Nasce nel cuore del distretto ceramico una nuova azienda destinata
a portare avanti un progetto senza precedenti per quanto riguarda l’eliminazione del cromo dai trattamenti di finitura delle
superfici.
Si tratta di Nalucoat, startup decisamente orientata al
green, che avrà una doppia sede: a Sant’Antonio di
Casalgrande, nel Reggiano, e a San Genesio ed Uniti, nel Pavese, per una
trasversalità che denota l’aspetto inclusivo del progetto e sancisce una sorta
di joint venture tra due delle regioni più industrializzate d’Italia, che
rappresentano, da sole, il 35% del pil nazionale.
Ideatori di questa inedita iniziativa sono due giovani
imprenditori: il sassolese Gian Luca Falleti, patron dell’azienda Nanoprom Chemicals srl e da anni fornitore
di vernici “ultraleggere” per diversi settori (top team di Formula 1, gruppi
nautici e società aerospaziali) e Ivan Bonvini, fondatore della pavese Leba
1974 srl, specializzata in trattamenti di finitura su alluminio. Al loro
fianco il car designer statunitense Michael Robinson, dalla cui penna sono
nate auto come le Lancia Thesis e Ypsilon, le Fiat Bravo e Brava e il treno
Frecciarossa 1000 e la parte anteriore della nuova tonale ma famoso soprattutto per la sua propensione
all’adozione di innovazioni riguardanti
il futuro dell’automobile.
“La nostra idea di dare vita a Nalucoat società benefit – spiegano
Falleti e Bonvini – nasce innanzitutto da un film. Entrambi abbiamo visto, e ne
siamo stati fortemente impressionati, il film <<Erin Brockvich – Forte
come la verità>>”, uscito nel 2000 e interpretato, tra gli altri, da
Julia Roberts. Basato su una storia vera, la pellicola tratta della causa
intentata contro la Pacific Gas & Electric per la contaminazione con cromo
esavalente di una città californiana. Grazie a questa azione legale, il colosso
statunitense dell’energia fu condannato a pagare il più grande risarcimento
nella storia degli Stati Uniti: 333 milioni di dollari a più di 600 persone.
Il
cromo esavalente, infatti, è uno dei più pericolosi contaminanti ambientali. Tuttavia, è
ancora utilizzato in diversi processi industriali, nonostante il suo impiego
sia concesso in deroga da norme internazionali e per periodi limitati. Ora,
però, c’è la soluzione per eliminare il cromo da diversi processi di
lavorazione.
Falleti e
Bonvini proseguono: “Ciò che
permette di eliminare la cromatura dalle lavorazioni dell’alluminio
si chiama Nalucoat, il medesimo nome che abbiamo dato alla nostra
statrup, spinoff delle nostre aziende
Nanoprom e Leba 1974. Si tratta di un processo basato sul prodotto Polysil, rivestimento
a base di silicio (una vera e propria vetrificazione a freddo) la cui
composizione è coperta da brevetto Nanoprom. Siamo davanti, in altri termini, a
una vera e propria rivoluzione copernicana in diversi ambiti industriali, primo
fra tutti quello dell’automotive”.
Aggiunge Robinson: “Pensiamo a quanti sono gli elementi di una
qualsiasi automobile che, attualmente, subiscono il processo di cromatura
lucida od opaca.
Ebbene, grazie a questo trattamento, già entrato in fase di
produzione, sarà finalmente possibile eliminare completamente la presenza
di cromo, un elemento appunto oggi molto attenzionato a livello internazionale,
proprio per il suo impatto sull’ambiente”.
Doppio è il vantaggio che può derivare dall’uso
di Nalucoat. Evidenziano ancora Falleti e Bonvini: “Il
processo ideato e brevettato è doppiamente green: grazie alla formula del
nostro coating, infatti, è possibile sia eliminare l’utilizzo
del cromo, sia riciclare il materiale sul quale viene applicato. Finora,
infatti, l’alluminio sul quale è applicata la
cromatura, non può essere successivamente riciclato, ma deve essere ritrattato
o smaltito. Proponiamo quindi un sostanziale passo avanti anche in ottica di economia
circolare”.
Altro plus di Nalucoat, infine, è che si riducono
notevolmente gli scarti di processo. “Le attuali
cromature – chiudono Falleti e Bonvini – producono uno scarto di lavorazione
che può arrivare ad attestarsi anche al 30%. Il nostro trattamento, invece, è
stato pensato e ottimizzato per arrivare a uno scarto non superiore al 2%
fisiologico, quindi garantendo un notevole vantaggio economico a tutti i
produttori di componenti in alluminio. Da ultimo un’applicazione che riduce sensibilmente
il fabbisogno di energia elettrica, acqua ed azzera i rifiuti”.