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FARE INSIEME - Ep. 228 - CRIT, l’unione fa la forza. La via all’open innovation nasce tre anni prima in Emilia

«Le imprese hanno sperimentato l’utilità e la convenienza di questa innovazione collaborativa»

20/1/2025

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Il concetto di innovazione aperta, molto legato alla cultura della rete di stampo americano e a quella Silicon Valley che ha plasmato tecnologie e talenti, nasce in Emilia. A teorizzarlo e metterlo in pratica ci ha pensato CRIT, che conta oggi su venti professionisti  dedicati al 100% al mercato italiano, 70 aziende clienti e più di 2 milioni di euro di fatturato. Una società di consulenza privata nata su iniziativa di 14 prestigiose aziende emiliano-romagnole. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Marco Baracchi, direttore generale di CRIT

di Giampaolo Colletti

@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Guardare lungo, nel tempo e nello spazio. Una sorta di superpotere. Anzi, di più. Una necessità per fare la differenza in un mondo sempre più competitivo e instabile. La storia che stiamo per raccontare riguarda chi ci ha visto lungo, precorrendo i tempi. Pionieri, si potrebbero definire. Perché i protagonisti hanno anticipato un fenomeno diventato poi col tempo assai rilevante. Quello legato all’open innovation, ossia all’innovazione aperta, inclusiva, sistemica, visionaria. Ma facciamo un passo indietro, anzi di lato. Perché si può decidere di continuare a lavorare sempre allo stesso modo e sperare che tutto vada bene. Oppure si può ripensare il lavoro, anticipando nuove tendenze, allargando la squadra, aprendosi al mercato, cavalcando le rivoluzioni che bussano prepotentemente alla porta ma che spesso non sono accolte, comprese, anticipate. In questo secondo caso si fa open innovation. È un concetto relativamente nuovo, quello dell’innovazione aperta. Di fatto è un paradigma che afferma che le imprese possono e debbono fare ricorso ad idee esterne, così come a quelle interne, ed accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati, se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche: così ha teorizzato nel 2003 il papà di questo pensiero rivoluzionario, l’economista statunitense Henry Chesbrough. Puntare sull’open innovation conviene: nascono e crescono così nuovi distretti reticolari grazie ad un modo di ripensare prodotti, servizi, soluzioni.

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. Dall’America all’Italia, precisamente all’Emilia. E torniamo a quei pionieri che abbiamo anticipato poco fa nel nostro racconto. Perché all’alba del nuovo millennio, in quel Duemila che iniziava a plasmare le aziende con tecnologie sempre più pervasive, nel cuore dell’Emilia prendeva vita un progetto che rappresentava una sorta di esempio pionieristico di quell’Open Innovation teorizzata tre anni più tardi da Henry Chesbrough a Berkeley. In fondo l’innovazione collaborativa CRIT racconta tutto questo e molto di più. Si tratta di una alleanza tra imprese di settori diversi, senza prevalenti interessi commerciali reciproci, in cui potersi scambiare informazioni su progetti di eccellenza e su problematiche relative all’innovazione e a nuove tecnologie emergenti. Questo consente alle imprese di imparare dalle esperienze di realtà amiche accorciando i tempi legati all’innovazione tecnologica, essendo nel frattempo disponibili a condividere le proprie esperienze in una vera ottica aperta. Tutto nasce da quattordici visionari guidati dall’ingegnere Rossi, ex amministratore di Tetra Pak. A lui 14 imprenditori avevano affidato il compito di creare questa società su un’idea estremamente innovativa e che avrebbe anche potuto non funzionare. Oggi CRIT conta su uno staff di venti professionisti dedicati al 100% al mercato italiano, 70 aziende clienti, più di 2 milioni di euro di fatturato. Obiettivo: creare un broker tecnologico capace di trovare nel contesto internazionale le migliori soluzioni a specifici problemi, idee ed esigenze di innovazione e di avere a disposizione una rete di condivisione di soluzioni ed eccellenze tecnologiche. D’altronde l’unione fa la forza. «In primo luogo avere un team di esperti che a tempo pieno lavora per più aziende di settori diversi ma con interessi tecnologici comuni per analizzare le nuove tecnologie, con banche dati professionali e tool di intelligenza artificiale, un network costruito in 25 anni di persone che lavorano in università, centri di ricerca e imprese di tutto il mondo, consente ai nostri soci e clienti di avere risposte affidabili e in tempi contenuti rispetto a quello che potrebbe fare un tecnico interno che non se ne occupa quotidianamente a tempo pieno. Continuiamo a farlo dopo venticinque anni perché le imprese hanno sperimentato l’utilità e la convenienza di questa innovazione collaborativa». Così racconta Marco Baracchi, direttore generale di CRIT.

L’evoluzione del progetto.
Dagli esordi ai giorni nostri. Negli anni questa rete di imprese si è allargata sempre di più fino a raggiungere i 30 soci attuali. «La specificità dei nostri soci è di essere imprese che hanno nell’innovazione tecnologica uno dei fattori chiave del loro successo. Non sono imprese commerciali, ma imprese che hanno un prodotto o un servizio basato su tecnologia e innovazione continua. Sono spesso imprese leader nei loro settori, anche se magari sono settori di nicchia. Nel mercato puntano sulla qualità e sull’innovazione più che sulla riduzione dei costi per essere competitivi. E ovviamente hanno una mentalità aperta e credono che questa apertura in un ambiente protetto porti vantaggi rispetto alla chiusura di chi non vuole condividere informazioni su tecnologie abilitanti per convinzione di non avere nulla da imparare da altri ma solo da insegnare», dice Baracchi. Questa realtà è specializzata nella ricerca e nell’analisi di informazioni tecnico-scientifiche e in attività di sviluppo di progetti di ricerca. «C’è così tanta conoscenza utile disponibile nel mondo oggi che è buona pratica, prima di iniziare un progetto di innovazione, controllare e vedere cosa è già stato fatto esternamente e che potresti essere in grado di utilizzare in un tuo progetto», precisa Baracchi. Oggi CRIT fa scuola: si sono aggregate anche imprese di altre regioni che trovano qui un ambiente ricco di industrie all’avanguardia e con uno spirito aperto alla condivisione di informazioni. Sempre orientati al miglioramento della vita delle persone, alla sostenibilità ambientale e alla responsabilità sociale. Per le organizzazioni d’eccellenza il futuro si costruisce insieme.

Clicca qui per ascoltare il podcast sulle principali piattaforme di ascolto https://podcast.confindustriaemilia.it/

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