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FARE INSIEME - Ep. 20 - B. Braun, l’innovazione nel segno della tradizione, il terremoto e la ripartenza

«È nella caratteristica degli emiliani affrontare le situazioni più difficili e trasformarle in opportunità»

13/01/2022

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Benvenuti nel distretto biomedicale di Mirandola, meno di venticinquemila anime a nord di Modena. Terra di talenti con radici ben piantate e la capacità di esportare eccellenze ovunque nel mondo: in quest’area hi-tech c’è B. Braun. Storia di ricerca, innovazione e soprattutto ascolto. Per FARE Insieme Giampaolo Colletti intervista Giuliana Gavioli, senior vice-president R&D di B. Braun Avitum.  
 

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Ci sono storie fatte di un prima e un dopo. Al centro come spartiacque esperienze spesso dolorose e che si possono affrontare solo partendo dalle persone e dal gioco di squadra. Anzi, da un gioco che coinvolge squadre diverse. In fondo è ciò che è successo a B. Braun in Italia con il dramma del terremoto che ha coinvolto l’Emilia ormai quasi dieci anni fa. Questo colosso mondiale nato in Germania e oggi presente in 160 Paesi del mondo con più di quaranta società ha affrontato in prima persona proprio la cesura del sisma in Emilia. E l’ha fatto con coraggio e determinazione. «D’altronde è nella caratteristica degli emiliani sfruttare quello che succede, anche le situazioni più difficili e angosciose, e trasformarle in un’opportunità. Anziché abbatterci abbiamo deciso di darci ancora più da fare e abbiamo premuto sull’acceleratore», afferma Giuliana Gavioli, senior vice-president R&D e dal 1991 al lavoro in azienda. Siamo nel distretto biomedicale di Mirandola, meno di venticinquemila anime a nord di Modena. Terra di talenti con radici ben piantate e la capacità di esportare eccellenze ovunque nel mondo: in quest’area emiliana hi-tech c’è il meglio del settore biomedicale. E tra le tante realtà c’è B. Braun. L’azienda si occupa da sempre di sistemi terapeutici per emodialisi, dialisi per pazienti acuti ed aferesi. È anche uno dei maggiori fornitori al mondo di sistemi per il trattamento extracorporeo del sangue, con una gamma completa che inizia con la fase di ricerca e sviluppo, prosegue con la produzione e arriva fino alla terapia sul paziente, gestendo persino una propria rete di centri di dialisi. In questo distretto mirandolese impiega più di 250 professionisti.

Dalla Germania all’Italia.
Il gruppo in realtà nasce nel 1922 in Germania, precisamente a Melsungen, piccola cittadina di origine medievale di quindicimila abitanti situata nel land dell’Assia, nel circondario di Schwalm-Eder. L’approdo in Italia avviene come prima filiale estera. Oggi da noi sono quattro le società del gruppo, per un totale di oltre settecento professionisti e un fatturato aggregato di oltre 258 milioni di euro all’anno. C’è B. Braun Milano, dedicata a prodotti e servizi per l’anestesia, medicina intensiva, nutrizione artificiale, terapia infusionale, chirurgia, cardiologia, medicina generale, assistenza domiciliare, medicina dentale e veterinaria. C’è B. Braun Avitum Italy, con servizi e impianti focalizzati proprio sulla dialisi. E ancora c’è ATS Italia, che offre soluzioni avanzate legate alla manutenzione per la chirurgia. Infine, c’è B-Pack, leader nella produzione di packaging primari e secondari nel settore medicale e alimentare. È l’ultima realtà arrivata, acquisita da poco tempo e leader nella produzione di imballaggi primari e secondari. Ed è il segno che non ci si ferma mai. «Innovare è un imperativo, e farlo partendo dalle persone una necessità per crescere al meglio», precisa Gavioli. Ma torniamo agli impianti produttivi nel distretto di Mirandola, quelli focalizzati sulla dialisi e plasmaferesi, quindi essenziali per la sopravvivenza di alcuni pazienti. A partire dal 2007 proprio la sede di Mirandola diventa un Centro di Eccellenza per lo sviluppo e il design dei tubatismi, di kit, contenitori, accessi vascolari e cateteri della BU Avitum.  

