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FARE INSIEME - Ep. 208 - Quinck, quella società di consulenza hi-tech centrata sulle persone e sulla fratellanza

«Crediamo nella missione di creare impresa virtuosa in Italia»

23/9/2024

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A Imola due amici per la pelle divenuti soci in affari mettono in piedi un’azienda incentrata sulla consulenza tecnologica e a forte vocazione sociale. Si lavora sulle tecnologie, ma al centro ci sono le persone. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Umberto Ciriello e Antonio Marotta, co-founder & CEO di Quinck

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Compagni di scuola, compagni di niente. Così cantava Antonello Venditti. Ma ne siamo sicuri? In fondo quei compagni di scuola diventano anche compagni di tutto. Ossia di tutto quel mondo racchiuso tra il proprio banco, lo smartphone e il campo da calcetto. Un tutto che negli anni si accresce di intuizioni, di visioni, di ambizioni.

Identikit dell’azienda.
Ecco, la storia che stiamo per raccontare è quella di due amici per la pelle diventati negli anni soci in affari. Una storia che ha a che fare con l’amicizia, ma anche con l’intraprendenza. E ancora: una storia legata al fallimento e al successo, ossia alla capacità di cadere per poi rialzarsi e fare la differenza. Una storia che lega i due in un’impresa che fa business, scalando i mercati e poi li cementa nella propria comunità, quella terra di mezzo che si allunga verso sud tra l’Emilia e la Romagna. Terra del fare e soprattutto del fare insieme. Terra che unisce persone e tecnologie in un amalgama vincente. Terra che attrae e intercetta talenti, legandoli a una comunità che li accoglie. Terra che in fondo tutto il mondo ci invidia. Siamo a Imola, nella prima zona industriale. Qui oggi ha sede Quinck. La startup conta quasi una ventina di persone e nel portafoglio clienti d’eccellenza come IMA, Satispay, Gruppo Sacmi. Si cresce a tre cifre percentuali in Quinck. Nel 2022 al +300%, nel 2023 al 100%. «Stiamo attraversando diversi cambiamenti. Siamo nati come startup di prodotto, ma il mercato ha respinto la nostra innovazione. Così abbiamo dato vita a Quinck come azienda di consulenza per l’innovazione e lo sviluppo di software. Da lì abbiamo reintegrato la componente startup», raccontano Umberto Ciriello e Antonio Marotta. Entrambi si conoscono da quasi trent’anni. Insieme hanno messo in piedi questa società in qualità di co-fondatori. Oggi Umberto è CEO, affiancato da Antonio come co-CEO. Ai due però non basta fare business. Si deve pensare alla comunità. Cioè a ciò che sta intorno al fare impresa. Nasce così il progetto no-profit Setiserve.it, piattaforma che risponde ai bisogni dei cittadini.

La lezione vincente
. Ma facciamo un passo indietro. Perché questa storia ha tanto da insegnarci. Quell’intuizione iniziale, fallita di lì a poco, ha permesso ai due amici e soci di individuarne un’altra che si è rivelata vincente. Mai darsi per vinti, soprattutto quando la partita imprenditoriale la si gioca insieme. «La verità è che siamo legati al nostro territorio e crediamo nella missione di creare impresa virtuosa in Italia. Siamo grati a questo ecosistema che ci ha sostenuto con diversi strumenti e che ci rispecchia nella sua voglia di crescere e portare modelli positivi. All’inizio abbiamo voluto creare una startup di prodotto nella mobilità pubblica, un telepass per i mezzi pubblici per incentivarne l’uso, aiutando le aziende a gestire i flussi al meglio con un approccio data driven. Ma l’innovazione non ha penetrato il mercato. Eppure non ci siamo arresi e abbiamo deciso di individuare un nuovo modo per lavorare insieme. In fondo abbiamo scoperto una sinergia preziosa da non abbandonare. È stata un’ottima decisione e oggi ne stiamo raccogliendo i frutti. Il senso di fratellanza ci ha più volte motivato a superarci e a coltivare una versione migliore di noi stessi», affermano Umberto e Antonio. Per questi due startupper tre sono i concetti chiave per fare impresa: partire dalle persone aperte di mente, oneste e determinate. Puntare su una tecnologia di prodotto valida, utile, sostenibile e persino indispensabile. Investire nelle relazioni con esperti, partner, territorio. La ricetta dell’Emilia Valley? Think global, act local. «Questo è un concetto a nostro avviso assai valido. Questa regione sta acquisendo pratiche e virtuosismi dall’ecosistema startup globale ed è un ottimo luogo in cui fare innovazione in Italia. È normale che in fase iniziale gli ecosistemi locali siano caratterizzati dalle proprie peculiarità e ragionino in una modalità cucita su misura sul tessuto locale. Poi in fase più matura si guarda ad una scala internazionale», raccontano Umberto e Antonio. Così si guarda al futuro con ottimismo, consapevolezza, curiosità. E si lavora per sviluppare una software house, consolidando partnership e alleanze, e una startup studio. Mai arrendersi. Perché le strade dell’innovazione sono assai tortuose, ma insieme si affrontano meglio. 

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