Dai forni alle cucine ai sistemi per la conservazione degli alimenti. Design, estetica, innovazione nella ristorazione professionale. La ricetta di Angelo Po, dalla bottega di Carpi aperta nel 1922 ai mercati mondiali. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Massimo Aleardi, AD di Angelo Po
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
Nell’Italia
che innova – soprattutto puntando all’eccellenza – le storie di successo si
annidano un po’ ovunque e crescono all’ombra di botteghe artigiane. Ecco, a guardarle
bene quelle botteghe racchiudono potenzialità straordinarie. Così a quell’immaginario
un po’ americano del garage a stelle e strisce – con gli startupper che
pensano, ripensano, sbagliano, riprovano e alla fine ce la fanno – possiamo
sostituire quelle realtà disseminate nella provincia italiana. In fondo è
questa la storia del colosso d’eccellenza oggi conosciuto nel mondo della
ristorazione professionale come Angelo Po. Infatti tutto parte da una bottega
artigiana aperta nel centro storico di Carpi, 80mila abitanti in quello che è
il comune più popoloso della provincia modenese. Qui proprio un secolo scorso, proprio
nel 1922, uno dei migliori fabbri della città apre la sua attività. Già all’epoca
in Angelo Po c’erano passione, tenacia, voglia di fare. Un fabbro startupper
che avrebbe negli anni scalato mercati e fatturato. Che fosse geniale lo si
intuiva già ai tempi. Cinque anni dopo l’apertura, nel 1927, il giovane Po
realizza una cucina smaltata alla quale dà il nome della Carpigiana. Di lì a
poco arriva l’Americana: aspetto elegante e ricercato, impreziosite di moderne innovazioni.
Poi nel 1935 inizia la produzione del barilotto, una stufa a segatura fatta per
scaldare le case carpigiane durante i freddi inverni di quegli anni difficili tra
i due conflitti bellici mondiali. Con l’avvento del razionalismo, nel primo Dopoguerra,
Po punta sulla funzionalità, oltre l’estetica: si passa all’introduzione del
gas e nascono le prime cucine professionali per mense, caserme, ospedali.
Avere
cent’anni e dimostrare l’agilità di una startup nel comprendere i cambiamenti
del mercato, nel cogliere le necessità dei clienti, nell’interrogarsi sul
futuro. Oggi Angelo Po è leader di mercato nella progettazione e produzione di
impianti completi per la ristorazione professionale in tutto il mondo. Dai
forni alle cucine ai sistemi per la conservazione degli alimenti. «Le tecniche di preparazione,
cottura e conservazione si sono evolute attraverso l’impiego di attrezzature
sempre più smart. Ad esempio, il sistema Cook & Chill (ovvero “Cuoci e
surgela”) con cui i nostri clienti possono risparmiare tempo e denaro grazie ad
una miglior programmazione del lavoro, una gestione oculata degli acquisti di
materie prime con una riduzione globale degli sprechi degli ingredienti e dei
costi di trasformazione. Oggi c’è l’impiego dell’elettronica, dell’ Internet
of Things, ossia quell’Internet delle Cose che permette un controllo sempre
più preciso e remoto delle attività in cucina, rendendo l’ambiente cucina più
confortevole, efficiente e stress-free rispetto al passato. Ma sicuramente non
si è modificata la passione per progettare e produrre le grandi cucine e per
ascoltare la voce del cliente»,
afferma Massimo Aleardi, AD di Angelo Po. Di strada se ne è fatta tanta, ma la bussola
è ancora orientata verso il domani. «Come Angelo Po, dal 1922 ci inspiriamo al
mondo per disegnare il futuro. Oggi grazie al perimetro internazionale della nostra
casa madre Marmon Foodservice Technologies, azienda americana
appartenente alla nota holding statunitense Berkshire Hathaway Inc., Angelo Po
ha ampi spazi di crescita e può rappresentare al meglio il made in Italy», precisa Aleardi.
Capitale
umano. Idee, prodotti, servizi, soluzioni disegnate da una
squadra che fa la differenza. «La maggior parte delle risorse arrivano
dal territorio. Abbiamo scommesso sulla formazione con un’accademia interna. Nelle
nostre fabbriche abbiamo grande esperienza per la lavorazione dell’acciaio, processi
di schiumatura ed assemblaggio di prodotti di serie e su misura», dice Aleardi.
La ricerca guida le scelte future: così oltre alle competenze più tradizionali in
Angelo Po si conoscono bene tutti gli ambiti legati alla combustione, alla termodinamica,
alla fluidodinamica, all’elettronica, ai software e alle certificazioni. E poi,
operando nel settore ristorazione, c’è una forte conoscenza nella preparazione
e conservazione del cibo grazie al supporto di esperti chef che da anni
collaborano con l’azienda. La chiave vincente è offrire soluzioni per ogni
settore della ristorazione professionale, ma scommettere su attività mirate di
post-sales e di formazione: così ogni anno Angelo Po organizza più di 250 ore
di training e aggiornamento in Italia e all'estero. Il design, si ricordava
prima. Di fatto è quel tratto distintivo che lega stile e funzionalità. Nel design
ci trovi la facilità di pulizia, l’ergonomia, la flessibilità d’utilizzo. «Ancora una volta torniamo
alle persone, che fanno la differenza. Le nostre competenze nel disegnare le grandi
cucine ci permettono trasformare il concetto di cucina come ambiente di lavoro
in uno spazio che diventa espressione di creatività e per un ambiente sicuro,
sano, efficiente, sostenibile»,
dice Aleardi. Per Angelo Po l’acciaio è ancora il filo condutture e con la sua
resistenza e lucentezza lega passato, presente, futuro Certo, l’industria è
passata dalla meccanica pura all’impiego di componentistica elettromeccanica e guarda
all’elettronica. Quindi, in fondo, è come non fermarsi mai. Nella ricerca di
senso, di stile, di qualità.
L’ossessione per la qualità. Pensi ad Angelo Po e subito vengono alla mente i tanti
chef, molti dei quali conosciuti in ogni angolo del mondo, che hanno scelto
queste cucine. « La
qualità è un’ossessione! Per questo qualità e affidabilità sono caratteristiche
fondamentali, elementi semplici ma determinanti durante l’intensità del
servizio in cucina»,
dice Aleardi. Nel futuro c’è la tecnologia,
con le proposte hi-tech legate alla domotica. Il futuro si gioca tra
ottimizzazione degli spazi e innovazioni di settore. «Ma
la ristorazione avrà sempre un ruolo fondamentale nella vita delle persone.
Chiaramente l’emergenza pandemica ha introdotto nuove abitudini, ma la ricerca
di una maggiore sostenibilità spingerà gli operatori ad automatizzare i
processi, utilizzando apparecchiature multifunzionali con l’obiettivo di
aumentare qualità e sicurezza del cibo e riducendo gli sprechi. L’industria 4.0
e l’arrivo delle nuove generazioni di chef ha spinto negli ultimi anni
l’impiego di soluzioni connesse. Anche in questo caso abbiamo scelto la linea
dettata dai nostri valori e abbiamo recentemente lanciato la piattaforma Apolink:
permette di connettere diversi elementi della nostra cucina. La
digitalizzazione della cucina professionale prenderà sempre più piede»,
conclude Aleardi. In fondo la cucina si sta trasferendo anche su smartphone o
tablet, andando oltre i fornelli.
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