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FARE INSIEME - Ep. 200 - Della Rovere, la favola bella della maglieria di provincia diventata grande nel mondo

«In pochi minuti siamo in grado di passare da un disegno ad un telo tessuto»

13/6/2024

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Una storia imprenditoriale che nasce nel secondo dopo guerra nelle valli di Comacchio tra Ferrara e Ravenna. Così nasce Della Rovere, che oggi registra un fatturato di 12 milioni di euro e il 60% della produzione destinato alle grandi filiere del lusso internazionale. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti racconta Gian Luigi Zaina, socio e Amministratore Unico di Della Rovere

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Ci sono storie che sanno di riscossa. Storie che costruiscono, laddove altri distruggono. Storie che si rafforzano col tempo. Storie che uniscono fili ad altri fili e che creano cose meravigliose. Ecco, la storia che stiamo per raccontare è tutte queste cose insieme. E forse molto di più. Tutto nasce dalla passione per la maglia e dalla voglia di ricostruire relazioni e benessere su un territorio martoriato dalla Seconda guerra mondiale. Siamo a Longastrino, frazione di poco meno di duemila anime abbracciata dai comuni di Argenta e Alfonsine, rispettivamente legati alle province di Ferrara – città patrimonio dell’Unesco – e Ravenna. Siamo tra le valli di Comacchio. Terra di confine, terra strappata all’acqua, terra conquistata. Lo rivela il nome stesso. Longastrino nasce da lungo le strine: sono quelle strisce di terreno che emergevano dalla valle. I dòs, come li chiamano ancora oggi qui in Emilia. Ossia i luoghi per l’appunto dove sorsero i primi insediamenti. Ecco, tutto nasce nel 1963 in questa zona povera e ripresa con forza dal mare. Una lunga lotta dell’uomo col mare per sottrarre lembi di terra da bonificare e da far rinascere. Si tratta di un’economia legata a zone periferiche, che però anche con mestieri semplici e strappando la terra al mare riesce a trovare in questo avamposto una nuova America.

Identikit dell’azienda
. Fare impresa e fare comunità, diciamo spesso. Ecco, è questo il caso. Perché tutto nasce dall’intraprendenza di due giovani coniugi che portano un piccolo laboratorio di provincia a maturare, a crescere, a competere su piazze globali. Un laboratorio che si espanderà fino ad assumere una posizione di rilievo all’interno del panorama della moda legata al made in Italy. Come ogni buona storia che si rispetti partiamo dai protagonisti: Giordano Piovaccari, sarto di bottega dalle grandi ambizioni: pensate che da quando aveva quindici anni voleva mettersi in proprio. Paola Bersani, infaticabile magliaia a domicilio. In fondo la sartoria oggi è appannaggio del settore Lusso, ma all’epoca era una necessità. Così nasce Della Rovere, che oggi registra un fatturato di 12 milioni di euro con un incremento medio negli ultimi tre anni del 15% annuo, conta 70 dipendenti diretti con un indotto sui 200 addetti. Oggi circa il 60% della produzione è destinato alle grandi filiere del lusso internazionale. Brand che guarda lontano. Molto lontano. Oltre il 70% del fatturato finisce in export. Tradizione e innovazione, due parole strettamente interconnesse. «Le tecnologie cambiano, come i terreni di competizione, dai diversi mercati internazionali ai canali diversi di vendita, dagli stili ai colori. Ma sempre la forte competenza tecnica e dedizione alla qualità, filati pregiati e lavorazioni artigianali sono rimasti i valori da trasmettere con pazienza e profonda dedizione», racconta Gian Luigi Zaina, socio e Amministratore Unico di Della Rovere. Dagli esordi ai passi importanti, compiuti col gioco di squadra. Dopo un inizio artigianale e di fatiche nel 1977 il primo grande salto. Il maglificio italiano d’eccellenza unisce la sua conoscenza artigianale con la fama mondiale del gruppo Les Copains in un rapporto che durerà ben ventiquattro anni. Il 1980 segna l’inizio della collaborazione con Gianni Versace che sin dalla sua prima collezione porterà con sé l’azienda sulle passerelle dell’alta moda. Sarà proprio il maglificio di Longastrino a produrre la maglieria della sua prima linea per oltre vent’anni. Intanto le tecniche di lavorazione si affinano e i filati utilizzati vengono scelti fra i più pregiati ed esclusivi al mondo. La qualità sartoriale del prodotto e l’innovazione diventano caposaldo della cultura aziendale. Nel 2007 arriva un nuovo impulso imprenditoriale con l’ingresso di Zaina e l’avvio del percorso di Industria 4.0.

Unicità della proposta.
Così si collabora con i più grandi brand e retailer mondiali. «Gli elementi distintivi delle nostre proposte includono l’uso di materiali pregiati, i più difficili da lavorare, la lavorazione artigianale di alta qualità, con tanta storia della migliore sartoria italiana il tutto con un design raffinato e contemporaneo. Con i nostri clienti intratteniamo relazioni basate sulla fiducia, sull’attenzione personalizzata e sulla volontà di ascoltare e rispondere alle loro esigenze in modo tempestivo ed efficace. Relazioni molto più strette che in passato, non basta più raccogliere ordini e consegnare prodotti. Si devono condividere informazioni e adeguarsi in velocità ai cambiamenti», dice Zaina. Oggi si gestisce un parco macchine industriali di proprietà dal Veneto all’Umbria con oltre 200 pezzi. Intanto è stato creato il primo stabilimento gestibile da remoto. «Le macchine che noi utilizziamo sono sempre più connesse e condividono dati con tutta la rete. Oggi in pochi minuti siamo in grado di passare da un disegno ad un telo tessuto», dice Zaina. La grande sfida è condurre l’artigianato in un sistema industriale che ne mantenga i valori storici del made in Italy, come la flessibilità, la specializzazione, la motivazione sui risultati arricchendola con integrazione, velocità, formazione, responsabilità sui risultati finali. «Gli artigiani non sono più nelle condizioni di tener il passo da soli senza integrazione agli investimenti e alla formazione per poter competere nel mercato globale. Oggi stiamo integrando sempre più l’intelligenza artificiale nel nostro stabilimento gestibile da remoto. Stiamo elaborando algoritmi per monitorare e ottimizzare i processi produttivi, portando dentro i server l’esperienza artigianale», dice Zaina. Persone e tecnologie. Un binomio vincente per le organizzazioni d’eccellenza.

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