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FARE INSIEME - Ep. 163 - Nanoprom, quel gioiello emiliano che produce le vernici più leggere al mondo

«Mi sono innamorato di questo mondo legato ai prodotti chimici grazie a persone straordinarie»

30/11/2023

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A Sant’Antonino di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, nasce un’azienda basata sui nanomateriali. Oggi Nanoprom, che è anche società benefit, registra un fatturato di 2 milioni di euro distribuito per il 20% all’estero. Intanto il Financial Times l’ha inserita come prima azienda chimica italiana e tra le prime sei in Europa come crescita. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Gian Luca Falleti, titolare di Nanoprom

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Perseverare per poi farcela. Perché nulla è impossibile. Basta crederci per davvero. Nella storia che stiamo per raccontare è proprio così. Ma partiamo dai luoghi, che fanno le persone. Altro che aree metropolitane hi-tech e scenari avveniristici. Il futuro spesso si annida in posti impensabili e abita anche in quell’eccellenza della provincia italiana che genera talenti e idee. E allora il futuro, fatto oggi soprattutto di un’innovazione attenta all’impatto sull’ambiente, riparte da una piccola frazione emiliana. Siamo a Sant’Antonino di Casalgrande, comune di ventimila anime a sud-est di Reggio Emilia, sulla sponda sinistra del fiume Secchia. Terra in passato a vocazione agricola, oggi votata a quell’industria che si declina in meravigliose storie di impresa. Qui c’è un imprenditore startupper rimasto orfano da piccolo e con un titolo di studio di terza media che ha deciso di sfidare i grandi e di costruire prodotti e servizi basati su nanotecnologia. Lui è Gian Luca Falleti, quarantasettenne nato a Sassuolo. Perseverare per poi farcela, dicevamo prima. A ventuno anni – ossia nel 2002 – l’idea viene messa a terra nel garage di casa, trasformato in un vero e proprio centro di ricerca. Un piccolo chimico che decide di darsi da fare. Ma la sua è una vita che ne contiene altre dieci all’interno. Un passato da camionista, corriere che consegna pizze, impiegato in un autolavaggio e assicuratore. Poi come rappresentante in una ditta di prodotti chimici, nasce l’amore per la materia. «Mi sono innamorato di questo mondo legato ai prodotti chimici grazie a persone straordinarie», precisa Falleti, oggi a capo di Nanoprom, che conta 14 dipendenti. E nella storia c’è anche quell’Istituto tecnico aeronautico di Forlì mai frequentato a causa di un incidente, anche se lui dagli ingegneri e chimici apprende e trasforma quelle conoscenze in valore. Così Falleti studia i segreti dei nanomateriali, avvalendosi delle consulenze di esperti. «In questo modo sono arrivato a fare prodotti unici al mondo», ripete ostinatamente. La svolta arriva dieci anni fa, precisamente nel 2013. Una casa automobilistica chiede di proteggere alcuni componenti in alluminio per il tetto di una cabrio e lui lo fa. Poi la stessa azienda vede uno dei suoi cerchioni in magnesio grezzo per la loro vettura di Formula 1 corroso dall’acqua e lui con il suo team risolve il problema. «All’epoca una vettura di Formula 1 aveva un peso della verniciatura di due chili, ma noi lo abbiamo portato a 700 grammi nel 2015», precisa Falleti, che oggi serve in tutto cinque scuderie.

Identikit dell’azienda.
La sua creatura nasce così. Si parte dal primo capannone preso in affitto e poi a seguire una crescita esponenziale. In Nanoprom nascono soluzioni tecnologicamente avanzate e leggere per il trattamento e la protezione di tutte le superfici. E si diventa leader nel mondo per brevetti e tecnologie sul vetro liquido. L’azienda lavora nella nautica, nell’aeronautica e in quella Formula 1 marchio identitario dell’Emilia Valley. Si lavora dai sommergibili ai satelliti. Ma a breve si dovrebbe iniziare a lavorare anche su alcuni elicotteri. Per ora ci sono le simulazioni, ma mica ci si ferma. Nanoprom registra un fatturato di 2 milioni di euro distribuito per il 20% all’estero. Intanto il Financial Times l’ha inserita come prima azienda chimica italiana e tra le prime sei in Europa per crescita. Qui in Emilia ci sono impianti per sfogliare il grafene, altri per depositare in vuoto i nanomateriali, due laboratori dove si fanno le miscelazioni, attrezzature hi-tech da milioni di euro e persino il microscopio digitale ottico più grande al mondo, costruito da un’azienda giapponese. Questa azienda attenta all’ambiente l’ha costruita Falleti mattone dopo mattone. «L’acqua la generiamo noi perché riprendiamo quella dei condizionatori grazie alla creazione di speciali silos. Così gli scarti di produzione passano al 2% e tutti i materiali sono completamente riciclati. E ancora, non utilizziamo plastiche tra i nostri materiali e l’elettrificazione consuma come Co2 il 50% in meno delle altre aziende», dice Falleti. Intanto Nanoprom è riconosciuta come Società Benefit e da poco si è impegnata a finanziare pozzi e impianti fotovoltaici in Africa e a sviluppare uno spray battericida.

La forza dei nanomateriali
. Nanoprom è tra le prime realtà in Italia a credere nella ricerca e nell’applicazione commerciale dei nanomateriali. «Faccio prodotti unici al mondo, come ad esempio il vetro liquido. La vetrificazione a freddo ha anche il vantaggio di essere neutra per l’ambiente e non tossica per l’uomo. D’altronde la vernice è la principale fonte di microplastica nell’oceano e il 58% delle microplastiche nei mari del mondo proviene proprio dalle verniciature. Il nostro rivestimento non prevede né plastiche né gomme», conclude Falleti, che oggi dispone di 12 brevetti, di cui 8 approvati. L’ultimo brevetto Nanoprom abbatte gli imballaggi di plastica e ripensa il cartone che ricopre i bancali delle ceramiche. Poi ci sono le nuove sfide che prendono forma: così nasce Nalucoat, startup che elimina l’utilizzo del cromo tri ed esavalente, per tutti gli elementi di interior design. Ma questa è ancora un’altra straordinaria storia di futuro.

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