L’esperienza del terremoto.
Ancora Mirandola. E in questo caso c’è il cadere e il rialzarsi rapidamente. Determinazione, coraggio, voglia di riscatto. C’è tutto questo e molto altro nella storia delle donne e degli uomini di B. Braun. Una storia declinata al plurale, perché ha coinvolto una comunità sì ferita profondamente, ma solidale e animata dalla voglia di fare. Nel maggio 2012 due violenti terremoti hanno colpito l’Emilia e in particolare l’area di Mirandola, danneggiando in modo significativo lo stabilimento. Subito dopo il sisma i magazzini erano pieni e la produzione ferma. Ma c’era la necessità di ripartire per dare voce ai 45mila pazienti in dialisi sul territorio italiano serviti al 90% proprio dalle aziende del distretto di Mirandola. Nonostante tutto questo – o forse proprio per questo – si è riusciti a far ripartire la produzione e la fornitura di prodotti salvavita per i pazienti e gli ospedali in Italia ed all’estero. «Non ci si poteva piangersi addosso, non c’era tempo. Abbiamo avuto riscontri incredibili dalle nostre persone e dalla comunità. I Vigili del Fuoco ci hanno permesso di puntellare la struttura e abbiamo ideato un muletto teleguidato, tipo quello usato in ambienti nucleari, e abbiamo svuotato così in sicurezza il nostro magazzino. Fuori dall’edificio inagibile avevamo a disposizione un server e una persona con la memoria storica per andare avanti nel dare assistenza ai pazienti. E poi c’è stata la solidarietà dei nostri fornitori nell’area, che ci hanno accolto nelle loro sedi per continuare a lavorare. Con quelli che sono definiti competitor del territorio ci siamo aiutati tantissimo. Abbiamo fatto squadra tra squadre diverse, con un senso di responsabilità e appartenenza che va oltre le casacche aziendali», ricorda Gavioli. Poi la ricostruzione, iniziata già dal mese successivo, ossia a giugno 2012, e il completamento dei lavori con nuovi laboratori e un magazzino tecnologico. Il tutto realizzato in soli sette mesi, utilizzando tecniche all’avanguardia e materiali altamente performanti per la sicurezza e sostenibilità ambientale. «Come è stato possibile? Perché abbiamo scommesso sulle persone. Abbiamo vissuto due terremoti a distanza di una settimana l’uno dall’altro, il secondo particolarmente di impatto. I danneggiamenti sono stati strutturali e hanno comportato l’inagibilità. E poi su tutto c’è stata la tragedia umana, con sedici morti nel nostro territorio. Certe cose non puoi dimenticarle. Della ripartenza ricordo quasi tutto perché quel dramma che abbiamo vissuto è indimenticabile. Ma dei mesi successivi, ossia della ripartenza, ho un bel ricordo. Da una parte il senso di comunità, non solo locale e quindi regionale, ma italiana», dice Gavioli. Una crescita continua. A ottobre 2016 viene inaugurata una nuova area produttiva per un innovativo tipo di sacche per nutrizione artificiale. Due anni dopo, si completa la costruzione di un nuovo edificio per uffici e una terza “camera bianca” con attrezzature avanzate per la produzione di contenitori speciali per un nuovo farmaco destinato al mercato americano.  

Ieri, oggi, domani.
Tra passato e futuro, nel segno dei valori. «Sono quelli che fanno la differenza, la nostra bussola. Abbiamo mantenuto i nostri valori, che sono fondamentali. D’altronde il nostro motto è sharing expertise. La condivisione diventa strategia e i nostri dipendenti sono considerati ambasciatori del gruppo. I pazienti sono sempre stati al centro e con loro siamo in contatto costante. È l’ascolto che fa la differenza». Cosa è cambiato nel tempo? Gavioli non ha dubbi. «Tutto e molto rapidamente da sorprendere anche me. Lavorando in questa azienda ho imparato tanto su più fronti automazione industrializzazione e digitalizzazione. La parte legata alla digitalizzazione ha trasformato l’azienda. Oggi abbiamo nuovi capannoni eco-sostenibili in questo distretto biomedicale emiliano che è un gioiello nel mondo».

Clicca qui per ascoltare il podcast sulle principali piattaforme di ascolto https://podcast.confindustriaemilia.it/

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