La scelta controcorrente si è rivelata vincente per una fintech emiliana che ha deciso di mantenere l’headquarter nel modenese e che da lì aiuta gli asset manager a migliorare la gestione delle loro strategie di investimento grazie all’IA predittiva e tecnologie scalabili. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Daniele Grassi, CEO e co-founder di Axyon AI insieme a Giacomo Barigazzi e Jacopo Credi
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Chi
ben comincia è già a metà dell’opera. Ve la ricordate questa massima che ci
ripetevano ossessivamente mamma e papà quando eravamo piccoli? Ecco, la storia
di un giovane imprenditore co-fondatore dell’impresa che stiamo per raccontare
inizia addirittura da bambino. Perché Daniele Grassi – ingegnere informatico di
formazione, nato a Carpi quarantuno anni fa – comincia a programmare attorno
agli 8 anni. Il Commodore 64 a quel tempo veniva dato con un manuale di
programmazione. Così quando si voleva giocare si leggeva il manuale. Per
Daniele il primo programma sviluppato è una piccola simulazione di Borsa.
D’altronde lui da bambino sbirciava il papà che leggeva Milano Finanza. Poi
però Daniele avrebbe iniziato a giocare sul serio, insieme ad altri due compagni
di avventura. Intanto durante gli studi esplora in modo autonomo l'intelligenza
artificiale. Ecco, tutto questo servirà eccome quando ai nastri di partenza
arriva Axyon AI, fintech specializzata nell'uso dell'intelligenza artificiale
per l'analisi predittiva nei mercati finanziari. Lui la accende insieme a
Giacomo Barigazzi come COO e a Jacopo Credi come CTO. Axyon AI trasforma la
gestione degli investimenti attraverso l'intelligenza artificiale e con
tecnologie predittive all’avanguardia. Obiettivo: supportare gli investitori
con modelli scalabili basate sulla ricerca e che forniscano segnali tempestivi
e insight predittivi.
Identikit dell’azienda. Siamo a Modena. Una scelta anomala quella di
essere sulla via emiliana dell’innovazione, persino controcorrente, ma
rivelatasi vincente. Una scelta con una forte componente emotiva. D’altronde
tutti e tre i cofondatori hanno studiato qui e sono molto legati al territorio.
«Questa scelta si è trasformata in un enorme vantaggio competitivo perché
questa zona gode di un tessuto ingegneristico all’avanguardia. Questa sinergia
ha favorito un ecosistema unico, dove innovazione accademica e industriale
procedono fianco a fianco, generando talenti e competenze altamente qualificate
anche nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Inoltre, la presenza a Bologna
del più grande centro europeo di High Performance Computing — Cineca —
rappresenta per noi un asset strategico. Grazie a questa infrastruttura abbiamo
accesso a capacità di calcolo avanzate che ci permettono di allenare i nostri
modelli di AI e deeplearning con efficienza. Qui si accede a fior di talenti e
la qualità della vita è alta, senza i costi di Londra o di Milano. Poi abbiamo
i nostri commerciali ovunque», racconta Daniele Grassi, CEO e co-founder di
Axyon AI. Ad oggi il team è di quasi 40 professionisti provenienti da Italia,
Inghilterra, Spagna, Sudafrica, Grecia e Brasile. Già dieci anni fa la
convergenza tra la crescente disponibilità di dati e una potenza computazionale
senza precedenti stava rappresentando un’opportunità entusiasmante. Il momento
più rilevante? L’arrivo del primo investimento esterno da parte di ING
Ventures, a seguito della vittoria del programma di accelerazione presso
l’International Innovation Studio di ING Bank ad Amsterdam nel 2017. A questo
traguardo si aggiunge un ulteriore investimento da parte di UniCredit Bank. Sul
piano commerciale il momento più appagante è stata la firma del primo contratto
con SMBC Global Investment and Consulting, società di asset management
giapponese, sempre nel 2018, dopo aver superato con successo il loro rigoroso
programma di qualificazione. «Sviluppiamo soluzioni predittive basate
sull’intelligenza artificiale progettate specificamente per il settore della
gestione degli investimenti. Le nostre tecnologie aiutano gli investitori
istituzionali a prendere decisioni più informate, migliorando la selezione dei
titoli, ottimizzando la costruzione dei portafogli e anticipando l’evoluzione
dei mercati finanziari. Alla base del nostro lavoro c’è una filosofia chiara:
riteniamo che i mercati finanziari siano sistemi complessi e adattivi. Per
questo l’obiettivo dell’AI non è quello di raggiungere previsioni perfette, ma
di apprendere e adattarsi continuamente», dice Grassi. Tra dati e persone,
si potrebbe dire. Qui si integrano ingegneria avanzata, modellazione AI e monitoraggio
continuo. Dal punto di vista tecnologico si combinano metodologie
all’avanguardia: reti neurali, modelli ad albero e approcci lineari integrati
in ensemble adattivi. E poi si adotta un framework proprietario che consente di
ottimizzare il ranking relativo degli asset, piuttosto che basarci su semplici
previsioni assolute. Insomma, i numeri certamente, ma anche la necessità di
decodificarli grazie a una squadra multidisciplinare di data scientist, machine
learning engineer, esperti di finanza quantitativa e software engineer, che
lavorano insieme per trasformare le più recenti innovazioni tecnologiche in
strumenti concreti ed efficaci per l’investment management. Certo, ci sono le
tecnologie, ma a contare enormemente sono ancora le persone.
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