Da Valsamoggia, nell’area metropolitana bolognese, ai mercati internazionali. Così un’azienda nata da una felice intuizione oggi è presente nelle officine di tutto il mondo. Identikit di Euroricambi, 400 dipendenti per un fatturato di 140 milioni di euro generato nel 97% all’estero. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Pierluigi Taddei, presidente di Euroricambi Spa
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
Emiliana
di nascita e globetrotter per vocazione, player mondiale nella produzione di
ingranaggi per cambio e differenziale per camion, autobus e macchine movimento
terra. Una storia di genio emiliano quella di Euroricambi: da una piccola
officina di provincia questa idea diventata impresa scalabile è riuscita a
sbarcare nei mercati del mondo, arrivando ad esportare addirittura il 97% dei
propri prodotti. Tutto nasce quarant’anni fa da Orazio Taddei, fondatore di
Euroricambi, all’epoca giovane capo-officina. Taddei aveva investito tutti i suoi
risparmi per rilevare con altri soci una quota di minoranza di un’azienda di
San Lazzaro di Savena che aveva chiuso per fallimento. Si trattava di
un’officina meccanica dotata di macchine per la produzione di ingranaggi. Un
dettaglio, capace però di fare la differenza. Ecco allora, qualche anno più
tardi, l’idea di presidiare un mercato potenziale legato ai ricambi non
originali. Così decise di fondare Euroricambi. Obiettivo: realizzare ricambi
perfettamente intercambiabili con quelli degli originali, eguagliando standard
qualitativi e tecnologie utilizzate per la produzione, ma con un prezzo di
vendita inferiore e il tutto made in Italy. «Ancora oggi prendiamo i pezzi
originali di un camion, li ridisegniamo e li produciamo. Ci siamo specializzati
nei componenti del cambio e del differenziale. In questo modo aiutiamo i
clienti e il mercato perché diamo la possibilità di scegliere tra originali a
prezzi elevati oppure tra ricambi come i nostri della stessa qualità a costi minori»,
afferma Pierluigi Taddei, presidente di Euroricambi.
Da
Valsamoggia al mondo. Oggi l’azienda conta 400 dipendenti per
un fatturato di 140 milioni di euro. Siamo a Valsamoggia, trentamila abitanti
nell’area metropolitana bolognese, ad ovest del capoluogo e su quella strada
che porta a Modena lastricata di decine e decine di aziende di successo. In
questo caso con Euroricambi siamo di fronte ad una realtà che si occupa dei pezzi di ricambio, diffusa nel mondo e altamente tecnologica.
Così lo racconta lo stesso Taddei. L’azienda oggi produce la più ampia gamma di
ricambi per l’aftermarket: si tratta di pezzi perfettamente intercambiabili con
gli originali delle maggiori case costruttrici. Di lavoro ce ne è tanto: processi,
materiali, tecnologie. Proprio l’innovazione tecnologica è alla base del
successo: le officine di Euroricambi rappresentano lo stato dell’arte per la lavorazione
degli ingranaggi, costruiti utilizzando i più avanzati sistemi produttivi.
Capitale umano impegnato a guidare quel tesoretto tecnologico che permette di scalare
il mercato: oltre 150 macchine utensili a controllo numerico e 50 robot sono
attivi 24 ore su 24 ed effettuano ogni giorno sofisticate lavorazioni
meccaniche. Ancora una volta c’è il dettaglio a fare la differenza: tolleranze
di pochi millesimi di millimetro sono verificate e garantite da sistemi di
misura integrati. Da sempre l’azienda reinveste in nuove tecnologie. «Anche per
questa ragione i nostri pezzi sono scelti dai meccanici di tutto il mondo per
le riparazioni e oggi coprono gran parte dei modelli delle principali marche di
veicoli e trasmissioni», precisa Taddei.
Magazzino
di valore. Per fornire un servizio d’eccellenza alla clientela Euroricambi
garantisce la disponibilità immediata a magazzino: lì c’è il 97% degli articoli
sempre disponibili e un servizio di logistica veloce che permette di evadere
gli ordini con tempestività e sicurezza, anche grazie alla cura
dell’imballaggio che custodisce al meglio ogni prodotto. Un’impresa che
potrebbe sembrare titanica, alla luce del fatto che ogni anno la gamma si arricchisce
di circa cinquecento nuovi articoli. «Il nostro magazzino, che si estende per
quindicimila metri quadrati e conta diecimila codici prodotti, è una sfida.
Bisogna capire il mercato e individuare le logiche giuste per avere lo stock di
prodotti che si vendono», dice Taddei. In azienda vengono gestiti numerosi processi
distinti legati al manufacturing: citiamo fra tutti tornitura, dentatura a
creatore e a coltello, dentatura “scudding”, fresatura, rettifica denti, rettifica
diametrale, rodaggio, metallizzazione con molibdeno, riporto di fibra di carbonio,
saldatura a fascio elettronico, shot peening, trattamento termico, montaggio e confezionamento.
Concetti che potrebbero sembrare incomprensibili per un non addetto ai lavori,
ma che rivelano quel difficile equilibrio tra abilità professionale e adozione
di macchine performanti. Ed è proprio in un’alleanza vincente che si ritrovano
le persone e le macchine. Ogni mese vengono condotti 1.830 controlli
qualitativi. «Questo numero rispecchia l’elevato numero di commesse in
lavorazione, attualmente sono ben 8.607», racconta Taddei. Un numero
incredibile. Il futuro potrebbe apparire a tinte fosche tra costi energetici
cresciuti enormemente e il contesto internazionale legato alla guerra. Ma
ancora una volta per questo gioiello gli investimenti nella ricerca sono essenziali
e ridisegnano nuovi prodotti. «Per i componenti della sincronizzazione siamo
passati negli anni dal molibdeno alla fibra di carbonio, che è molto
performante. Dobbiamo fare industrializzazione e quindi per noi è rilevante il
processo di reverse engineering, ossia quel percorso per identificare le
proprietà di un oggetto fisico attraverso un’analisi completa: dimensionale,
fisica, chimica e di funzionalità. Esperienza vuol dire conoscenza tecnica. Ed
è quella che caratterizza le nostre persone».
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