Nell’hinterland bolognese nell’Ottocento e ben sette generazioni fa nasce un’azienda che ancora oggi è un’eccellenza nel mondo. Tutto parte da una spazzola, che però diventa molto altro. Così da spazzolificio tradizionale si diventa costruttori di macchine nel segno della trasformazione digitale. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Andrea Simoni, Direzione Commerciale di Simoni
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
Ci sono storie di impresa che attraversano secoli, in equilibrio tra tradizione e innovazione, tra coerenza e spinta al cambiamento. È operazione complessa perché implica consapevolezza, dedizione e passione. La storia che stiamo per raccontare attraversa ben sette generazioni e tre secoli. Tutto ruota attorno ad un’intuizione geniale che diventa impresa. Sapete a cosa mi sto riferendo? Ad una spazzola. Tra poco vi dirò di più sul cosa, ma partiamo dal dove e soprattutto dal quando.
Identikit dell’azienda. Correva l’anno 1830. Siamo a Calcara, piccola frazione di Crespellano, nell’area metropolitana bolognese. Qui nasce Simoni, impresa dedita alla creazione e distribuzione di spazzole. Oggi l’azienda si trova a Zola Predosa, ventimila anime nella provincia di Bologna. Un’area con importanti cave di gesso diventate insieme ad altri sei siti del territorio emiliano-romagnolo il cinquantanovesimo sito italiano iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Qui oggi c’è l’headquarter di Simoni, dove lavorano 30 persone tra interni e collaboratori. Le spazzole industriali restano il prodotto principale. Ma perché questa intuizione? Ancora una volta è la testa geniale dell’imprenditore – anche nell’Ottocento avremmo potuto definirlo startupper – unita all’attenta osservazione del territorio. «I miei antenati abitavano vicino ad un fiume dove cresceva la saggina, vegetale con fibre adatte alla creazione di spazzole. Da lì nasce l’idea. Oggi puntiamo sull’automazione industriale, cioè siamo diventati noi stessi costruttori di macchine, e abbiamo nelle spazzole il nostro filo conduttore», afferma Andrea Simoni, a capo della direzione commerciale. A 23 anni è entrato nell’azienda di famiglia come tirocinante mentre faceva un master in marketing management alla Bologna Business School, in tasca una laurea in economia e finanza conseguita all’università di Bologna.
Il viaggio dell’azienda. Dal piccolo spazzolificio tradizionale a costruttori di macchine e quindi di spazzole industriali nel segno della trasformazione digitale. Una storia di evoluzione nel segno della coerenza. Fino agli anni ‘30 del Novecento le spazzole sono esclusivamente manuali per uso casalingo, come ad esempio quelle per capelli o indumenti o ancora per le scarpe. Negli anni 70 però la quinta generazione dell’azienda decide di focalizzarsi sul settore industriale, puntando a produrre e commercializzare spazzole per altre aziende, nello specifico realtà costruttrici di macchine che necessitano di spazzole per i più disparati motivi e applicazioni. Ma le trasformazioni non mancheranno anche negli anni a venire, e tra poco ve le racconteremo. Torniamo al percorso. Il passaggio alle spazzole industriali arriva negli anni ‘50. Allora si producevano, soprattutto in Romagna, molte macchine per il trattamento della frutta post-raccolta, quindi lavaggio, ceratura e selezione. In tutte queste fasi si utilizzavano spazzole in notevole quantità. La spazzola a rullo ha rappresentato per Simoni il primo caso di industrializzazione del processo produttivo, con la standardizzazione dei moduli e un’ottima riproducibilità del prodotto. Attualmente vengono prodotte sia spazzole strip che punzonate, con particolare specializzazione per queste ultime. «Disponiamo di numerose macchine a controllo numerico, molto diversificate tra loro per coprire una gamma veramente vasta di richieste speciali», dice Andrea Simoni. Nel 2010, anche in risposta alla crisi finanziaria globale, Franco Simoni – quindi la sesta generazione – insieme al reparto tecnico decide di inventare, progettare e produrre a sua volta macchine automatiche. Partendo proprio dalle spazzole.
Il prodotto. La forza delle spazzole, oltre che delle idee. Gli orientatori a spazzole sono in grado di dare vantaggi in termini di layout, compattezza e produttività. «Una spazzola è in prevalenza fatta in materiali sintetici ma anche naturali come il tampico, fibra messicana molto utilizzata nel settore del legno. Dal pelo di capra al crine di cavallo: lavoriamo con un centro di lavoro e con torni a controllo numerico il corpo spazzola», precisa Andrea Simoni. Un’azienda legata al territorio di appartenenza e impegnata nel packaging. Ma anche un’azienda che si è saputa reinventare. Dal settore del legno alle capsule per il caffè: perché le spazzole possono orientare le capsule senza danneggiarle, aumentandone la produttività. «Ci stiamo specializzando in depolveratori per pannelli e anche in orientatori. I depolveratori sono utili soprattutto nel settore legno. Ci sono varie ragioni per cui un produttore di cucine, di pannelli, porte o un mobilificio necessiti di avere una macchina che pulisca i suoi prodotti, dall’evitare scarti di lavorazione all’automazione del processo. I nostri orientatori sono macchine che orientano oggetti tridimensionali e – grazie all’utilizzo delle spazzole – abbiamo creato macchine uniche nel loro genere, più compatte e performanti degli altri orientatori esistenti sul mercato, con l’ulteriore vantaggio che non utilizzano aria compressa. Con la tecnologia a spazzole siamo in grado di orientare ad oggi tappi per bottiglie, capsule per caffè e altri oggetti. Per le capsule di caffè abbiamo ormai una vasta esperienza e i nostri orientatori sono presenti da vari torrefattori italiani e internazionali», conclude Andrea Simoni. Così una spazzola diventa molto altro. Legando tradizione e innovazione in un mix vincente.
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