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FARE INSIEME - Ep. 238 - CO2 Advisor, quei professionisti in campo per calcolare e ridurre l’impronta ambientale

«La CO2 è una materia prima da trattare con grande rilevanza»

6/3/2025

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Nel modenese c’è un’azienda che opera per centinaia di realtà impegnate a calcolare con precisione la carbon footprint dei propri prodotti e delle proprie attività. Obiettivo: prevedere e ridurre gli impatti determinati dalla progressiva emersione dei costi associati alle esternalità ambientali. Perché il futuro si costruisce già nel presente. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Andrea Ronchi, fondatore di CO2 Advisor

di Giampaolo Colletti

@gpcolletti

Credere in ciò che si fa. Crederci a tal punto da decidere di fare un passo importante come quello di accendere un’impresa. Ecco, la storia che stiamo per raccontarvi tira in ballo il coraggio. Ma non fine a se stesso. Quello lasciamolo a chi non ha competenze, preparazione, metodo. Questo coraggio significa consapevolezza. Sapere che la via intrapresa è quella maestra. Ed è frutto di tanto studio, anche sul campo. Questa storia parte da un giovane emiliano e coinvolge molti altri esperti diventati suoi compagni di lavoro e tante aziende di media e grande dimensione alle prese con le sfide ambientali. Che non sono più rimandabili, ma vanno affrontate appunto con competenza, preparazione, metodo. Tutto torna, potremmo dire.

Storia dell’azienda.
E allora scopriamo di più di questo imprenditore modenese classe 1984, in tasca una laurea in economia conseguita all’università di Modena nella facoltà intitolata al giuslavorista Marco Biagi e poi una specialistica all’università della Svizzera Italiana. Lui si chiama Andrea Ronchi e nel fare consulenza per grandi imprese sui temi ambientali ha deciso di intraprendere il suo percorso imprenditoriale. «Ho capito col tempo che la CO2 è una materia prima da trattare con grande rilevanza perché spesso è la terza o quarta voce di costo di un conto economico aziendale. Quindi impatta eccome. Io ho fondato CO2 Advisor mentre dirigevo lo sviluppo di una giovane società di intelligenza artificiale nell’ambito dell’energia e poi mentre fondavo la digital company del Gruppo Falk. Gli 8 anni precedenti li avevo trascorsi nell’azienda leader sulla CO2 in Italia, e molte aziende continuavano a contattarmi per consulenze legate ai mercati della CO2 e alle strategia di carbon management. in quegli anni. Per questo motivo sin dai primi mesi abbiamo operato per aziende importanti, come Mapei, Pirelli, Acque San Benedetto e tante altre», racconta Ronchi. CO2 Advisor ha un team di nove consulenti professionisti che lavorano sulle materie prime ambientali a livello italiano ed europeo. Supportano aziende e associazioni industriali nella definizione di strategie, programmi di compensazione delle emissioni di carbonio, valutazione del rischio di CO2, regolamentazione e reporting. «Il tema della diminuzione della nostra impronta sull’ambiente dovrebbe essere trattato in modo meno ideologico e più legato al business e al metodo di rendicontazione dei dati. Il percorso verso la decarbonizzazione è necessario, ma ci sono diverse modalità e io sono da sempre un grande fan degli strumenti di mercato», dice Ronchi.

Identikit dell’azienda.
Siamo a Castelnuovo Rangone, quindicimila anime nel modenese, in una verdissima terra situata nell’alta pianura ad un’altitudine che arriva anche a 100 metri sopra il livello del mare e a circa 13 chilometri a sud-est di Modena. Intanto si sta ultimando una sede operativa in provincia di Brescia, sulle sponde del lago di Garda. L’azienda nel 2024 ha fatturato circa 1,6 milioni di euro e il previsionale è di oltre 2 milioni nel 2025. Il mercato su cui si opera è globale, prevalentemente per aziende italiane e nelle loro controllate estere con circa 120 clienti. L’azienda è all’alba di un momento di grande trasformazione perché inizia ad operare su due fronti molto nuovi: quello legato allo sviluppo di progetti per la riduzione e la cattura di CO2 e quello per lanciare il primo fondo di investimento su progetti per la generazione di crediti di CO2. Intanto gli obiettivi di decarbonizzazione oltre il 95% entro il 2050 rendono definitivamente l'ambiente una risorsa scarsa. E tutte le risorse scarse hanno un valore. Quindi il valore si riflette nei prezzi. «Quando diciamo che la CO2 deve essere interpretata come una materia prima – un input di produzione, anche se in effetti è un output – è perché la CO2 sta diventando un costo esplicito in sempre più giurisdizioni e in sempre più settori. Si pensi che nel 2019 le emissioni globali coperte da sistemi di carbon pricing obbligatorio erano il 15%, mentre oggi siamo oltre il 26%. Per un’azienda è mai come oggi fondamentale conoscere dove si producono emissioni di CO2 equivalente lungo tutto il ciclo di vita della propria organizzazione o dei propri prodotti. Questo perché se oggi il business model di un’azienda è profittevole senza che tutti i costi legati alla CO2 in tutto il ciclo di vita siano espliciti, sarà ancora così man mano che si estenderanno le normative di carbon pricing? È follia impostare strategie di investimento con ammortamenti pluriennali senza considerare i costi espliciti della CO2», dice Ronchi. In fondo la sfida passa dalla consapevolezza. Perché – come sostiene Ronchi – ogni azienda dovrebbe considerare con precisione la carbon footprint dei propri prodotti e delle proprie attività per prevedere e ridurre gli impatti determinati dalla progressiva emersione dei costi associati alle esternalità ambientali. Il futuro si costruisce già nel presente.

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