penne, fusilli, gobbini. Nel 1992 Massimo Andalini, figlio di Arrigo ed Egletina, acquisisce il pastificio dai suoi genitori e dagli altri soci, diventando proprietario unico. E subito prende una decisione manageriale importante: la creazione del nuovo stabilimento in via Martiri di Belfiore, cresciuto nel corso degli anni e tuttora in continua evoluzione e costante ammodernamento. C’è poi nel 2013 il passaggio in società per azioni e quindi la scalabilità. Un momento significativo avvenuto con la terza generazione al lavoro. Oggi Andalini registra un fatturato di 18 milioni di euro, suddiviso tra 8 milioni per il mercato domestico e 10 milioni per l’estero. In questo caso si parla principalmente di Europa con Germania, Francia, Inghilterra e Belgio. Ma ci sono anche l’America e l’Oceania. Il brand commercializza col suo nome in Emilia-Romagna, basso Veneto e la parte alta delle Marche. Ma è diffuso ovunque come prodotto private label per le catene italiane ed estere o per le mense scolastiche. Un’azienda che è una famiglia allargata, con 38 dipendenti suddivisi per tre linee di produzione: una linea per la pasta nidi, ossia le tagliatelle, e due linee di pasta corta, di cui una è destinata alle specialità. Tutte e tre convogliano in sei linee di confezionamento. Perché il pastificio è attrezzato per diversi tipi di packaging con i vassoi termoretraibili per i nidi ìo per matasse in flow pack. C’è poi il confezionamento a pinna, quello a doppio fondo quadro con i sacchi da 1,3,5 chilogrammi per il mercato HORECA e ancora quello fino a 600 chilogrammi in sacchi chiamati big bag destinati a quelle aziende che preparano piatti pronti o a temperatura modificata, sterilizzati o ad atmosfera protetta e per i quali il pastificio Andalini è fornitore di materie prime.  

Tra Emilia e Puglia.
Radici ancorate a quella terra d’Emilia che è l’ingrediente essenziale per questa ricetta di successo, ma poi c’è la capacità di guardare oltre. Visione e coraggio. Così nel 2000 l’acquisto del pastificio La Sovrana a Canosa di Puglia, una ventina di dipendenti per un fatturato sui 6 milioni di euro, centrato sulla semola con due linee di produzione: la prima per la famiglia degli spaghetti e la seconda per la pasta corta. Tutto completamente ristrutturato, ma sempre nel segno della tradizione. “L’Emilia sta alla pasta all’uovo come la Puglia sta a quella di semola. Il pastificio Andalini prende sotto la propria ala il pastificio La Sovrana a Canosa di Puglia per esprimere al meglio la cultura della pasta mediterranea con la produzione di paste speciali di semola”, così si legge online. «Le nostre linee produttive sono differenti da quelle dell’industria tradizionale, che propone linee da 70-80 quintali all’ora. La nostra filosofia ancora oggi è legata ad una linea da dieci quintali all’ora e che garantisce un’essicazione naturale al prodotto. Direi anche un’essicazione dolce perché la lenta lavorazione a bassa temperatura, cioè tra i 60 e i 70 gradi, permette ad esempio agli spaghetti un’essicazione a 23 ore, quando di solito il mercato predilige 5 o 6 ore. Ma in questo modo, cioè con il nostro metodo, la maglia glutinica che compone la pasta rimane distesa, l’amido tranquillo. Così con l’acqua bollente di cottura la pasta permane morbida e mantiene elasticità, sapore, profumo della materia prima. Con un’essicazione ad alta temperatura perderemmo queste proprietà organolettiche. D’altronde le nostre nonne facevano la sfoglia e la mettevano ad essiccare sul telaio ad aria aperta», precisa Andalini.  

Ingredienti che fanno la differenza.
C’è poi un altro elemento che la dice lunga di quell’essere innovatori nella tradizione, pionieri nell’eccellenza. Ed è la scelta dell’uovo biologico per lo stabilimento di Cento, mentre a Canosa si scommette sulla pasta biologica di semola. «Siamo stati uno dei primi pastifici a fare pasta di semola e all’uovo da più di trent’anni. È radicato nella nostra storia il sapore autentico della pasta all’uovo. Viviamo in una società frenetica che ci spinge spesso a mangiare a volte senza pensare. Invece per noi è importante quel recupero del momento del pasto. D’altronde siamo degli artigiani, attenti alla sicurezza di un’industria alimentare che evolve nel tempo, caratterizzata da controlli e salubrità», dice Andalini. La storia si fa futuro. Così il pastificio ha deciso di scommettere sull’industria 4.0, con controlli più accurati sui processi. Ci sono poi i packaging alternativi ed ecosostenibili che si orientano alla carta riciclabile e completamente compostabile. E c’è anche un uso evoluto delle macchine di produzione e di confezionamento: oggi non c’è più il facchinaggio manuale, ma si adottano carrelli elettronici teleguidati e bracci antropomorfi robotizzati. In fondo ci pensano i robot a essere più competitivi nel lavoro routinario sul mercato, mentre le persone fanno la differenza sui prodotti. «Il capitale umano è fondamentale, ma talvolta facciamo fatica a trovare personale preparato. E poi c’è la zavorra della burocrazia, che appesantisce il fare impresa. Ecco perché il futuro passa dalle alleanze, dal fare squadra tra squadre diverse», conclude Andalini, col cuore legato alla propria terra e la testa proiettata sempre al futuro.

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