A Casalecchio di Reno, nell’area
metropolitana bolognese, nei primi degli anni ’50 nasce un’azienda impegnata a
produrre e fornire ingranaggi per motociclette. Oggi quella officina artigiana
è diventata un’industria e produce ingranaggi destinati a trattori e macchine
agricole. Tutto è incentrato su tecnologie molto avanzate, ma senza le persone
competenti e appassionate nulla si sarebbe potuto mettere in piedi. Per FARE
INSIEME Giampaolo Colletti intervista Giovanni Melandri, CEO di Didimo Zanetti
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
Ci sono storie
che si arricchiscono nel tempo, giorno dopo giorno, ingranaggio dopo
ingranaggio. Quella che stiamo per raccontarvi nasce nel segno vincente di
un’impresa familiare in tipico stile italiano. Tutto parte nel lontano 1953 da
due fratelli diventati imprenditori. Si tratta di Augusto e Didimo Zanetti.
Dopo aver fatto entrambi la gavetta in quella palestra d’eccellenza che è
Ducati, decidono di accendere la loro azienda e di dedicarsi agli ingranaggi.
Ben presto i due percorsi si dividono, vogliono produrre diverse tipologie di
ingranaggi, e Augusto fonda un’altra società. Poi molto tempo dopo – correva
l’anno Duemila – il figlio di Didimo decide di acquisire dagli eredi di Augusto
l’azienda e la riunisce sotto un unico cappello. Una scelta industriale che
però diventa anche una scelta visionaria, un’azione che riannoda i fili ormai
slegati del passato ormai lontano. Ma facciamo un passo indietro.
Perché nel
Secondo Dopoguerra gli ingranaggi diventano essenziali per rimettere in moto
l’Italia intera.
Sono gli anni
d’oro dell’industria motociclistica bolognese, da Moto Morini a Motori Minarelli, da Ducati a Malaguti.
Didimo Zanetti
inizia a produrre ingranaggi, che nei primi anni sono appunto destinati alle
trasmissioni di motociclette.
I mercati si
evolvono, l’agricoltura negli anni ’60 si meccanizza sempre più. Nel bolognese
Ferruccio Lamborghini – qualche anno prima di fondare la casa automobilistica
nota in tutto il mondo – fonda una fabbrica che produce trattori, di cui Didimo
Zanetti è un importante fornitore.
Inizia così
l’avventura di Didimo Zanetti nel mondo delle macchine agricole, che oggi
rappresenta il suo principale mercato. Dall’Emilia al mondo intero. Perché ciò
che mettono in piedi i due fratelli – e poi soltanto Didimo Zanetti – si
rivelerà un business globale in grado di intercettare i più rinomati produttori
mondiali.
Siamo a
Casalecchio di Reno, poco più di trentacinquemila anime nell’area metropolitana
bolognese, cittadina bagnata dal fiume Reno e orientata in direzione di
quell’asse emiliano che poi sfocia nella Motor Valley nota in tutto il mondo.
I numeri
dell’azienda. Oggi il
Gruppo Didimo Zanetti conta 240 persone per 50 milioni di euro di fatturato nel
2022 e una quota di investimenti in tecnologia avanzata che varia tra i 2 e i 3
milioni di euro all’anno. Tanta roba davvero. L’headquarter è ancora oggi a
Casalecchio, con due stabilimenti che si sviluppano su ben diecimila metri
quadrati coperti. E poi c’è il terzo stabilimento ad Aprilia, nel Lazio, aperto
nel 2005 e dedicato alla lavorazione degli ingranaggi cilindrici, su altri
cinquemila metri quadri.
Ma a cosa
servono gli ingranaggi conici e cilindrici, a denti diritti ed elicoidali? Questi
componenti sono il cuore della trasmissione, che trasmette la potenza generata
dal motore alle ruote.
«Noi facciamo ingranaggi da
trasmissione da sempre e all’inizio, ossia nei primi anni ’50 e ’60, fornivamo
i prodotti a quell’industria del motociclo molto fiorente. Poi col tempo ci
siamo avvicinati al trattore grazie a Lamborghini, all’epoca impegnata nella
costruzione dei mezzi agricoli. D’altronde negli anni ’70 e ’80 il motociclo aveva
un mercato con fluttuazioni molto forti, mentre quello delle macchine agricole
è sempre stato un mercato più stabile», dice
Giovanni Melandri, CEO di Didimo Zanetti, entrato in azienda nel 2005.
Grande attenzione
al cliente e all’evoluzione del mercato, investimento continuo in tecnologie
sempre più avanzate, mantenendo però
inalterata quell’attenzione maniacale al dettaglio. Oggi l’azienda è al
servizio delle applicazioni più complesse: si tratta di macchine agricole,
macchine movimento terra, moto di alta gamma, ma anche auto da competizione. E
c’è di più. I nuovi business guardano alle applicazioni legate alle turbine
eoliche e ai veicoli speciali off-highway. Dalla fornitura dei prototipi e fino
alla serie, si produce in co-design, ossia con il coinvolgimento attivo dei
clienti.
Persone e
tecnologie. Competenze
specialistiche in grado di fare la differenza. In fondo è questa la cifra
distintiva di Didimo Zanetti. «Qui combiniamo l’esperienza di
specialisti altamente qualificati con i migliori macchinari di produzione e con
le prove-test all’interno dei tre stabilimenti, tutti italiani», precisa Melandri. Una proporzione che vede persone e
macchine equamente suddivise: al lavoro 190 professionisti altamente qualificati
per oltre 200 macchine all’avanguardia. Un capitale umano che fa la differenza.
Così molte delle macchine sono automatizzate o assistite da robot per rendere
possibile la produzione di alti volumi e garantire il massimo livello di
precisione. Ma è la specializzazione delle persone che garantisce l’elevato livello qualitativo dei prodotti.
Azioni
che permettono all’azienda di crescere, scalando nuovi mercati internazionali:
così oggi si esporta oltre la metà dei prodotti all’estero. «Negli anni ‘70 i trattori di alta potenza
potevano arrivare a 100 cv. Oggi i trattori di alta gamma arrivano oltre i 400
cv. Per gestire motori di questa potenza le tecnologie degli ingranaggi si sono evolute enormemente,
e realizzare questi prodotti è diventato sempre più complesso. Per produrre
questi ingranaggi sono indispensabili tecnologie e skills di alto livello», conclude Melandri. Ancora una volta le
persone dovranno guidare quella trasformazione tecnologica che prende il nome
di modernità.
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