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FARE INSIEME - Ep. 66 - Angelo Po, avere cent’anni e l’agilità di una startup

«Con noi la cucina professionale diventa un ambiente sicuro, sano, efficiente, sostenibile»

04/07/2022

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Dai forni alle cucine ai sistemi per la conservazione degli alimenti. Design, estetica, innovazione nella ristorazione professionale. La ricetta di Angelo Po, dalla bottega di Carpi aperta nel 1922 ai mercati mondiali. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Massimo Aleardi, AD di Angelo Po

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Nell’Italia che innova – soprattutto puntando all’eccellenza – le storie di successo si annidano un po’ ovunque e crescono all’ombra di botteghe artigiane. Ecco, a guardarle bene quelle botteghe racchiudono potenzialità straordinarie. Così a quell’immaginario un po’ americano del garage a stelle e strisce – con gli startupper che pensano, ripensano, sbagliano, riprovano e alla fine ce la fanno – possiamo sostituire quelle realtà disseminate nella provincia italiana. In fondo è questa la storia del colosso d’eccellenza oggi conosciuto nel mondo della ristorazione professionale come Angelo Po. Infatti tutto parte da una bottega artigiana aperta nel centro storico di Carpi, 80mila abitanti in quello che è il comune più popoloso della provincia modenese. Qui proprio un secolo scorso, proprio nel 1922, uno dei migliori fabbri della città apre la sua attività. Già all’epoca in Angelo Po c’erano passione, tenacia, voglia di fare. Un fabbro startupper che avrebbe negli anni scalato mercati e fatturato. Che fosse geniale lo si intuiva già ai tempi. Cinque anni dopo l’apertura, nel 1927, il giovane Po realizza una cucina smaltata alla quale dà il nome della Carpigiana. Di lì a poco arriva l’Americana: aspetto elegante e ricercato, impreziosite di moderne innovazioni. Poi nel 1935 inizia la produzione del barilotto, una stufa a segatura fatta per scaldare le case carpigiane durante i freddi inverni di quegli anni difficili tra i due conflitti bellici mondiali. Con l’avvento del razionalismo, nel primo Dopoguerra, Po punta sulla funzionalità, oltre l’estetica: si passa all’introduzione del gas e nascono le prime cucine professionali per mense, caserme, ospedali. Avere cent’anni e dimostrare l’agilità di una startup nel comprendere i cambiamenti del mercato, nel cogliere le necessità dei clienti, nell’interrogarsi sul futuro. Oggi Angelo Po è leader di mercato nella progettazione e produzione di impianti completi per la ristorazione professionale in tutto il mondo. Dai forni alle cucine ai sistemi per la conservazione degli alimenti. «Le tecniche di preparazione, cottura e conservazione si sono evolute attraverso l’impiego di attrezzature sempre più smart. Ad esempio, il sistema Cook & Chill (ovvero “Cuoci e surgela”) con cui i nostri clienti possono risparmiare tempo e denaro grazie ad una miglior programmazione del lavoro, una gestione oculata degli acquisti di materie prime con una riduzione globale degli sprechi degli ingredienti e dei costi di trasformazione. Oggi c’è l’impiego dell’elettronica, dell’ Internet of Things, ossia quell’Internet delle Cose che permette un controllo sempre più preciso e remoto delle attività in cucina, rendendo l’ambiente cucina più confortevole, efficiente e stress-free rispetto al passato. Ma sicuramente non si è modificata la passione per progettare e produrre le grandi cucine e per ascoltare la voce del cliente», afferma Massimo Aleardi, AD di Angelo Po. Di strada se ne è fatta tanta, ma la bussola è ancora orientata verso il domani. «Come Angelo Po, dal 1922 ci inspiriamo al mondo per disegnare il futuro. Oggi grazie al perimetro internazionale della nostra casa madre Marmon Foodservice Technologies, azienda americana appartenente alla nota holding statunitense Berkshire Hathaway Inc., Angelo Po ha ampi spazi di crescita e può rappresentare al meglio il made in Italy», precisa Aleardi.  

Capitale umano.
Idee, prodotti, servizi, soluzioni disegnate da una squadra che fa la differenza. «La maggior parte delle risorse arrivano dal territorio. Abbiamo scommesso sulla formazione con un’accademia interna. Nelle nostre fabbriche abbiamo grande esperienza per la lavorazione dell’acciaio, processi di schiumatura ed assemblaggio di prodotti di serie e su misura», dice Aleardi. La ricerca guida le scelte future: così oltre alle competenze più tradizionali in Angelo Po si conoscono bene tutti gli ambiti legati alla combustione, alla termodinamica, alla fluidodinamica, all’elettronica, ai software e alle certificazioni. E poi, operando nel settore ristorazione, c’è una forte conoscenza nella preparazione e conservazione del cibo grazie al supporto di esperti chef che da anni collaborano con l’azienda. La chiave vincente è offrire soluzioni per ogni settore della ristorazione professionale, ma scommettere su attività mirate di post-sales e di formazione: così ogni anno Angelo Po organizza più di 250 ore di training e aggiornamento in Italia e all'estero. Il design, si ricordava prima. Di fatto è quel tratto distintivo che lega stile e funzionalità. Nel design ci trovi la facilità di pulizia, l’ergonomia, la flessibilità d’utilizzo. «Ancora una volta torniamo alle persone, che fanno la differenza. Le nostre competenze nel disegnare le grandi cucine ci permettono trasformare il concetto di cucina come ambiente di lavoro in uno spazio che diventa espressione di creatività e per un ambiente sicuro, sano, efficiente, sostenibile», dice Aleardi. Per Angelo Po l’acciaio è ancora il filo condutture e con la sua resistenza e lucentezza lega passato, presente, futuro Certo, l’industria è passata dalla meccanica pura all’impiego di componentistica elettromeccanica e guarda all’elettronica. Quindi, in fondo, è come non fermarsi mai. Nella ricerca di senso, di stile, di qualità.  

L’ossessione per la qualità.
Pensi ad Angelo Po e subito vengono alla mente i tanti chef, molti dei quali conosciuti in ogni angolo del mondo, che hanno scelto queste cucine. « La qualità è un’ossessione! Per questo qualità e affidabilità sono caratteristiche fondamentali, elementi semplici ma determinanti durante l’intensità del servizio in cucina», dice Aleardi. Nel futuro c’è la tecnologia, con le proposte hi-tech legate alla domotica. Il futuro si gioca tra ottimizzazione degli spazi e innovazioni di settore. «Ma la ristorazione avrà sempre un ruolo fondamentale nella vita delle persone. Chiaramente l’emergenza pandemica ha introdotto nuove abitudini, ma la ricerca di una maggiore sostenibilità spingerà gli operatori ad automatizzare i processi, utilizzando apparecchiature multifunzionali con l’obiettivo di aumentare qualità e sicurezza del cibo e riducendo gli sprechi. L’industria 4.0 e l’arrivo delle nuove generazioni di chef ha spinto negli ultimi anni l’impiego di soluzioni connesse. Anche in questo caso abbiamo scelto la linea dettata dai nostri valori e abbiamo recentemente lanciato la piattaforma Apolink: permette di connettere diversi elementi della nostra cucina. La digitalizzazione della cucina professionale prenderà sempre più piede», conclude Aleardi. In fondo la cucina si sta trasferendo anche su smartphone o tablet, andando oltre i fornelli.

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