Due startup che decidono di fare gioco di squadra, unendo visioni, competenze, ambizioni. Perché la storia di questa startup è tutta all’insegna delle alleanze trasversali. Un modo per declinare il made in Italy oltre le etichette artefatte e verso la sostanza. Per FARE INSIEME – STARTUP Giampaolo Colletti intervista Lorenzo Colucci, co-fondatore e CMO di Italian Artisan
FARE
INSIEME STARTUP è lo spinoff del progetto FARE INSIEME dedicato alla
presentazione di alcune delle realtà presenti nel portfolio di Primo Ventures,
società che gestisce fondi specializzati nel settore digitale e della new space
economy. Con Primo Ventures Confindustria Emilia ha avviato una partnership.
Obiettivo: offrire alle imprese associate nuove occasioni di crescita grazie
alla presentazione delle startup più innovative sul mercato. Qui raccontiamo
alcune loro storie.
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Testa,
cuore e mani. Quelle che fanno cose meravigliose, espressione del nostro made
in Italy. Ma nella storia che stiamo per raccontarvi c’è di mezzo anche la
rete. Quella che connette il mondo intero e che amplifica il business, le
relazioni, le opportunità. Se poi tutto questo lo leghiamo alla moda, il
miracolo italiano è presto fatto. Ma procediamo con ordine. Per raccontare
questa startup dobbiamo fare un passo indietro e soprattutto viaggiare,
geograficamente e mentalmente. Questa è la storia di una passione di famiglia e
di esistenze che si uniscono tra Italia e Spagna. Una storia che lega più
generazioni. Una storia che è emblema di quel vincolo viscerale tra un nonno e
il suo amato nipote. Ma c’è dell’altro. Questa è una storia fatta di pazienza,
ossia di tempo. Perché le cose fatte bene hanno bisogno che le lancette in
qualche modo rallentino nel loro incedere veloce. Ecco, questa è la storia di
Italian Artisan, realtà nata dall’ispirazione personale di David Clementoni,
che ha ereditato la passione imprenditoriale dalla sua famiglia. Il nonno di
David era noto per la creazione di abiti su misura per gli uomini d’affari dell’epoca,
un’arte che David ha potuto osservare e apprendere passando tempo con lui. Nato
e cresciuto nel distretto marchigiano, David ha assimilato le dinamiche locali,
contribuendo così a radicare ulteriormente l’azienda nel territorio. C’è poi Ad
Hoc Atelier, eccellenza nata in circostanze completamente diverse. Lorenzo e
Giovanni mentre frequentavano un master a Barcellona si sono trovati bloccati a
causa della pandemia. Da qui l’idea di fare qualcosa di speciale. Nonostante le
origini e le storie differenti, Italian Artisan e Ad Hoc Atelier uniscono le
forze, creando un legame col territorio e una prospettiva globale per il
futuro.
Identikit
dell’azienda. Oggi Italian Artisan è una piattaforma
B2B che collega i marchi di moda con artigiani e produttori italiani. «La nostra comunità è il
cuore pulsante di Italian Artisan, che conta 800 produttori specializzati in
vari settori della moda. Questo network permette ai brand di collaborare
facilmente con diversi artigiani per realizzare una vasta gamma di prodotti,
tutto tramite una piattaforma unica che semplifica la gestione e il monitoraggio
di ogni fase produttiva»,
afferma Lorenzo Colucci, co-fondatore e CMO di Italian Artisan, che rimane
fedele al suo cuore pulsante: celebrare e promuovere l’artigianato e la qualità
del made in Italy. «Questo
fondamento non cambia, ma ciò che ci circonda e come operiamo è in continua
evoluzione. Stiamo intensificando il nostro impegno verso la sostenibilità e l’etica,
adottando pratiche più rispettose dell'ambiente ed esplorando materiali
alternativi innovativi, come il cactus, che è per esempio una buona alternativa
sostenibile alla pelle tradizionale», precisa Colucci. Ma c’è di più. Il team
è al lavoro per superare le sfide operative interne tipiche dell’artigianato
italiano e per aumentare la visibilità dei nostri artigiani sui mercati
internazionali. «Questo
significa non solo mantenere vive le tradizioni e l’eccellenza, ma anche
adattarsi e crescere in un contesto globale in rapida evoluzione, garantendo
che l’arte della manifattura italiana sia riconosciuta e apprezzata in tutto il
mondo», dice Colucci.
La forza della rete. La comunità è una fonte
inestimabile di conoscenze, esperienze, idee, scambi. «Stiamo lavorando per strutturare ulteriormente
questa condivisione tramite l’implementazione di un’accademia», dice Colucci. Ma c’è un altro elemento che è essenziale per
comprendere la storia di successo di questa startup, divenuta grande nel tempo.
Ed è l’idea che il made in Italy sia molto di più di un’etichetta. «Incarna la storia, l’esperienza e le tradizioni
uniche dei nostri produttori. Questi artigiani sono custodi di un sapere
antico, forgiato nei distretti produttivi che si distinguono ancora oggi per la
loro competizione e innovazione sul mercato. Ogni pezzo che creano è frutto di
generazioni di conoscenza e passione per l’eccellenza, rendendo ogni creazione
non solo un prodotto, ma un pezzo di storia e cultura italiana», dice Colucci. L’identità territoriale si
manifesta così non solo nella qualità e nell'unicità dei prodotti, ma anche
nella capacità di queste realtà di adattarsi e connettersi ai mercati globali
senza perdere la propria essenza. Intanto si guarda al futuro. L’ambizione è di
ampliare la rete di artigiani e produttori, accogliendo nuovi talenti e
tecnologie. C’è poi quella sana ossessione di saldare ulteriormente quel legame
tra tradizione e innovazione. E poi ci sono i servizi sempre più personalizzati
e di alta qualità, con un occhio attento all’impatto ambientale in ogni fase
del processo produttivo. In fondo il futuro è fatto di nuove e bellissime
pagine da scrivere insieme.
Clicca qui per ascoltare il podcast sulle principali piattaforme di ascolto https://podcast.confindustriaemilia.it/
Leggi le altre interviste