Il Nostro Team
Comunicazioni tecniche
Eventi
Fare News
Imprese Associate
{{ fifthTitle }}

FARE INSIEME - Ep. 39 - Pulsar Engineering, l’azienda che disegna le smart factory del domani

«Con noi le linee di produzione diventano più flessibili e più integrate»

28/03/2022

Vai al podcast.
 

Innovare anticipando i tempi e portando ai clienti soluzioni che non esistono, facendo cose che gli altri non fanno: ecco il manifesto identitario dell’azienda che dall’hinterland bolognese esporta nel 90% dei casi e con 89 brevetti attivi, destinando il 5% del proprio fatturato in R&D. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Massimo Franzaroli, presidente e AD di Pulsar

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Ci sono aziende che aiutano altre aziende a lavorare al meglio. Lo fanno con tecnologie evolute, competenze professionali integrate e tanta ricerca e sviluppo. È questa la storia di Pulsar Engineering, impegnata nella produzione di macchine automatiche e sistemi di trasporto. Siamo a Castel Maggiore, ventimila anime a nove chilometri a nord di Bologna. Qui nel 1989 nasce questa realtà che sin da subito decide di provare a disegnare il futuro, destinando il 5% del proprio fatturato in R&D. Oggi Pulsar dispone di ben 89 brevetti attivi nazionali ed internazionali. «Abbiamo iniziato nel 1998 quando ci siamo resi conto che avevamo qualcosa di veramente innovativo. Siamo stati i primi a depositare dei brevetti che avevano come oggetto il software per l’integrazione di macchine automatiche che messe in rete regolavano la velocità di produzione per ottimizzarla», racconta Massimo Franzaroli, presidente e AD di Pulsar.  

Ricerca di valore.
Azienda globale per definizione. E i numeri lo raccontano, col 90% dei volumi destinato all’estero e due sedi distaccate negli Stati Uniti e in Cina. Ma per guardare fuori dai confini nazionali bisogna scommettere sul capitale umano. E non a caso il primo valore esplicitato è people first. «La persona è fondamentale per un’azienda basata su quello che non c’è e il suo valore si manifesta con la curiosità. I curiosi sono quelli che imparano di più e hanno voglia di fare. Da noi non si fa un mestiere unico, ma si lavora in rotazione e quindi si è obbligati a mettersi in gioco e a crescere. Questa azienda è nata come ufficio tecnico di progettazione meccanica per conto terzi e quindi conoscere il cliente è sempre stato fondamentale. Poi tra i valori c’è certamente quello della sostenibilità, che si esplicita nella riduzione dei consumi di energia, nel minor impatto ambientale e nelle soluzioni di nuovi materiali nati dal riciclo di quelli consumati», precisa Franzaroli. Innovare anticipando i tempi per portare ai clienti soluzioni che non esistono, facendo cose che gli altri non fanno: ecco il manifesto identitario di Pulsar, che oggi si focalizza su sicurezza ed ergonomia delle macchine, ma anche sulle tecnologie digitali. L’azienda presidia il settore del tissue, il packaging e l’automazione, offrendo soluzioni personalizzate in base alle richieste del cliente. «Abbiamo attraversato quarant’anni di automazione. Quello che stanno chiedendo oggi i clienti è di avere delle automazioni smart, cioè che tolgano la fatica dell’operatore, ma anche la sua presenza costante. D’altronde è nel nostro DNA costruire vestiti su misura, anticipando i bisogni e provando a individuare le sfide future», dice Franzaroli. Per Pulsar tutto questo ha sempre significato visitare le fabbriche, comprendere le potenziali difficoltà, impostare le soluzioni tecniche e dare soluzioni credibili e misurabili. Oggi però tutto questo è più facile a dirsi che a farsi. Perché l’emergenza della pandemia ha riscritto le relazioni tra azienda e cliente. Se prima si viaggiava tanto, andando in ogni angolo del mondo per avviare le macchine, nel tempo sospeso tra lockdown e restrizioni tutto è diventato e-smart, con l’avviamento degli impianti da remoto.  

Anticipare il futuro.
Pulsar ha anche depositati brevetti internazionali, dal Giappone al nord-America. Una visione allargata che ha permesso all’azienda di essere pioniera in alcuni passaggi importanti dell’innovazione di processo: è stata tra le prime ad occuparsi di efficienza con i software di tracciabilità per capire dove si creavano disturbi alle capacità produttive. Ed è stata tra le prime a creare sistemi robotizzati per fare packaging. «Sin dall’inizio abbiamo avuto un’idea di produzione sfidante e futuristica. Ma un futuro che è già presente perché questa tecnologia va in soccorso di ciò che riguarda l’e-commerce», precisa Franzaroli. Tracciare il magazzino, presidiare la logistica e l’intralogistica all’interno delle fabbriche, ripensare il viaggio del prodotto. È un lavoro complesso portare i prodotti sugli scaffali della grande distribuzione. Ancora di più dopo l’emergenza della pandemia, che ha innescato nuove esigenze. Perché oggi l’azione del comprare su internet costringe le fabbriche a vivere una rivoluzione necessaria: non più grandi magazzini, ma un sistema produttivo per processare l’ordine il giorno stesso che arriva e consegnare il giorno successivo. Quindi bisogna uscire dal concetto di macchina automatica per andare verso un sistema robotizzato modulare adattabile a diversi tipi di prodotto. «La sfida è riuscire ad avere linee flessibili più lente, ma con un tempo di risposta più coerente alle esigenze del mercato. In questo modo si riducono gli stock, si produce con più flessibilità e si passa da valutazioni meramente quantitative a dinamiche più qualitative della gestione della merce», precisa Franzaroli. Oggi si ragiona di smart factory, con un sistema integrato e robotizzato dell’intero processo produttivo, dall’entrata della materia prima e fino all’uscita del prodotto finito. D’altronde misurando i consumi si risparmia. «Noi facciamo tanta meccanica e ci siamo accorti che i nostri software, gestendo la velocità sulle linee, facevano risparmiare fino ad un 20% in più a parità di servizio. Oggi stiamo lavorando alla trasformazione delle fabbriche intelligenti per rendere le linee più flessibili, più semplici, più integrate, più trasparenti», dice Franzaroli. C’è poi la sfida che va oltre la mobilità sostenibile con un e-bike che diventa trike: si chiama Trac3 ed è una mountain bike che permette a tutti di muoversi su qualsiasi superficie con la massima sicurezza e senza rinunciare al divertimento e al dinamismo. Il veicolo è dotato di due ruote sterzanti nella testata anteriore, invece di una. Questa caratteristica fornisce tre zone di contatto con il suolo, in contrasto con le due solite ruote. Ancora una volta il futuro è di chi pedala veloce.

Clicca qui per ascoltare il podcast sulle principali piattaforme di ascolto https://podcast.confindustriaemilia.it/

Leggi le altre interviste

 

Podcast

Altri Articoli di Fare news