Nel 1978 a Bologna il Professore Franco Pannuti diede il via all’esperienza di ANT, oggi Fondazione ANT Italia Onlus, la più ampia realtà non profit per l’assistenza specialistica domiciliare ai malati di tumore e la prevenzione oncologica gratuita. In oltre quarant’anni di attività, ANT ha curato oltre 170.000 persone in 12 regioni italiane, assistendo ogni anno oltre 10.000 persone nelle loro case attraverso équipe multi-disciplinari che assicurano cure specialistiche di tipo ospedaliero, psicologico e socio-assistenziale. Per FARE INSIEME Charity, Lucrezia Lanzani intervista Raffaella Pannuti, presidente di Fondazione ANT
FARE INSIEME CHARITY è lo spin-off del progetto FARE INSIEME dedicato alla presentazione di alcune onlus e società no profit, realtà fortemente presenti nei territori di Bologna, Ferrara e Modena e che svolgono un lavoro straordinariamente importante e cruciale per l’intera comunità
di Lucrezia Lanzani*
“Assistenza: il prestare la propria opera
o le proprie cure a chi ne abbia bisogno, recando, ove sia necessario,
conforto, aiuto, soccorso”.
15 maggio 1978, l’oncologo primario
dell’ospedale Sant’Orsola Malpighi, Franco Pannuti, decide che non vuole più
limitarsi all’attività ospedaliera e fonda l’Associazione Nazionale per lo
studio e la cura dei Tumori Solidi, investendo 20 milioni di lire ricevute da
diverse sponsorizzazioni di aziende farmaceutiche. Per fare questo, decide di
chiedere aiuto a persone che vengono “dalla strada”: persone normali che
volevano essere coinvolte e ingaggiate nella lotta contro i tumori.
«Franco Pannuti, mio padre, non era solo
oncologo, ma era un grande studioso con una grande ambizione: voleva stare
vicino alle persone. Quindi, lui e altri 12 collaboratori si riunirono davanti
ad un notaio per sottoscrivere il patto d’onore contro il tumore, così nacque
l’associazione», racconta Raffaella Pannuti, dal 1998 in Fondazione ANT di cui
oggi è presidente.
La Fondazione nasce come un polo di
ricerca al dipartimento di chimica industriale, per studiare il percorso dei
farmaci all’interno del corpo umano. Così nasce la collaborazione con il
laboratorio di farmacocinetica metabolismo e viene pubblicata la rivista
“Ricerca 2000”.
«Nel 1984, assistito da mio padre e da
un’infermiera a pagamento, morì mio nonno, suo suocero. Da esperienze familiari
come questa, nel 1985, comincia l’assistenza domiciliare. Il nostro credo è
sintetizzato nel termine Eubiosia, dal greco, ‘la buona vita’, e
per questo da sempre forniamo assistenza medico-specialistica gratuita a casa
dei malati di tumore. Dal 2004, inoltre, svolgiamo attività di prevenzione
oncologica. La Fondazione è anche entrata a far parte dei gruppi europei
sull’invecchiamento attivo e lavoriamo in continuazione su progetti per
rimanere al passo con i tempi», racconta ancora Raffaella Pannuti.
Ad oggi, ANT offre assistenza ai
sofferenti di tumore in stadio avanzato e avanzatissimo ed è la più grande
realtà del terzo settore che si occupa di cure palliative in Italia. La
Fondazione opera gratuitamente in 170 punti, divisi in 12
regioni, assistendo circa 3 mila sofferenti di tumore al giorno, per un totale
di oltre 10 mila all’anno. Questo è possibile grazie alle donazioni, infatti
solo meno del 20% dei fondi provengono da convenzioni con le ASL, mentre il
resto viene da donazioni, eventi, manifestazioni e attività di crowdfunding.
Questo implica che ANT investe nella sanità pubblica l’80% delle risorse
raccolte.
Oltre all’assistenza a caregiver e
familiari dei pazienti, la Fondazione si occupa di ricerca sul tema del dolore,
sui modelli di assistenza e sull’intelligenza artificiale e, come detto, di
prevenzione, offrendo circa 22 mila visite gratuite all’anno. Inoltre, la
Fondazione è presente nelle scuole di ogni ordine e grado con attività di
formazione in merito a prevenzione, solidarietà, assistenza e, per i più
grandi, anche elaborazione del lutto, intervenendo sia su studenti che su
insegnanti.
Ma come si misura l’impatto del lavoro di
ANT? Nel 2016 la Fondazione ha cercato di quantificare l’impatto del modello di
assistenza sul territorio e il valore di ogni euro raccolto, trasformato poi in
servizi dal valore quasi raddoppiato. Nel 2021 è stata utilizzata la Teoria del
cambiamento e la ricerca ha mostrato che, dove era presente assistenza
domiciliare, il sistema sanitario risparmiava circa 4.500 euro in prestazioni
medico/infermieristiche, a fronte di 1.500 euro di investimento, a cui vengono
aggiunte le spese di assistenza familiare.
«Un giorno, una signora è venuta da me a
dirmi: “Dottoressa, la devo ringraziare perché mia madre, appena morta, a 90
anni non camminava e faceva avanti e indietro dall’ospedale; fino a che, grazie
al cielo, le hanno scoperto un tumore e siete intervenuti voi. Alla fine è
morta in pace e non per quella malattia”. Esempi come questo, se vogliamo
parlare di impatto, grazie ad ANT si ripetono per 10 mila persone l’anno»
evidenzia ancora Pannuti.
ANT si basa su due pilastri: i volontari,
garanti dell’idea dell’Eubiosia e sostenitori dell’assistenza, e i
professionisti, medici, infermieri e psicologi che hanno una dignità
lavorativa.
«Vorrei far capire il peso, anche psicologico portato da me e i miei
collaboratori: io ho a libro paga 500 persone perché assisto 10 mila persone
all’anno: psicologicamente non è da poco trovare i fondi ogni mese per poter
garantire assistenza costante ai pazienti. Finché posso assisterli, lo faccio,
non mi interessa se il paziente non ha il domicilio o il medico di base. Finché
posso lo faccio», rimarca con orgoglio la presidente di Fondazione ANT.
Nel futuro di ANT, si prospetta anche una
proposta di legge per implementare la professionalità degli infermieri affinché
possano aiutare a garantire l’assistenza sul territorio, ma per farlo, occorre
raccogliere 50 mila firme.
«Per formare un medico occorrono 10 anni,
da un anno stiamo lavorando per formare gli infermieri per andare a casa delle
persone e intervenire direttamente. Gli enti del terzo settore sono dei
precursori, la società civile si riunisce in gruppi perché ravvisa un bisogno
che il pubblico non ha coperto. A questo punto, mi sorge una domanda: quando un
anziano si trova con un coniuge malato, sarebbe meglio che provasse a risolvere
con una telefonata o che ricevesse assistenza a casa da un infermiere? Noi faremo
una proposta di legge per dare la possibilità a questi familiari di non
sentirsi mai più soli. La solitudine è la più grande alleata della sofferenza»,
conclude Raffaella Pannuti.
*Lucrezia Lanzani è una studentessa del Liceo Steam Emilia, ha diciassette anni e da sempre è interessata a tematiche sociali. Da tre anni presta attività di volontariato in diverse realtà della sua comunità.
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