A Novi, nel modenese, prima ancora che fosse codificato il termine, nasce un’impresa incentrata sull’IoT, ossia sull’Internet of Things. A metterla in piedi un team di visionari guidati da Paolo Melegoni, Fausto Tosi e Giancarlo Scianna. Oggi Micro Systems è partner tecnologico per decine di aziende. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Francesco Melegoni, CEO di Micro Systems
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
Ci sono storie imprenditoriali
visionarie. Precorrono i tempi, anticipano le rivoluzioni, battono sentieri
ancora inesplorati. Insomma, tracciano la via. Sono imprese che uniscono
quell’elemento di visione con la concretezza del fare. Poi certamente
sbagliano, ma fanno, rifanno e alla fine trionfano. Le loro sono visioni
pionieristiche, intuizioni geniali. Per esempio, lo sapete che l’elettronica di
consumo e la successiva evoluzione dell’IoT – ossia quell’acronimo che
racchiude l’Internet of Things, cioè tutto ciò che riguarda gli oggetti
connessi tra loro e quindi intelligenti, sono nati in Emilia? Impossibile,
direte voi. Eppure mentre Oltreoceano in quei distretti hi-tech finanziati da
quel mix vincente pubblico-privato si sfornavano innovazioni di ogni sorta –
penso alla Silicon Valley, il cui nome (pensate un po’) nasce dalla
sovrabbondanza del silicio – in alcune aree del mondo si sperimentava. E tra
queste c’era – e c’è ancora! – l’Emilia. IoT, abbiamo detto poco fa. Tenete a
mente questo acronimo perché la storia che sto per raccontarvi lo declina al
meglio. Paolo Melegoni,
modenese di nascita e residente a Reggiolo, aveva soltanto 29 anni quando decide
di percorrere quel sentiero inesplorato. Coraggio? Imprudenza? Intraprendenza?
Vallo a capire, Paolo. In fondo però accanto a sé ha un compagno di strada più
grande. Una guida o meglio un mentore, come lo si definirebbe oggi. Perché
Paolo Melegoni, in tasca un diploma al Fermi di Modena con una specializzazione
in elettronica ed elettrotecnica e una laurea in fisica con una tesi in ambito
elettronico quando all'epoca non si facevano ancora, viene affiancato da un
professore illuminato che riesce a insegnargli la materia. Di più. Lo fa
innamorare dell’elettronica. Così insieme agli altri suoi soci Fausto Tosi e Giancarlo Scianna decide di fare impresa puntando proprio
sull’elettronica su misura. In fondo Paolo Melegoni decide di scommettere tutto
nella realizzazione di schede
elettroniche di controllo macchina. Infatti nel 1984 intuisce che i costruttori
di macchine avessero bisogno di un’elettronica di controllo fatta su misura per
le loro esigenze. L’introduzione dell’IoT poi avviene nel 2013 con un controllo
da remoto di tutte le macchine vendute nel mondo. Siamo a Novi di Modena e di lì a
poco sarebbe nata Micro Systems.
Identikit
dell’azienda. «Papà e i soci fondatori dell’azienda ci
hanno sempre raccontato di aver creduto fermamente in quella che all’inizio era
solo un’intuizione. Hanno dovuto fare i primissimi rischiosi investimenti per
acquistare l’attrezzattura necessaria e i primi clienti hanno subito
riconosciuto le capacità, la cura e lo spirito innovativo che mettevano nei
progetti. Appartengo alla seconda generazione, ma ho ben presente che
l’intuizione è stata quella che le imprese italiane costruttrici di macchinari
avevano bisogno di elettroniche di controllo progettate per le loro specifiche
esigenze, e utilizzare un controllore standard commerciale risultava limitante
o inadatto».
Così racconta Francesco Melegoni, figlio di Paolo e oggi alla guida
dell’azienda insieme a
Tiziana Tosi. La ricetta vincente non è cambiata: entrare in
relazione con il cliente, trovare insieme la miglior configurazione hardware o software
per rendere le macchine più competitive, tecnologicamente più avanzate, più
intuitive da utilizzare. «Riusciamo oggi a dare una risposta precisa e
omnicomprensiva sul tema IoT, fornendo tutte le componenti necessarie per
creare l’ecosistema di cui i nostri clienti hanno bisogno: hardware per
connettività, cloud, portali web e app totalmente customizzati sulle loro
necessità»,
precisa Melegoni. Oggi l’azienda conta 44 dipendenti per 6,2 milioni di euro di
fatturato, si rivolge a un mercato prevalentemente italiano: infatti i clienti
sono costruttori di macchinari. Si tratta di produttori di forni o di macchine
di gelati o ancora di gru o lavapavimenti. «Nel nostro Dna c’è la passione per
l’innovazione, quel configurarsi come partner strategico, diventando il loro reparto
di elettronica, con l’obiettivo di aumentare la competitività delle macchine
sui mercati. Nel corso degli anni questo spirito è rimasto immutato, ma ci
siamo espansi alla connettività IoT», dice Melegoni.
Tra passato e futuro. Però attenzione.
Battere nuovi sentieri è rischioso. I pionieri, quelli veri, lo sanno bene. Non
è sempre tutto rose e fiori. «Il momento più appagante è stato quello di poter
vedere l’azienda mutare davanti a nuove opportunità e spazi di mercato,
entrando nel territorio inesplorato dell’IoT quando ancora questo termine non
esisteva, e affermandosi con successo. Il momento più difficile? Tra il 2021 e
il 2022 quando a causa della mancanza di componenti elettronici abbiamo dovuto
riprogettare un elevato numero di schede elettroniche per dare modo ai nostri
clienti di non fermare le loro produzioni», ricorda Melegoni. Intanto a quella porta
chiamata futuro bussano l’intelligenza artificiale, i big data, il machine
learning e la digitalizzazione dei processi con un’attenzione alla sostenibilità
ambientale. Bisogna solo individuare quel futuro e farlo entrare. Sembra
facile, ma quanto è sfidante.
Clicca qui per ascoltare il podcast sulle principali piattaforme di ascolto https://podcast.confindustriaemilia.it/
Leggi le altre interviste