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FARE INSIEME STARTUP - Ep. 7 - Punchlab, quella startup che ripensa gli allenamenti partendo dallo smartphone

«Quello che fino a pochi anni fa era un’attività di nicchia, ossia allenarsi da casa, è diventata sempre più diffusa»

7/12/2023

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Tutto nasce dalla voglia di condividere gli allenamenti casalinghi e renderli più coinvolgenti, interattivi, dinamici. Così due fondatori appassionati di sport da combattimento hanno riscritto le dinamiche di allenamento, arrivando ad intercettare una community online mondiale. Per FARE INSIEME STARTUP Giampaolo Colletti intervista Valerio Raco, co-fondatore di Punchlab

FARE INSIEME STARTUP è lo spinoff del progetto FARE INSIEME dedicato alla presentazione di alcune delle realtà presenti nel portfolio di Primo Ventures, società che gestisce fondi specializzati nel settore digitale e della new space economy. Con Primo Ventures Confindustria Emilia ha avviato una partnership. Obiettivo: offrire alle imprese associate nuove occasioni di crescita grazie alla presentazione delle startup più innovative sul mercato. Qui raccontiamo alcune loro storie.

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

“Lo sport dà il meglio di se quando ci unisce”. Lo ripeteva come un mantra Frank Deford, uno dei più grandi scrittori sportivi dei nostri tempi, l’americano che ha raccontato per sei decenni le gesta dei campioni dello sport a stelle e strisce. In fondo questa idea dello stare insieme applicata allo sport spiega bene Punchlab, startup che ha sviluppato la migliore app con più di 500mila utenti nel mondo per rendere interattivi e personalizzati gli allenamenti degli sport da combattimento, in particolare la boxe. A pensarla da zero è stato Valerio Raco, da sempre un appassionato di sport da combattimento. «Per buona parte della mia vita ho avuto un sacco appeso in garage, ma ho sempre riconosciuto i limiti di allenarmi da solo. La mancanza di una guida o di un modo di confrontarsi con gli altri hanno un effetto disastroso sulla motivazione. Ho quindi iniziato a pensare che cosa mi servisse per risolvere i miei problemi, e come realizzarlo. Da lì ho iniziato a immaginare ciò che sarebbe poi diventato PunchLab», racconta Raco. La startup offre un’alternativa digitale a chi è abituato a seguire corsi di sport da combattimento in palestra e a chi già si allena a casa da solo ma lo fa senza l’aiuto della tecnologia. Ma qui c’è qualcosa di più. Perché non si ha bisogno di sensori per contare il numero e la forza dei pugni sferrati: tutto passa dallo smartphone connesso. «Proprio gli smartphone di oggi dispongono di una serie di sensori di altissimo livello in grado di tracciare tutti i movimenti e gli eventi che avvengono attorno al telefono. Ed è una delle tecnologie sul mercato che si sviluppano più velocemente. Nel nostro caso è sufficiente montare il telefono sul sacco da boxe perché PunchLab possa trasformare l’accelerazione e i movimenti del sacco in forza e numero dei colpi», precisa Raco.

Identikit della startup.
PunchLab è attiva dal 2019, quindi un anno prima dell’arrivo di quella pandemia che ha moltiplicato le soluzioni hi-tech per ogni genere di attività. Non c’è headquarter perché tutto è in remoto. Oggi la startup conta su due fondatori e tre dipendenti e il fatturato – poco sopra al mezzo milione di euro – si genera per il 97% dal mercato estero, precisamente da quello americano. Così gli allenamenti sportivi – non solo al sacco – evolvono grazie alle tecnologie digitali. «Soprattutto durante la pandemia è diventato sempre più importante potersi allenare in maniera indipendente da casa, senza un allenatore o una squadra di riferimento. La tecnologia è un aspetto chiave per riuscire a sostituire questi elementi anche in un ambiente domestico. Ciò riguarda sia l’accesso ai contenuti e alle lezioni, sia lo sviluppo della sensoristica che consente anche il monitoraggio delle prestazioni atletiche e il feedback contestuale all’utente. Tutto questo permette alle persone di allenarsi in maniera più efficace, ma anche a mantenere alta la motivazione», dice Raco. Intanto le richieste da parte dei clienti evolvono in questo tempo più connesso e più complesso. «Quello che fino a pochi anni fa era un’attività di nicchia – ossia allenarsi da casa – è diventata sempre più diffusa coinvolgendo un vasto numero di persone, specialmente principianti che vogliono rimettersi in forma ma non sono pronti a iscriversi a una palestra o un corso. Per questa ragione l’aspetto motivazionale sta diventando sempre più importante. Il tracciamento dell’attività e le competizioni di gruppo stanno diventando un aspetto predefinito delle app di fitness, così come la disponibilità di corsi personalizzati in base al livello e agli obiettivi dell’utente», dice Raco.

Startup e mercato
. Mettersi in ascolto del mercato diventa essenziale. «Penso che la caratteristica che ci ha permesso di sopravvivere come piccoli pesci in un mercato così vasto e competitivo come quello degli Stati Uniti sia la capacità di comprendere limiti e punti di forza e di sfruttare al meglio le nostre risorse limitate. La scelta di non produrre hardware in-house, ma di utilizzare gli smartphone ci ha permesso di offrire il nostro valore principale di interattività e tracciamento dell’attività. La decisione di lavorare con allenamenti audio ci ha permesso di acquisire molto materiale da coach statunitensi in remoto. Ogni decisione che abbiamo preso è stata basata su questi aspetti e con la piena consapevolezza di essere degli underdog», conclude Raco. Ecco quella lucida passione che permette di far succedere le cose per davvero. Che bella lezione di impresa!

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