A Zola Predosa, nel bolognese, nasce negli anni ’50 un’azienda diventata leader di mercato nella produzione di componenti meccanici ottenuti dalle lavorazioni dei tubi, dello stampaggio lamiera e della tornitura a CNC. Lavora per multinazionali e importanti aziende leader di settore. E racconta una storia straordinaria: mai darsi per vinti. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Andrea Anderlini, titolare dell’azienda
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
“La
tana del coniglio astuto ha sempre tre uscite”. Lo ricorda un vecchio adagio
cinese. Insomma, c’è sempre una scelta che possiamo compiere per fare la
differenza. In fondo la storia che stiamo per raccontare ci dice tutto
questo e molto di più. Mai darsi per vinti, si potrebbe sintetizzare come
ragionamento. Ma per farlo occorre avere una lucida visione, non solo quella
passione indomita che fa accadere le cose. Pensate che la storia che stiamo per
raccontare è di un’impresa che negli anni è riuscita a diventare il più grosso
produttore europeo di leveraggi per azionamento dei carburatori. Per darvi un
numero, metà del parco macchine circolanti agli inizi degli anni ’90 montavano
loro componenti. E qui serve spiegare cosa sono, questi leveraggi. Ecco, si
tratta generalmente di un sistema di leve, che può essere applicato a diverse
meccaniche. Può indicare il sistema che trasmette il movimento e la forza, come
nel caso del leveraggio del cambio, che collega la leva del cambio alla
trasmissione per permettere un cambio di marcia preciso e fluido. Più facile a
farsi, che a dirsi. Almeno nel caso di Anderlini. Poi però cambiano le leggi e
i motori a scoppio non risultano più a norma. Bisogna reinventarsi e bisogna
farlo in fretta. E questa storia racconta anche questa lezione fatta di
intuizioni geniali, studio matto e disperatissimo, preparazione estrema e pure
un po’ di sfacciata fortuna.
Identikit dell’azienda. Partiamo dal dove
e poi arriviamo al chi e al cosa.
Siamo a Zola Predosa, ventimila anime nell’area metropolitana bolognese. Qui nel lontano 1975 si trasferisce
l’azienda Anderlini dall’originale laboratorio a Borgo Panigale. Tutto
parte come attrezzeria meccanica ad opera del suo fondatore, Ugo Anderlini. Uno
startupper, lo avremmo definito oggi. Con il passare degli anni l’azienda
cresce specializzandosi nello stampaggio della lamiera, nella torneria
automatica e nell'assemblaggio, proponendosi sul mercato come leader nella
costruzione di minuterie metalliche per i settori automotive, motociclo e
motori elettrici tubolari. Taglio e lavorazioni meccanica di tubi metallici e
relativa verniciatura mediante un impianto dedicato. Ma restiamo a quegli anni
del Secondo Dopoguerra. Tempo di incertezza e tempo di passioni. Ugo Anderlini è un operaio specializzato
della Ducati meccanica che fa stampi per fare la lavorazione della lamiera. Nel
primo dopoguerra decide di aprire una impresa artigiana ed entra in
contatto con l'azienda di Bologna che produceva carburatori. E da lì nasce
l’idea geniale: continuare a fare
stampi che poi vengono anche utilizzati per realizzare i pezzi stampati in
lamiera. «Nei primi anni ’60 ero un bambino e ricordo l’entusiasmo e
l’abnegazione al lavoro di mio padre e mia madre. Il momento più appagante?
Quello di aver superato la grande crisi che ha colpito l’azienda a fine anni ’90 in quanto il carburatore viene
sostituito dall’iniezione elettronica. Ma proprio in quel periodo
incontriamo la zattera di salvataggio che ci traghetta dal vecchio al nuovo
mondo. Un’azienda che fa motori tubolari», afferma Andrea Anderlini, titolare
dell’azienda, classe 1957, una formazione da perito industriale meccanico e una
laurea in economia e commercio. Una dicotomia lessicale dal punto di vista
formativo, si potrebbe dire. Ma questa doppia anima rende tutto possibile. Oggi
l’azienda – nel suo headquarter da quasi quattromila metri quadrati – conta 22
dipendenti ed esporta per il 35% all’estero: Francia Polonia, Tunisia, Cina,
India. Il fatturato si aggira sui 4 milioni di euro con un previsionale di
crescita a 5 milioni entro il 2026. «Il nostro lavoro sarebbe completamente
sparito. All’epoca avevamo un solo cliente e tutte le leggi dell’economia
lo ripetono all’unisono: se muore il prodotto, muore anche il mercato e l’azienda
che lo incarna non sopravvive. Ma non è stata una morte immediata, quanto
annunciata. Tutto questo ci ha permesso di reinventarci. Insomma, siamo
riusciti a evolverci. Oggi facciamo fornitura meccanica, ossia prodotti molto
complessi come i tubi per motori
tubolari», dice Anderlini. Per il futuro? «Continuare a sviluppare il
nostro Dna di essere specialisti di prodotto con un percorso di crescita che ci
consenta di affrontare le sfide future assieme anche a nuovi compagni di
viaggio», conclude Anderlini. Lo abbiamo detto in passato e lo ripetiamo anche
qui: mai darsi per vinti. È questa la lezione che ci insegnano le
organizzazioni d’eccellenza.
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