Nel modenese c’è un’azienda nata nel 2000 che è impegnata da sempre a trasformare processi complessi in relazioni fluide e valore tangibile. Ma c’è di più. Nel corso degli anni l’azienda si è evoluta da system integrator tradizionale a consulente strategico e tecnologico. Con le persone al centro. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Claudio Masini, amministratore delegato di Quix
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Ve
lo ricordate quel suono stridulo che accompagnava i primi collegamenti ad
internet quando il mondo – come la rete, ovviamente – andava lento e il
telefono di casa risultava occupato dalla connessione a 56K? Un rumore greve,
quasi fastidioso, ma oggi dolcissimo nel ricordo di quella generazione a
cavallo tra analogico e digitale. Ecco, ora al suono che ci riporta alla fine
degli anni ’90 e ai primi anni 2000, aggiungiamo anche un dove. Siamo
nella provincia modenese, quella operosa e coraggiosa. Quella che non si
sottrae alle sfide del tempo e che, anzi, lo cavalca. Proprio qui, precisamente
a Campogalliano, nel modenese, il 14 novembre 2000 prendeva forma Quix.
Un’impresa accesa da un gruppo di amici, un gioco di parole che richiamava già
all’epoca – che visionari! – quella “x” espressione di experience. Poi,
quando la crescita lo richiese, il trasferimento a Soliera e poi
successivamente a Modena. Un’avventura imprenditoriale che ancora pulsa di
innovazione, legami umani e visione tecnologica. «Ma quegli amici seduti al
tavolino di un bar erano animati da una curiosità sincera: capire cosa Internet
potesse davvero significare per il business», afferma Claudio Masini,
amministratore delegato di Quix. Una base tecnica solida — Masini è perito
elettronico e ingegnere informatico — accompagnata dall’energia di chi sa che
la tecnologia non basta da sola: «Il tempo ci ha fatto evolvere e adattare alle
mutate esigenze di clienti sempre più grandi, ma conserviamo da sempre la
volontà di aiutare i clienti in modo sartoriale», dice Masini.
Identikit
dell’azienda. La squadra conta 105 dipendenti per un
portafoglio clienti che spazia dalla ceramica all’automotive, dal fashion al
bancario, dai trasporti alla pubblica amministrazione. Settori diversi, un
unico comune denominatore: trasformare processi complessi in relazioni fluide e
valore tangibile. «Mettiamo la tecnologia al servizio dei nostri clienti con lo
scopo di creare valore. È il valore che fa la differenza, non la tecnologia»,
puntualizza Masini. Nel corso degli anni la dimensione è maturata: da system
integrator tradizionale Quix è diventata consulente strategico e tecnologico.
Un salto non solo formale. «Con i clienti della fondazione ci siamo costruiti
crescendo insieme. Erano appena scoppiate le bolle della new-economy, ma noi
non eravamo preoccupati perché avevamo scelto di andare piano, un passo alla
volta». E quel passo alla volta ha tracciato una traiettoria che oggi vale:
expertise, fiducia, relazioni decennali. Nel 2019 arriva un momento chiave:
Quix diventa partner certificato Salesforce. «Questa scelta ci dà accesso a una
piattaforma internazionale ben posizionata sul mercato e ci permette di
coniugare l’expertise raccolto negli anni con una piattaforma enterprise in
costante evoluzione su temi come l’intelligenza artificiale», osserva Masini.
La posta in gioco? La relazione tra brand e clienti, ridefinita in un mondo
cloud, scalabile, personalizzabile. Non è tecnologia per la tecnologia, ma
tecnologia che semplifica, che abilita, che trasforma. Un cambio di paradigma:
dalla logica delle macchine al valore delle persone. «Essere partner significa
per noi non terminare mai con un cliente, ma continuare il processo di
miglioramento. In molti casi abbiamo rapporti che superano i venti anni di
storia. In un mondo dove tutto corre molto veloce e gli utilizzatori dimostrano
a volte una resistenza al cambiamento, è necessario collaborare con i clienti e
mettere in pista un “piano di adoption” per coinvolgere gli utilizzatori,
renderli parte del processo di innovazione», dice Masini. La parola
“customer-centricity” non è un cliché nel vocabolario Quix: è metodo, è
attitudine. «Il cliente è sempre il centro attorno al quale creare valore.
Questo vale per noi verso i nostri clienti, ma vale ancora di più per i nostri
clienti verso i loro clienti finali», spiega Masini. Soluzioni che ruotano
attorno a questo rapporto: CRM, e-commerce, scambio informativo fra diversi
attori del business.
Cultura e comunità. Formazione, cultura,
capitale umano: gli ingredienti del successo silenzioso, ma potente.
«Dedichiamo quasi il 5% del totale del tempo a disposizione per attività di
formazione specifica», dice Masini. Non è un plus, è parte integrante del
progetto azienda-persona. E il legame con il territorio con l’Emilia-Romagna
culla di manifattura e innovazione? «La maggior parte dei nostri clienti è
ubicata qui. Essere consulenti significa avere relazioni e, nonostante siamo
alfieri della digitalizzazione, crediamo che un rapporto umano porti maggior
valore nello scambio con i nostri clienti». Il territorio come base,
l’ecosistema come alleato: Quix ha costruito una rete di collaborazioni con
altre aziende digitali, perché «non possiamo sapere tutto e su temi specifici
preferiamo collaborare con altri partner piuttosto che perdere il rapporto di
fiducia con i clienti avventurandoci in materie che non sono nella nostra sfera
di competenza». Qual è il prossimo orizzonte? «Per il 2026 prevediamo una crescita
delle attività legate all’automazione dei processi mediante l’adozione di
soluzioni AI», annuncia Masini. Un’idea semplice: la tecnologia al servizio
della relazione. Un passo alla volta, insieme.
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