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FARE INSIEME - Ep. 209 - Micro Systems, quell’intuizione geniale che porta prima di altri l’IoT nelle macchine

«Nel nostro Dna c’è la passione per l’innovazione»

26/9/2024

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A Novi, nel modenese, prima ancora che fosse codificato il termine, nasce un’impresa incentrata sull’IoT, ossia sull’Internet of Things. A metterla in piedi un team di visionari guidati da Paolo Melegoni, Fausto Tosi e Giancarlo Scianna. Oggi Micro Systems è partner tecnologico per decine di aziende. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Francesco Melegoni, CEO di Micro Systems

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Ci sono storie imprenditoriali visionarie. Precorrono i tempi, anticipano le rivoluzioni, battono sentieri ancora inesplorati. Insomma, tracciano la via. Sono imprese che uniscono quell’elemento di visione con la concretezza del fare. Poi certamente sbagliano, ma fanno, rifanno e alla fine trionfano. Le loro sono visioni pionieristiche, intuizioni geniali. Per esempio, lo sapete che l’elettronica di consumo e la successiva evoluzione dell’IoT – ossia quell’acronimo che racchiude l’Internet of Things, cioè tutto ciò che riguarda gli oggetti connessi tra loro e quindi intelligenti, sono nati in Emilia? Impossibile, direte voi. Eppure mentre Oltreoceano in quei distretti hi-tech finanziati da quel mix vincente pubblico-privato si sfornavano innovazioni di ogni sorta – penso alla Silicon Valley, il cui nome (pensate un po’) nasce dalla sovrabbondanza del silicio – in alcune aree del mondo si sperimentava. E tra queste c’era – e c’è ancora! – l’Emilia. IoT, abbiamo detto poco fa. Tenete a mente questo acronimo perché la storia che sto per raccontarvi lo declina al meglio. Paolo Melegoni, modenese di nascita e residente a Reggiolo, aveva soltanto 29 anni quando decide di percorrere quel sentiero inesplorato. Coraggio? Imprudenza? Intraprendenza? Vallo a capire, Paolo. In fondo però accanto a sé ha un compagno di strada più grande. Una guida o meglio un mentore, come lo si definirebbe oggi. Perché Paolo Melegoni, in tasca un diploma al Fermi di Modena con una specializzazione in elettronica ed elettrotecnica e una laurea in fisica con una tesi in ambito elettronico quando all'epoca non si facevano ancora, viene affiancato da un professore illuminato che riesce a insegnargli la materia. Di più. Lo fa innamorare dell’elettronica. Così insieme agli altri suoi soci Fausto Tosi e Giancarlo Scianna decide di fare impresa puntando proprio sull’elettronica su misura. In fondo Paolo Melegoni decide di scommettere tutto nella realizzazione di schede elettroniche di controllo macchina. Infatti nel 1984 intuisce che i costruttori di macchine avessero bisogno di un’elettronica di controllo fatta su misura per le loro esigenze. L’introduzione dell’IoT poi avviene nel 2013 con un controllo da remoto di tutte le macchine vendute nel mondo. Siamo a Novi di Modena e di lì a poco sarebbe nata Micro Systems.

Identikit dell’azienda.
«Papà e i soci fondatori dell’azienda ci hanno sempre raccontato di aver creduto fermamente in quella che all’inizio era solo un’intuizione. Hanno dovuto fare i primissimi rischiosi investimenti per acquistare l’attrezzattura necessaria e i primi clienti hanno subito riconosciuto le capacità, la cura e lo spirito innovativo che mettevano nei progetti. Appartengo alla seconda generazione, ma ho ben presente che l’intuizione è stata quella che le imprese italiane costruttrici di macchinari avevano bisogno di elettroniche di controllo progettate per le loro specifiche esigenze, e utilizzare un controllore standard commerciale risultava limitante o inadatto». Così racconta Francesco Melegoni, figlio di Paolo e oggi alla guida dell’azienda insieme a Tiziana Tosi. La ricetta vincente non è cambiata: entrare in relazione con il cliente, trovare insieme la miglior configurazione hardware o software per rendere le macchine più competitive, tecnologicamente più avanzate, più intuitive da utilizzare. «Riusciamo oggi a dare una risposta precisa e omnicomprensiva sul tema IoT, fornendo tutte le componenti necessarie per creare l’ecosistema di cui i nostri clienti hanno bisogno: hardware per connettività, cloud, portali web e app totalmente customizzati sulle loro necessità», precisa Melegoni. Oggi l’azienda conta 44 dipendenti per 6,2 milioni di euro di fatturato, si rivolge a un mercato prevalentemente italiano: infatti i clienti sono costruttori di macchinari. Si tratta di produttori di forni o di macchine di gelati o ancora di gru o lavapavimenti. «Nel nostro Dna c’è la passione per l’innovazione, quel configurarsi come partner strategico, diventando il loro reparto di elettronica, con l’obiettivo di aumentare la competitività delle macchine sui mercati. Nel corso degli anni questo spirito è rimasto immutato, ma ci siamo espansi alla connettività IoT», dice Melegoni.

Tra passato e futuro.
Però attenzione. Battere nuovi sentieri è rischioso. I pionieri, quelli veri, lo sanno bene. Non è sempre tutto rose e fiori. «Il momento più appagante è stato quello di poter vedere l’azienda mutare davanti a nuove opportunità e spazi di mercato, entrando nel territorio inesplorato dell’IoT quando ancora questo termine non esisteva, e affermandosi con successo. Il momento più difficile? Tra il 2021 e il 2022 quando a causa della mancanza di componenti elettronici abbiamo dovuto riprogettare un elevato numero di schede elettroniche per dare modo ai nostri clienti di non fermare le loro produzioni», ricorda Melegoni. Intanto a quella porta chiamata futuro bussano l’intelligenza artificiale, i big data, il machine learning e la digitalizzazione dei processi con un’attenzione alla sostenibilità ambientale. Bisogna solo individuare quel futuro e farlo entrare. Sembra facile, ma quanto è sfidante.

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