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FARE INSIEME - Ep. 53 - Grafos Steel, quei pionieri della rivoluzione touch

«Vi racconto come abbiamo anticipato i tempi, ripensando la relazione uomo-macchina»

16/05/2022

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Oltre vent’anni fa da Formigine, nel modenese, un’intuizione che ha permesso di creare un business puntando sulle macchine touch. Oggi la società, leader nella produzione di tastiere industriali in acciaio inox e alluminio, tastierini numerici, pannelli e cornici in metallo per monitor touch screen, registra un fatturato di 9,5 milioni di euro e per un terzo vende all’estero. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Roberto Gatti, CEO di Grafos Steel.

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Si fa presto oggi a dire touch, in un mondo già connesso da tempo a sistemi che implicano il tocco delle dita sugli schermi, smartphone in testa. Assai più complesso era pensarlo e realizzarlo, quel mondo touch, oltre vent’anni fa. Eppure nel modenese c’è stata un’azienda che prima di altre ha fiutato un certo modo di intendere la relazione tra uomo e macchina. Insomma, una realtà che da pioniera ha anticipato i tempi, arrivando a diventare leader nel mondo proprio di quella componente touch. È Grafos Steel, eccellenza in Italia per la produzione di tastiere industriali in acciaio inox e alluminio, tastierini numerici, pannelli e cornici in metallo per monitor touch screen e sistemi embedded. Competenza tecnica e attrezzature all’avanguardia garantiscono il controllo dei processi produttivi, dalla lavorazione meccanica alla stampa. Da qui nasce una produzione che va dalle semplici targhette incise ai pannelli frontali fino a lavorazioni più complicate con pulsanti e porte di interfaccia. Gli ambiti di applicazione vanno dall’automazione ai sistemi di pagamento e controllo.  

Idee che fanno la differenza.
Nel 2001 nacque l’idea di affrontare una sfida titanica: anticipare il futuro, puntando sulla qualità e senza compromessi al ribasso. Con una ricetta semplice e al tempo stesso complessa: mettere un bel po’ di competenze tecniche, integrare con dispositivi hi-tech e aggiungere una componente essenziale, ossia quella legata al capitale umano qualificato, curioso, coraggioso. Oggi la società conta 93 dipendenti per un fatturato di 9,5 milioni di euro nel 2021 e un previsionale di 12 milioni per il 2022. Il mercato per il 35% guarda all’estero, ma con l’incognita della disponibilità di materie prime e componentistica. «Seguiamo da diverso tempo un andamento del mercato altalenante. Il nostro business è incentrato sulle tastiere in acciaio e siamo in pochi a farle. Arriviamo a venderne oltre 150mila all’anno», racconta Roberto Gatti, CEO di Grafos Steel. Questo imprenditore ha avuto l’intuizione vincente quando aveva 23 anni. E anche oggi che ne ha 62, si ricorda benissimo quella scommessa vinta quarant’anni prima con quell’audacia mista ad incoscienza. «All’epoca abbiamo iniziato a fare pellicole per la serigrafia, sono poi arrivate le tastiere e un forte investimento verso la meccanica. Ma sin da subito abbiamo lavorato nell’interfaccia uomo-macchina», ricorda Gatti. E racconta questa storia come se fosse un’ovvietà, una cosa assai semplice da realizzare. «Tutto questo l’ho realizzato con la mia squadra con tanta sperimentazione e quella necessaria capacità di mettersi nei panni dell’utente, di mettersi in ascolto dei bisogni del mercato», precisa Gatti. Queste tastiere sono realizzate con tecnologia brevettata e partono sempre da una forte personalizzazione delle soluzioni. Perché è come se si disponesse di una palette colori variegata. «Ogni proposta ha caratteristiche specifiche che dipendono dal modello di interfaccia, dal numero di pulsanti, dal tipo di montaggio o dai dettagli più particolari come la retroilluminazione, la serigrafia e le varie marcature. In questo modo il cliente ha ciò che desidera in tempi molto brevi e senza i costi aggiuntivi degli impianti personalizzati», dice Gatti.  

Verso il futuro.
Così oggi la capitale dell’innovazione touch è nella sua azienda, in uno spazio produttivo di oltre mille metri quadrati. Siamo a Formigine, quasi 35mila abitanti nel modenese, a dieci chilometri dal capoluogo e in quello spicchio di terra icona nel mondo per via dei distretti hi-tech. La tastiera standard è simile a quella digitale che appare quando si fa il pieno di benzina: si tratta di un sistema altamente tecnologico, ma molto usabile, immediato. Il successo di questa realtà legata alla meccatronica è che si produce qualcosa di funzionale e attrattivo: una tecnologia utile e bella, insomma. «È una meccanica anche estetica, oltre che di precisione: la tastiera in acciaio è in calo.  Attualmente vanno moltissimo i vetri capacitivi realizzati in camera bianca e che eliminano particelle di polvere con vernici conduttive trasparenti. È un’evoluzione sul touch che lambisce l’industria 4.0 interconnessa attraverso i dati e collegata alla produzione», dice Gatti. Già, la produzione. Lo stabilimento di Ubersetto, frazione con trecento anime del comune di Fiorano Modenese, diventerà nei prossimi mesi una fabbrica 4.0 estesa su tremila metri quadrati e dove le commesse verranno gestite con elevati standard tecnologici. Produzione sì, ma anche tanta ricerca e sviluppo. Grafos Steel ha anche incrementato gli investimenti in R&D dotandosi di tecnologie all’avanguardia soprattutto per la lavorazione dell’acciaio e dell’alluminio e di una linea serigrafica di eccellenza oltreché di una Camera Bianca. È da qui che nascono le nuove proposte, portate all’attenzione dei mercati di tutto il mondo. Ancora una volta l’imperativo per Gatti e il suo team è uno solo. Anticipare il futuro. E poi certamente migliorarlo.

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