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FARE INSIEME STARTUP - Ep. 11 - Servitly e quei dati da raccogliere, elaborare, valorizzare

«Così l’azienda prende il volo»

27/5/2024

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Nel comasco una startup ha deciso di puntare tutto sul valore dei dati, mettendosi al servizio di altre imprese consolidate e accompagnandole nel percorso di digitalizzazione. Focus su Servitly, startup che ha sviluppato un software a supporto del percorso di servitizzazione delle imprese. Per FARE INSIEME STARTUP Giampaolo Colletti intervista Stefano Butti, fondatore Servitly

FARE INSIEME STARTUP è lo spinoff del progetto FARE INSIEME dedicato alla presentazione di alcune delle realtà presenti nel portfolio di Primo Ventures, società che gestisce fondi specializzati nel settore digitale e della new space economy. Con Primo Ventures Confindustria Emilia ha avviato una partnership. Obiettivo: offrire alle imprese associate nuove occasioni di crescita grazie alla presentazione delle startup più innovative sul mercato. Qui raccontiamo alcune loro storie.

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Ci sono incontri che segnano la vita delle persone e delle aziende. Quello con Tim Baines, innovatore britannico e consulente d’azienda, ha segnato la storia di questa startup. «Ad un evento ho conosciuto il prof. Tim Baines da cui per la prima volta ho sentito pronunciare la parola servitization. Correva l’anno 2016 e avevamo avviato la prima fase della startup segnata dal lavoro su diversi progetti di IoT che ci venivano richiesti dai costruttori di macchinari. Tutti i progetti erano molto simili in requisiti e caratteristiche. Avevamo trovato un bisogno comune. Però avevamo capito anche che l'IoT non poteva essere un bisogno vero e proprio. Da qui poi l’innesto con il concetto di servitization». A parlare è Stefano Butti, fondatore di questa startup che ha sede a Lomazzo, nel comasco. Siamo nel Polo Tecnologico Como Next. La realtà conta 13 dipendenti, un fatturato di 700.000 euro distribuito per il 60% in Italia e per il restante 40% all’estero con una crescita dei ricavi ricorrenti del +30% all’anno. Il DNA è composto da due elementi strettamente connessi: l'ingegneria del software e la passione per il problema che il team mira a risolvere come una missione: accompagnare le aziende nel loro percorso di servitization grazie alle tecnologie digitali. «Queste due cose sono rimaste immutate. Per il resto ci siamo dovuti adattare: a diverse industrie e alle loro fasi di mercato, con o senza incentivi, all'evolversi della maturità digitale delle aziende, ai cambiamenti legate alle tecnologie e ai trend della servitization», precisa Butti.

Identikit dell’azienda
. In Servitly ci sono moduli software strutturati, efficienti e scalabili. Il cuore sono i motori di processamento dei dati che estraggono costantemente informazioni. Si valutano le condizioni e in base a quelle si suggeriscono azioni da compiere e automazioni. Così il dato si estrae e si sfrutta in una logica di servizi connessi, di servitization appunto. «Oggi le statistiche europee dicono che l'80% dei dati generati dai prodotti connessi non viene utilizzato. Non ci stupisce, perché capiamo tutte le difficoltà che ci sono nell'elaborare e estrarre valore e distribuirlo alla catena del valore dei produttori di apparecchiature. Tutto ciò è un dominio molto nuovo, dove quelli che sono partiti stanno inventando nuovi software, che prima non c'erano. Ma non deve essere così. Quei software sono tutti molto simili, e per essere efficienti occorrono investimenti ingenti. Noi rendiamo direttamente accessibile un software configurabile che ha già dentro di sé tutti quegli investimenti», dice Butti. Oggi Servitly è usato da più di 40 produttori di apparecchiature e macchinari e gestisce più di 20.000 prodotti connessi. Per questa startup all'inizio è stato molto difficile tenere la barra dritta. Ma poi le soddisfazioni sono iniziate ad arrivare. «Ci sono stati diversi momenti appaganti, come l'aver ottenuto la fiducia di alcuni grossi clienti, l'aver superato i primi 10.000 prodotti connessi, l’aver l'investimento da parte di Primo Digital», precisa Butti.

Il fattore wow.
Quando si parla di tecnologia vale la regola della distintività. Verticalizzare l’offerta diventa vincente. «In Servitly abbiamo diversi moduli software che si focalizzano su diversi casi d'uso. Ogni modulo risolve i bisogni specifici di quel caso d’uso  Un primo caso è il digital portal, portale da offrire ai clienti per dare loro accesso ai dati del prodotto e al suo controllo remoto. Un altro caso è la manutenzione connessa, ossia rendere più semplice, rapido e governabile il lavoro di manutenzione grazie alle informazioni che si possono dedurre automaticamente dai dati dei prodotti. Un altro caso è la monetizzazione di servizi digitali, contratti di manutenzione connessa, parti di ricambio. Quest'ultimo è anche noto come machine customer», dice Butti. Intanto la servitization resta un trend a crescita lenta, ma costante. «Diverse forze macroeconomiche – la sostenibilità, il ricambio generazionale – indicano che andremo sempre di più verso un'economia dell'uso, del risultato, del servizio anziché del possessodell'asset. Continueremo a investire nel nostro software per anticipare i bisogni che saranno sempre più intensi lungo questa inesorabile trasformazione», conclude Butti. Per abitare al meglio il futuro ci vogliono competenza, costanza, coraggio.

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