Prima
a Mirandola e poi a San Giovanni in Persiceto c’è uno dei player tecnologici di
riferimento nel mondo del trapianto. Da qui parte la rivoluzione con terapie
che si rivolgono a molteplici ambiti clinici: terapia intensiva, nefrologia,
cardiochirurgia, trasfusionale, gastroenterologia fino all’innovativo campo della
perfusione e della purificazione degli
organi destinati al trapianto. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Mauro
Atti, AD di Aferetica
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
C’è
un filo invisibile che lega Mirandola al mondo intero. È fatto di scienza e
umanità, di innovazione e cura, di ricerca e collaborazione. Di visione. È anche
il filo di Aferetica, nata nel cuore del distretto biomedicale emiliano dove
trent’anni di competenze industriali si intrecciano con un’idea semplice e
radicale: dare più possibilità alla vita. Tutto comincia dopo il sisma,
in un container, ossia in un luogo di ricostruzione fisica e simbolica, dove la
parola resilienza smette di essere un concetto astratto e diventa
pratica quotidiana. Una cosa assai comune nell’imprenditorialità emiliana. Da
lì Aferetica prende forma, cresce, diventa un punto di riferimento nel mondo
per le terapie di purificazione extracorporea e per le tecnologie dedicate al
trapianto d’organo. Oggi conta trenta collaboratori, un indotto di oltre cento
professionisti e una rete internazionale che tocca l’Europa e il Brasile, dove
è certificata dall’Anvisa, una delle autorità più rigorose a livello globale.
Ma i numeri sono solo una parte del racconto. Perché qui, prima dei brevetti,
vengono le persone. «Tutti sono responsabili di tutto», amano ripetere in
Aferetica. Non è uno slogan, ma un modo di vivere l’impresa. Significa che non
servono cassette delle idee, perché le idee si condividono, si costruiscono
insieme, senza gerarchie. Significa che ogni intuizione tecnica o clinica è
figlia di una comunità che si riconosce in un obiettivo comune. È così che è
nata quella che in Aferetica si chiama ricerca collaborativa, vero Dna dell’azienda.
Le idee non si trovano nel chiuso dei laboratori ma nei reparti, parlando con i
clinici, ascoltando chi ogni giorno affronta la complessità della cura. Si
parte da lì e poi si coinvolgono chimici, biologi, ingegneri, esperti di
elettronica e meccanica, fino ai professionisti del marketing e della regolamentazione.
Nessuno può bastare a se stesso e il sapere condiviso diventa la prima materia
dell’innovazione.
Identikit
dell’azienda. L’avventura parte con tre colleghi compagni
di lavoro ma soprattutto amici, tutti
impegnati nel biomedicale. «Abbiamo deciso di avviare una esperienza come imprenditori
dopo aver fatto una vita da manager. L’intuizione? Nasce dall’esperienza dallo
stare sul campo, sul mercato. Raccogliere spunti e stimoli dal dialogo costante
con i clinici per trasformarle in nuove terapie e in nuovi prodotti. E ancora,
applicare le tecnologie in campi nuovi come la perfusione d’organo, come il
trapianto. E a proposito di trapianto, fino a dieci anni fa l’organo veniva
messo in ghiaccio e portato al centro trapianti, mentre oggi può essere trattato
prima di essere impiantato sul paziente. Un processo che – come ci disse all’origine
il professore Giuseppe Remuzzi – avrebbe cambiato il mondo del trapianto. E
così è stato. Ora la perfusione di organo si sta affermando», afferma Mauro
Atti, AD di Aferetica. Questo imprenditore classe 1953, laureato in
chimica all’Università di Bologna, ha iniziato occupandosi di dialisi, è
diventato uno startupper a 60 anni, motivato a dare sempre qualcosa in più. L’headquarter della società è a San Giovanni
in Persiceto, nel bolognese. La prima sede è stata in un container post-terremoto
a Mirandola, dove ancora oggi sono le
attività produttive. Dall’Emilia parte la rivoluzione del trapianto nel mondo
grazie a Aferetica, uno dei player tecnologici di riferimento. Questa Pmi si
occupa di aferesi terapeutica, per dare più possibilità e maggiore qualità alla
vita. Le terapie si rivolgono a molteplici ambiti clinici: terapia intensiva,
nefrologia, cardiochirurgia, trasfusionale, gastroenterologia, fino all’innovativo
campo del trapianto per la purificazione degli organi. Aferetica ha chiuso il
bilancio del 2024 con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro ed una
crescita del 30% rispetto all’anno precedente entrando anche nella classifica
del Sole 24 Ore, in collaborazione con Statista, delle aziende a maggior tasso
di crescita in Italia. Ma ciò che conta è altro. Nel mondo del trapianto, dove
la vita dipende spesso da una finestra di tempo minuscola, Aferetica ha scelto
di lavorare non sulla conservazione ma sulla vitalità. Le tecnologie hanno
permesso a piccoli centri di raddoppiare i trapianti. Dietro ogni numero c’è un
paziente che torna a respirare, un medico che trova un alleato, un’azienda che
sceglie di stare al fianco della vita. L’evento chiamato Purification Therapies
è diventato un punto di riferimento internazionale: centinaia di partecipanti, moltissimi
relatori, discussioni senza rete o filtri. Un luogo dove la parola chiave è fare
insieme, ma per davvero.
Le sfide future. Oggi Aferetica guarda
avanti. Verso nuove filiali europee, verso un futuro in cui l’80% della produzione
sarà esportata, ma anche verso nuove frontiere terapeutiche come lo
xenotrapianto, campo pionieristico dove la perfusione d’organo potrà fare la
differenza. L’obiettivo è ambizioso: azzerare o almeno ridurre drasticamente le
liste d’attesa per i trapianti. Perché oggi solo un paziente su dieci nel mondo
riesce ad accedere a un organo compatibile. Ma al di là dei traguardi resta la
visione di partenza: l’idea che la tecnologia, per essere davvero utile, debba
tenere insieme scienza e valore umano della cura. «Quando un paziente entra in
ospedale il primo obiettivo deve essere farlo uscire guarito, indipendentemente
da chi è o da dove viene. Da lì bisogna partire».
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