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FARE INSIEME - Ep. 47 - Varvel, innovazione nella tradizione

«Velocità e flessibilità per vincere le sfide del futuro»

26/04/2022

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Dal 1955 questa realtà emiliana progetta e realizza motoriduttori, riduttori e variatori. E poi esporta ovunque. Identikit della Varvel, 48 milioni di euro di fatturato per il 70% realizzato grazie all’export. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Mauro Cominoli, Direttore Generale Varvel

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

C’è uno scantinato da cui è partita una vera e propria rivoluzione. Perché da Bologna, nel lontano 1955, nasceva quell’azienda che oggi esporta un pezzo di futuro nel mondo. Si tratta di Varvel, impegnata a progettare e realizzare motoriduttori, riduttori e variatori.

Persone e tecnologie. I riduttori sono trasmissioni meccaniche a ingranaggi che trasportano il movimento di un motore (elettrico o idraulico) alla macchina cui sono applicati, riducendone la velocità per adattarla alle particolari esigenze di funzionamento. Mentre riduce la velocità, il riduttore moltiplica la forza erogata, tecnicamente definita coppia. I riduttori Varvel sono adatti per piccole e medie potenze, sono versatili e possono essere impiegati nell’industria leggera generalmente collegati ad un motore elettrico. Ci sono versioni standard e versioni speciali, progettati per clienti specifici e applicazioni particolari, studiati su richiesta del cliente per adattarsi alle esigenze dei suoi macchinari. L’azienda registra un fatturato aggregato di 48,2 milioni di euro con un previsionale che dovrebbe superare i 50 milioni di euro nel 2022 e impiega circa 200 persone. Radici ancorate al territorio in quell’area metropolitana bolognese che brulica di innovazione. Siamo a Valsamoggia, trentamila anime tra Bologna e Modena. L’headquarter si sviluppa su quarantacinquemila metri quadrati. Oltre agli uffici ci sono i reparti produttivi dove prendono vita gli oltre 500mila prodotti realizzati all’anno: tornitura, fresatura e rettifica diametrale, lavorazione fusioni, dentatura, rettifica evolvente, assemblaggio e logistica. Ma in fondo da questo spicchio d’Emilia si guarda al mondo intero perché dei circa cinquecento clienti la metà sono all’estero. «Il nostro DNA? Innovazione nella tradizione, cioè valorizzare le esperienze del passato per poter proporre novità al mercato. E poi essere sempre vicini ai clienti», racconta Mauro Cominoli, Direttore Generale Varvel. Intanto le richieste si sono evolute nel tempo con la necessità di ridurre i tempi di consegna, fino a pochi giorni. E ancora c’è la richiesta di aumento delle personalizzazioni per adattarsi alle esigenze dei singoli costruttori di macchine e impianti. E c’è la riduzione dei lotti e l’aumento delle richieste di verifica e calcoli per la scelta del riduttore più adatto alle caratteristiche di funzionamento delle macchine. E ancora la qualità “zero difetti”, specialmente riguardo ai due talloni d’Achille dei riduttori: rumorosità e perdite d’olio. «Lavorare è diventato ancora più sfidante. Con l’emergenza della pandemia abbiamo cercato di stare vicini alle necessità dei clienti aggiungendo al nostro Servizio Commerciale & Marketing il Customer Care per richieste commerciali di qualunque tipo, l’Application Engineer per richieste tecniche legate al pre-vendita e ancora il Customer Production Planning per la gestione del flusso dell’ordine del cliente e il Post-Vendita per l’assistenza necessaria durante il ciclo di vita del prodotto», precisa Cominoli.  

Il cliente al centro.
Ma per comprendere questa sana ossessione verso il cliente bisogna fare un passo indietro. Anzi, anche più di uno. Perché tutto parte nel 1955 a Bologna, con l’approdo di lì a pochi anni in Francia e in Olanda. Anche se nel tempo è cambiato tutto: velocità, tecnologia, competizione globale, in Varvel hanno mantenuto l’attenzione per le persone, il carattere di familiarità della piccola azienda iniziale, la vicinanza tra i vari livelli dell’organizzazione. La R&D si alimenta con le richieste di clienti, che sono spesso l’input e lo spunto per sviluppare nuove idee, e passa per un team di progettazione e per la collaborazione decennale con studi tecnici e consulenti esterni. In Varvel hanno anche una sala prove dove testare nuovi prodotti, nuove soluzioni, miglioramenti tecnici. «Il nostro è un settore maturo e non è facile inventare prodotti nuovi. Ciò non toglie che studiamo continuamente come offrire al mercato prodotti sempre migliori in termini di affidabilità e durata. Varvel è stata la prima azienda a portare il concetto di modularità nel mondo dei riduttori a partire dal 1999 e in oltre 20 anni abbiamo ampliato ulteriormente questo concetto in tutti i prodotti della nostra gamma», dice Cominoli. Tutti i prodotti sono progettati e realizzati in Italia, ma l’azienda è presente nel mondo anche con due filiali: una in America e l’altra in India. C’è poi una rete globale con oltre 100 partner commerciali. «Essere globali e votati all’export è sempre stato un must di Varvel. Purtroppo con la pandemia il rapporto con i nostri distributori è diventato difficile, specialmente al di fuori dell’Europa: si fa fatica a condividere nuovi progetti, a esplorare nuovi settori di sbocco ed è ovviamente del tutto impossibile accompagnarli dai potenziali clienti. I nostri manager, a parte qualche viaggio in Europa, sono due anni che fremono. L’utilizzo delle videoconferenze ha mitigato il danno, ma fare sviluppo è complicato», puntualizza Cominoli. Il momento più appagante? Per Cominoli non c’è dubbio: un’innovazione rispetto ai costruttori tedeschi sul variatore meccanico di velocità oggetto anche di un brevetto. Ma tra tecnologia e persone contano di più le persone. la tecnologia da sola non funziona, le persone la fanno funzionare. Per governare il futuro occorre essere sempre più veloci e flessibili. Cambiare e migliorare ogni giorno. Tutto questo è possibile. 

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