Nella Modena conosciuta nel mondo come Motor Valley c’è un gruppo di giovanissimi startupper che si è messo in testa di risolvere un problema epocale: l’inquinamento dei motori a diesel. Così insieme hanno pensato BiodieselKit, tecnologia che rende ecologici i settori più inquinanti a diesel. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Federico De Pietri e Rexhina Saraci, co-founder di Refuel Solutions
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
“Eravamo
quattro amici al bar con la voglia di cambiare il mondo”. Ecco, se dovessimo
scegliere una colonna sonora per accompagnare questa storia, potremmo andare su
questo grande classico di Gino Paoli. Perché quei quattro sono tutti giovani ingegneri,
startupper, visionari. In comune hanno il loro percorso universitario e il
fatto che nelle loro vene scorra davvero quell’ambizione di cambiare il mondo.
In questo caso pensano di superare la mobilità più inquinata, ossia legata ai
motori a diesel. Un’idea geniale: abilitare i motori a diesel all’utilizzo di
biodiesel. Si tratta di un carburante rinnovabile e dall’impatto ambientale praticamente
nullo. Ma procediamo per gradi. Tutto nasce in quella terra che nel mondo è
diventata icona dei motori, ossia Modena. E tutto prende forma assai
recentemente. Qui si accende – mai verbo è stato più azzeccato – Refuel
Solutions. Anche perché – lo ricordano bene i quattro: Federico De Pietri,
Adriano Cordisco, Rexhina Saraci e Marco Di Mola – da ingegneri sono partiti da
un problema e come tutti gli ingegneri sono in campo per studiare soluzioni. «Ci siamo messi in testa di risolvere
un problema epocale: l’inquinamento dei motori a diesel. Questi motori muovono
l’economia del mondo e tecnologie come elettrico e idrogeno non sono pronte a
sostituirli, Fin da subito abbiamo capito che la nostra idea non poteva e non doveva
limitarsi alla sola Italia, ma diventare internazionale», afferma Federico De Pietri, uno dei
quattro co-founder.
Identikit
dell’azienda. Tutto nasce nel 2019 quando i quattro
sono studenti di ingegneria all’Università di Modena. Si conoscono durante il
TACC, un progetto di imprenditorialità dove gli studenti di tutte le facoltà
sono chiamati a sviluppare attitudini imprenditoriali e a pensare alla mobilità
del futuro. I quattro si uniscono nell’affrontare i problemi di transizione
ecologica del parco circolante. Insieme decidono di trovare un'alternativa più immediata
e più facile da digerire per le imprese rispetto a elettrico e idrogeno. Appena
iniziano a parlare con i primi potenziali clienti capiscono che c’è una
fortissima richiesta di mercato e così decidono di dedicarsi a questo progetto.
Il momento più difficile? Rexhina Saraci non ha dubbi. Bisogna riavvolgere il
nastro all’estate del 2022, quando dopo più di un anno di lavoro per il
progetto i debiti crescevano e il rischio d’impresa aumentava. «Ma in quel periodo siamo riusciti a
trovare imprenditori visionari e di estremo valore che hanno sposato la nostra
causa e ci hanno dato le risorse per poter andare avanti. Da lì poi è stato un
meraviglioso crescere di traguardi, piccoli e grandi, vissuti sempre con lo
spirito pionieristico che ancora abbiamo. Il capannone in cui siamo oggi è
stato verniciato completamente da noi fondatori e arredato con mobili e attrezzature
prese all’asta per risparmiare. In questi tre anni abbiamo fatto mille mestieri
e fatto cose che altrimenti nella vita non avremmo mai imparato».
Il valore della
sostenibilità. Ma se tutto nasce negli anni universitari, si rafforza nel tempo. Così
la squadra passa dai quattro co-fondatori a più di venti persone. «Non c’è nulla di statico
nel fare impresa, tantomeno in una startup! Quando durante l’università abbiamo
pensato il nostro prodotto, ossia biodiesel kit, eravamo convinti che la strada
migliore fosse quella di svilupparlo insieme ai grandi produttori di veicoli pesanti
e di motori a diesel. Dopo meno di un anno ci siamo accorti che i veicoli nuovi
venduti rappresentano solo una minima parte di quelli complessivi circolanti e
se avessimo voluto avere un bacino di clienti molto più esteso, avremmo dovuto
proporre il nostro prodotto in aftermarket», ricorda Federico De
Pietri. Ma qual è l’elemento distintivo di questa proposta? Così spiega ancora Federico.
«Quando si parla di sostenibilità,
molti si aspettano qualcosa di costoso e di ostacolo allo sviluppo
dell’attività. Nel nostro caso è il contrario. BiodieselKit rappresenta l’unica
tecnologia oggi disponibile per rendere ecologici i settori più inquinanti a
diesel, senza enormi investimenti e senza compromettere minimamente l’attività
del cliente. Dall’agricoltura alla logistica su strada ai cantieri e al movimento
terra, BiodieselKit è la svolta delle imprese che vogliono risparmiare tanto e
allo stesso tempo essere sostenibili». C’è poi il legame col
territorio, in quella Motor Valley che il mondo ammira. «Il fatto che abbiamo
deciso di fondare la società a Modena non è per pura comodità, ma perché questo
territorio nel mondo vanta esperienze e competenze sulla meccanica
impareggiabili, raccolte in aziende leader di settore». D’altronde è difficile
vivere a Modena e non appassionarsi ai motori. Così è stato spontaneo creare
qui la tecnologia: dalle competenze tecniche degli ingegneri all’esperienza in
aziende motoristiche dei consulenti, fino alla possibilità di trovare fornitori
adatti nel giro di pochi chilometri. Qui ci capiscono subito, precisa
Rexhina. Intanto dall’Italia si guarda ai mercati esteri, Stati Uniti in testa.
C’è un piano industriale condiviso con gli investitori di lungo periodo. Avanti
tutta!
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