Nel 1972, a Bologna, nasce CEFA, una ONG fondata da Giovanni Bersani e Padre Angelo Cavagna, insieme ad un gruppo di cooperative agricole emiliano-romagnole. L’idea era semplice, ma visionaria: portare le loro competenze nei territori rurali dell’Africa e dell’America Latina, dove l’agricoltura rappresentava, e rappresenta ancora, la base della vita quotidiana. Per FARE INSIEME Charity, Lucrezia Lanzani intervista Alice Fanti, direttrice di CEFA
FARE INSIEME CHARITY è lo spin-off del progetto FARE INSIEME dedicato alla presentazione di alcune onlus e società no profit, realtà fortemente presenti nei territori di Bologna, Ferrara e Modena e che svolgono un lavoro straordinariamente importante e cruciale per l’intera comunità
di Lucrezia Lanzani*
“Cooperazione: organizzazione di lavoro in
comune, per il conseguimento, senza intermediari, di un dato fine di
produzione, di consumo o di credito”.
Nel 1972, a Bologna, nasce CEFA: una ONG
fondata da Giovanni Bersani e Padre Angelo Cavagna, insieme ad un gruppo di
cooperative agricole emiliano-romagnole. L’idea era semplice ma visionaria:
portare le loro competenze nei territori rurali dell’Africa e dell’America
Latina, dove l’agricoltura rappresentava - e rappresenta ancora - la base della
vita quotidiana.
In oltre cinquant’anni di attività, CEFA (Comitato
Europeo per la Formazione e l’Agricoltura) è cresciuto molto, ampliando i suoi
orizzonti. Oggi, accanto all’agricoltura, lavora anche sui temi della parità di
genere e dell’inclusione lavorativa, sempre con un principio guida: ascoltare i
bisogni di ogni comunità e rispondere in modo concreto, migliorando diversi
aspetti della vita quotidiana.
Un esempio è il progetto “Acqua per
crescere”, attivo in Tanzania e Somalia. L’acqua non è soltanto fondamentale
per bere e garantire igiene e salute, ma rappresenta anche una fonte di reddito
per le famiglie che vivono di agricoltura. Eppure, in alcune aree, la sua
mancanza diventa persino un ostacolo all’istruzione: ci sono bambine che non
possono frequentare la scuola durante il periodo delle mestruazioni, perché
mancano le condizioni igieniche. Creare pozzi comunitari significa non solo
alleggerire il carico della raccolta d’acqua per le donne, ma anche favorire
l’accesso all’istruzione, spesso in scuole residenziali lontane dai villaggi.
«Per questo - racconta Alice Fanti,
direttrice di CEFA - stiamo lavorando anche sugli orti scolastici: garantiscono
cibo agli studenti, ma sono anche spazi di apprendimento. Vogliamo che le
scuole siano autosufficienti dal punto di vista alimentare, così da permettere
ai ragazzi di viverci durante l’anno accademico».
Accanto al tema dell’acqua, CEFA porta
avanti anche progetti dedicati al lavoro. Perché il lavoro non è solo
sostentamento, ma anche dignità, autonomia, realizzazione. Creare opportunità
lavorative è la base di ogni percorso, soprattutto nel Nord Africa, per
favorire integrazione e inclusione, anche dopo un processo migratorio.
«Lavoro, ambiente e agricoltura sono i tre
pilastri del nostro impegno - continua Fanti - sempre accompagnati dalla lotta
alle disuguaglianze. Per questo ci rivolgiamo soprattutto a donne e bambini, i
più fragili e spesso i più colpiti».
Anche in Italia CEFA lavora molto, con
progetti di educazione alla cittadinanza globale, rivolti sia a studenti che ad
adulti. L’obiettivo è sensibilizzare sui grandi temi che affronta ogni giorno,
a partire dalle disuguaglianze di genere, stimolando empatia e consapevolezza.
Ogni anno, il 16 ottobre - Giornata
mondiale dell’alimentazione, istituita in occasione della nascita della FAO -
CEFA porta il suo messaggio nel cuore di Bologna, in Piazza Maggiore, con
l’evento “Riempi il piatto vuoto”. Quest’anno il tema è l’impatto dei conflitti
e delle guerre sull’accesso al cibo e sulle conseguenze della violenza. La
piazza si riempie di piatti vuoti, che le persone possono simbolicamente
riempire, creando una grande opera di pixel art: un gesto collettivo per dire
no alle disuguaglianze. L’evento è accompagnato da dibattiti e riflessioni. La
locandina porta la firma di Beatrice Alemagna, che ha donato un’illustrazione
dedicata: una bambina che vola su un uccello, stringendo un piatto vuoto.
«Un’immagine che parla di
migrazioni - conclude Alice Fanti - che io preferisco definire non volontarie.
Perché il nostro compito è proprio questo: lavorare affinché lo spostamento
delle persone diventi una scelta e non un obbligo».
*Lucrezia Lanzani è una ex studentessa del Liceo Steam Emilia, che ora studia Communication Science all'Università di Amsterdam. Ha diciotto anni e da sempre è interessata a tematiche sociali, da più di tre anni presta attività di volontariato in diverse realtà della sua comunità.
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