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FARE INSIEME - Ep. 59 - Motori Minarelli, quell’azienda diventata mito nel mondo

«A guidarci da sempre sono le persone»

09/06/2022

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La storia settantennale dello storico marchio delle due ruote, già leader europeo nella produzione di motori per motocicli, si intreccia con quella di un distretto che scommette su talenti, tecnologie, gioco di squadra. Identikit della casa bolognese acquisita prima da Yamaha e rilevata poi da Fantic Motor. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Vittorino Filippas, Direttore Generale Motori Minarelli

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero.

In Emilia c’è un Pettirosso che non ha mai smesso di cantare e che in fondo è entrato nella storia. Ma quei suoni che emette, in quello spicchio di terra che è la parte più a sud della Motor Valley italiana, sono note potentissime. Esattamente come il rombo di un motore. Perché per tutti qui in Emilia il Pettirosso è proprio quel motore a due tempi e a due marce con comando a filo che ha fatto la storia dei propulsori installati in quasi tutti i ciclomotori d’Europa a cavallo degli anni Cinquanta. Un motore che romba e che diventa melodia. E proprio come nelle migliori melodie, tutto passa dal gioco di squadra. Così nel bolognese c’è un’azienda diventata mito che sin dagli esordi si è distinta nel comparto dei motori a due ruote. Tutto inizia nel primo Dopoguerra: è il tempo della ripresa, della ripartenza, del coraggio, delle scommesse da vincere grazie a idee geniali, talenti messi a fattore comune e una comunità viva. Così a Bologna nel 1956 nasce la Motori Minarelli, casa motociclistica italiana fondata da Vittorio Minarelli. Con una ventina di dipendenti e una superficie coperta di oltre duemila metri quadrati la Minarelli sforna, nella seconda metà degli anni Cinquanta, quasi ventimila motori all’anno per uso stradale e agricolo, esportati poi in Europa e sud-America. Però la domanda è molto più alta dell’offerta. Così nel 1967 l’azienda si trasferisce nel nuovo stabilimento a Lippo, frazione di Calderara di Reno, meno di quindicimila anime nell’area metropolitana bolognese. Qui diventa Motori Minarelli. È il cambio di marcia ulteriore: nella nuova struttura, dotata di attrezzature hi-tech e maggiori spazi, la produzione aumenta vertiginosamente e negli anni Settanta arriva a 200.000 motori all’anno per uso stradale e 50.000 motori per uso agricolo.

Gli anni del boom.
Record di produzione record su pista. Proprio agli anni Settanta ci sono le migliori affermazioni sportive: 18 record mondiali di velocità nelle classi da 50 a 175 cc, due titoli iridati piloti e quattro titoli costruttori nella classe 125 del motomondiale. Con i primi anni Novanta arriva l’accordo di joint-venture con la casa giapponese Yamaha. Obiettivo: produrre motori a quattro tempi e propulsori con variatore automatico, praticamente quelli adatti agli scooter. D’altronde che anni quegli anni Novanta. La società rifornisce con i suoi motori la stragrande maggioranza dei produttori europei: MBK, Yamaha Motor España, Aprilia, Malaguti. Tanto per essere chiari: Minarelli diventa il maggior costruttore mondiale di scooter. La produzione media raggiunge le 450.000 unità all’anno. Ma ci sono altre due acquisizioni che entrano nella storia: nel 2001 da parte del gruppo Yamaha e nel 2020 con Fantic Motor. Oggi i numeri, a distanza di oltre settant’anni, fanno ancora la differenza: nel 2020 il fatturato è stato di 52 milioni di euro, nel 2021 è diventato di 67 milioni di euro e nel 2022 stima 116 milioni di euro. L’azienda conta 200 dipendenti diretti e 150 stagionali.

Il gioco di squadra.
Quella di Minarelli è una storia d’amore, ma di quelle vissute intensamente. Una storia di chilometri macinati in compagnia per quelle strade in salita che segnano le prime colline emiliane, quando dalla via maestra pianeggiante provi ad inerpicarti su sentieri più impervi e con al seguito buoni compagni di viaggio. Il DNA è un mix di proattività, disciplina, passione immensa. «È nel metodo del controllo costante del processo, eredità che ci ha lasciato Yamaha in vent’anni di presenza. Ma è anche nella passione smisurata che identifica il lavoro emiliano col gioco di squadra. Siamo stati sempre un eccellente centro di competenza, mala capacità di sviluppare nuovi motori e sempre più complessi prima aveva dei limiti. Così il cavalier Giorgio Minarelli, presidente e proprietario dell’epoca, disse di avere necessità di un partner tecnologico. Noi eravamo un animale piccolo e reattivo, Yamaha uno grosso e lento. Ci siamo conosciuti e rispettati. Poi è scoppiato il boom dei cinquantini in Europa e così siamo diventati la base europea dei motori Yamaha», afferma Vittorino Filippas, Direttore Generale Motori Minarelli. Corsi e ricorsi della storia. Dopo tanti anni di assenza dal mondo dei motocicli, Minarelli nel 2021 ha ripreso a produrre nuovamente motociclette. Capitale umano e tecnologie innovative. Negli ultimi mesi sono state aggiunte due linee esclusivamente dedicate alla produzione dei motori, mentre altre due sono per la produzione di veicoli e presto si arriverà a ben otto linee attive. «A guidarci, anche nella ricerca e nello sviluppo, è al cento per cento il capitale umano. Perché in fondo i banchi prova sono capaci tutti di comprarli, mentre le persone non le puoi comprare. Le devi conquistare, motivare, legare ad un sogno, spiegare loro che ciò che si sta facendo è qualcosa di eccezionale perché fuori dal comune. Devi guidarle fuori dalla zona di confort», precisa Filippas. Il futuro passa per nuove proposte. Tra queste nell’ambito della produzione di motori e nuovi progetti, c’è il rivoluzionario motore 300 2T ad iniezione destinato a diventare un best seller, presto a disposizione di tutti i costruttori. «Il futuro è fatto di mobilità elettrica e di tutela dell’ambiente. Bisogna sempre mettersi in ascolto del mercato, provare, riprovare, anche sbagliare, ma alla fine farcela insieme», conclude Filippas. Un viaggio continuo. Accompagnati da quel rombo che canta come un pettirosso.

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