Nel cuore di Bologna, in via Galliera, da un vecchio laboratorio ristrutturato nasce un panificio che reinventa il modo di fare il pane e di farlo insieme. Un’impresa diventata nel tempo una costellazione di altre imprese. Un po’ come il profumo buono del pane che si espande. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Pasquale Polito, fondatore di Forno Brisa e oggi CEO di Breaders Srl Società Benefit
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Ci sono storie che le annusi prima ancora di vederle o di ascoltarle. Come quella che sto per raccontarvi. Ha il profumo buono del pane appena sfornato e racchiude molto di più di quello che si sente col naso. Perché questa storia è fatta di mani che impastano e di cuori che battono all’unisono. Perché da un forno è nata una costellazione. Da un impasto, una rete. E proprio da un gesto antico – impastare, attendere, condividere – nasce una delle esperienze imprenditoriali più sorprendenti degli ultimi anni. Questa storia nasce a Bologna, in quella città che sa essere comunità. Siamo in via Galliera, nella zona del centro storico. Qui dieci anni fa due ragazzi accendono un forno e in fondo accendono un’idea nuova di impresa. È da questa strada lastricata di portici e di buone intenzioni che diventano azioni concrete da emulare che comincia la storia di Forno Brisa, laboratorio artigianale fondato da Pasquale Polito e Davide Sarti. Tutto parte da un vecchio laboratorio ristrutturato, pochi soldi, tante idee. In poco tempo la città si innamora del progetto e oggi quella pasta lievitata è diventata Breaders, gruppo multi-brand da oltre 22 milioni di euro di ricavi, 28 punti vendita e più di 300 persone coinvolte al lavoro.
La storia dell’impresa. Ma restiamo in quel panificio di Bologna, con la voglia di fare le cose per bene e di farle insieme. «Eravamo due studenti appassionati di cibo e cultura. Io geografo, Davide comunicatore. Abbiamo studiato tanto la materia, sia nella teoria che nella pratica. Abbiamo sperimentato e abbiamo impastato. E da quell’impasto è nata la nostra impresa. Volevamo creare un forno che fosse un luogo di relazioni, di calore, di cura. In fondo il pane è sempre stato questo: un gesto umano prima ancora che un prodotto». Così racconta Polito, 38 anni, abruzzese di nascita e bolognese d’adozione. Nel cuore dell’Emilia, dove l’impresa è spesso un fatto collettivo, Forno Brisa diventa ben presto un simbolo di un modo diverso di lavorare: aperto, condiviso, plurale, persino pop nella sua accezione più bella. Un piccolo laboratorio capace di unire artigianato e visione, con l’ambizione di dimostrare che si può crescere senza snaturarsi. «Dopo il primo forno ne abbiamo aperto un secondo, poi un terzo. A un certo punto ci siamo detti: cavoli, stiamo costruendo un’azienda! Ma non volevamo perdere la nostra anima. Così abbiamo iniziato a studiare modelli organizzativi, economia, gestione: per noi l’impresa è diventata un campo di sperimentazione, proprio come la panificazione», ricorda Polito. Da lì la trasformazione: da bottega a rete di imprese artigiane. Nasce Breaders, società benefit certificata B-Corp che riunisce alcune delle migliori bakery italiane: Forno Brisa a Bologna, Davide Longoni a Milano, Mamm a Udine, Mercato del Pane a Pescara, Pandefrà a Senigallia. Di più. Le fa dialogare come una squadra. «Non è una fusione, ma un’alleanza. Ognuno mantiene la propria identità, ma condividiamo strumenti, competenze, visione. È un modo nuovo di crescere, più cooperativo che competitivo», dice Polito. Breaders oggi è un piccolo distretto del pane e delle idee, una public company artigianale che integra filiere diverse: il pane dai campi al mulino, il caffè specialty dalla torrefazione alla tazzina, il cioccolato dalla fava alla tavoletta. Tutto parte da una convinzione: il valore nasce dalla trasparenza e dal controllo della materia prima. Per questo in Abruzzo, a Nocciano, luogo natale di Pasquale, è nato il Mulino Collettivo. Qui presto sorgerà anche una scuola del pane dove agricoltura, molitura e panificazione si uniscono in un percorso formativo unico nel Paese. «Vogliamo formare una nuova generazione di artigiani consapevoli, capaci di pensare come imprenditori e agire come comunità. Il futuro del food passa da lì: dalla capacità di unire testa e mani, cultura e impresa», dice Polito.
La forza dell’ecosistema. Il gruppo, oggi in piena espansione, ha appena lanciato il terzo round di crowdfunding con un obiettivo di 7,5 milioni di euro per finanziare nuove aperture e acquisizioni anche in Europa. Dopo i 1,2 milioni di euro raccolti nel 2020 e i 4,3 milioni di euro del 2023, questa nuova campagna conferma il modello di impresa diffusa che coinvolge investitori, collaboratori e clienti in un’unica visione di crescita condivisa. Ma oltre i numeri resta l’essenza. Breaders è un ecosistema che parla di cura, cultura e comunità. Cura delle persone e dei territori. Cultura del fare bene. Comunità come terreno fertile dove le idee lievitano. È anche un’impresa felice, nel senso più concreto del termine. «Per noi felicità vuol dire lavorare in un luogo dove puoi crescere, imparare, sbagliare. Un’impresa felice non è quella perfetta, ma quella viva. E come il pane, vive solo se la impasti ogni giorno». Bologna, ancora una volta, fa da sfondo e diventa icona: città delle botteghe e delle imprese cooperative, del sapere e del saper fare. Qui il pane è racconto, impresa e collante sociale. Qui l’idea di un giovane abruzzese, innamorato del cibo e delle persone, si trasforma in un progetto che unisce arte bianca, economia e visione. Perché fare impresa – come fare il pane – è un atto di fiducia: ci vogliono tempo, pazienza, calore. Quella perseveranza che sforna le cose più belle e in fondo più buone.
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