Due fratelli emiliani decidono di mettersi in proprio e creano la prima macchina automatica per fare il gelato. Nasce così Carpigiani, che oggi registra un fatturato di 165 milioni di euro, vende ovunque ed è arrivata a produrre la milionesima macchina per fare il gelato. «Di italiano abbiamo la passione per il cibo sano, l’attenzione di prepararlo e una tecnologia che è una combinazione di artigianato e industria. Dall’estero abbiamo ereditato l’attenzione verso modelli di business scalabili». Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Federico Tassi, AD di Carpigiani Group
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
Questa è una storia di fratellanza e quindi d’amore. Ma
è anche una storia che nasce da un’intuizione geniale che diventa impresa. Perché
credere nei sogni e farli accadere per davvero può fare la differenza, non solo
per sé stessi ma per le persone, per la comunità, per il mondo intero. Questa è
la storia di Carpigiani, gioiello italiano specializzato nella produzione di macchine per gelati che ancora oggi
detiene il controllo di un terzo della quota di mercato globale. Ci sono le
macchine per la produzione di gelato artigianale italiano e quelle per la produzione
di gelato soft e ice-cream. Siamo ad Anzola dell’Emilia, meno di tredicimila
anime nella città metropolitana di Bologna. Ma per comprendere questa storia
che ha scalato i mercati di tutto il mondo dobbiamo fare un passo indietro e
tornare in quel tempo di mezzo tra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Tempo
incerto, sospeso, fragile. Ma tempo anche di sperimentazione, per coloro che
volevano provare a cambiare le cose. Proprio in quegli anni l’ingegnere Bruto
Carpigiani – oggi riconosciuto come il padre di una generazione di tecnici e
progettisti impegnati nel settore delle macchine per packaging – decide di
darsi da fare. Durante gli anni Trenta, partendo dalla motogelatiera inventata
da Otello Cattabriga, decide di migliorarla, di innovarla. Carpigiani lavora al
mantecatore verticale nelle cantine di via Valeriani a Bologna e progetta da
zero una macchina automatica per la produzione del gelato, perché il gelatiere
avesse come unico compito quello di estrarre il gelato dalla macchina.
L'evoluzione, rispetto alla motogelatiera di Cattabriga, è la chiusura ermetica
della scatola ingranaggi, che favorisce anche una produzione più igienica del
gelato. C’è poi la spatola a moto alternato, che viene sostituita con una
elicoidale rotativa. Bruto Carpigiani non riesce a veder compiuta la sua opera perché
muore prematuramente a soli 42 anni, poco prima della pubblicazione del brevetto.
Ma l'anno successivo alla sua morte, avvenuta nel 1945, il fratello Poerio prende
il testimone e costituisce l'azienda Carpigiani. Tutto parte con 50.000 lire di
capitale sociale e un piccolo laboratorio di soli venti metri quadrati, abitato
giorno e notte da dodici dipendenti. Poi arriva la crescita esponenziale e per
Carpigiani il mondo diventa piccolo come un’arancia. Con gli anni Sessanta c’è
lo sviluppo tecnologico anche nella produzione di macchinari per il gelato e si
aggiungono le macchine per il gelato espresso soft.
Radici emiliane, vocazione globale. Ma quella di Carpigiani è una storia di avanguardia. Negli anni
Sessanta l'azienda diventa società per azioni per un gelato che parla le lingue
del mondo, cosa nient’affatto scontata per l’epoca. Headquarter ad Anzola
dell’Emilia, ma vocazione internazionale. Sempre negli anni Sessanta si espande
nel mercato americano. È del 1961 l’apertura della prima filiale transalpina a
Parigi. Nel 1980 venne aperta la filiale a Tokyo: Carpigiani Japan, tuttora
operativa e strategica. Già negli anni ’50 Poerio si dedica ai mercati esteri. Lo
testimoniano i documenti: nell’headquarter è conservato un diploma conferito a
Carpigiani alla fiera di Port au Prince ad Haiti nel 1951. Nel 1982 Carpigiani
viene acquisita dal Gruppo Ali, oggi Ali Group. «Carpigiani nasce in un’Italia
devastata ma piena di voglia di ricostruire. Ripartono anche i consumi
voluttuari e legati al tempo libero. È in questo quadro che Poerio e Bruto
Carpigiani mettono a frutto precedenti esperienze nella meccanica bolognese per
automatizzare un processo, la mantecazione del gelato, fino ad allora largamente
lasciato alla manualità dell’operatore, e solo parzialmente automatizzato in
alcune applicazioni già presenti. Di fatto Poerio e Bruto creano una
macchina, poi continuamente migliorata, che in sé non rivoluziona un processo
alimentare, ma coadiuva il lavoro manuale e contribuisce ad esportare il
consumo del gelato italiano in tutto il mondo», afferma Federico Tassi, CEO di Carpigiani
Group, bolognese, classe 1979, in Carpigiani dal 2005. Oggi
il fatturato è di 165 milioni di euro. L’azienda ha tre stabilimenti in Emilia-Romagna,
precisamente ad Anzola, a Castel Maggiore e a Forlì. C’è poi una fabbrica in
Spagna che gestisce una parte del business legato alle macchine da granita e
altre due fabbriche all’estero, in Cina e negli Stati Uniti. «Di italiano
abbiamo certamente portato la passione per il cibo sano, l’attenzione di
prepararlo, ed una tecnologia che è una combinazione ben custodita di artigianato
e industria. Dall’estero abbiamo ereditato l’attenzione a creare modelli di
business riproducibili e redditualmente sani», precisa Tassi. A metà degli anni ’90 Carpigiani diventa
fornitore ufficiale di McDonald’s per le macchine soft & shake, interrompendo
il monopolio di una storica azienda americana.
Tra passato e futuro. Fare il gelato, farlo bene e spiegare come si fa puntando all’eccellenza.
«Abbiamo
intrapreso un percorso didattico e di adattabilità verso altre culture
alimentari locali. Il gelato non può essere uguale ovunque, ma abbiamo deciso
di portare un cuore italiano anche in posti lontani rispettando la cultura», afferma Tassi. Così nel 2003 nasce
Carpigiani Gelato University. «Alla fine degli anni ‘90 abbiamo deciso di rivolgerci alla persona che
fisicamente consuma il gelato», dice Tassi. In Malesia, a Kuala Lumpur, arriva il ventunesimo campus
con i corsi professionali di gelateria. Oggi l’azienda
ha raggiunto la cifra record di un milione di macchine vendute sin dalla
nascita. Guardare al futuro e preservare il passato: nasce così nel 2012
il Gelato Museo Carpigiani, centro di eccellenze culturali dedicate alla
comprensione e studio della storia, cultura e tecnologia del gelato. «La visione del prossimo decennio è quella di
trasformare la Carpigiani da una semplice azienda di macchine da gelato a leader
globale nel settore della gelateria di ogni tipo. Una Global Frozen Dessert
company la cui tecnologia è al servizio di ogni prodotto semiliquido o
semicongelato, dall’ice-cream americano all’açai brasiliano e fino ai dolci
asiatici»,
conclude Tassi. Fare il giro del mondo, partendo dal gelato e pensando in
grande.
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