A Bologna un gruppo mette a disposizione le competenze sulle tecnologie
di frontiera per aiutare tramite la transizione digitale diverse tipologie di
imprese. Tutto nasce dall’idea di sposare le tecnologie di
frontiera come strumento di trasparenza e efficacia nel loro utilizzo. Oggi
IQC-Pomiager conta trenta professionisti e un previsionale di 4 milioni di euro.
Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Daniela
Gabellini e Giuseppe Adduce,
rispettivamente Direttore Generale e AD allo sviluppo del Gruppo IQC-Pomiager
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
Uno per tutti, tutti per uno. Vi sembrerà strano, ma per raccontare questa storia
imprenditoriale nata sotto il cielo d’Emilia bisogna scomodare anche questa
storica frase tratta dai tre infallibili Moschettieri del Re: Athos, Porthos e
Aramis, ossia gli spadaccini più ammirati del mondo. Perché quella che stiamo
per raccontarvi è sì una storia che parla di tecnologie, ma che parte dalle
persone e soprattutto dall’alleanza tra loro. Tutto nasce dalla condivisione di
una precedente esperienza professionale, messa poi a fattore comune dal 2013. Così
nasce IQC Pomiager, diventando società di information technology. Ed
ecco allora spiegato il senso del nostro incipit, quel richiamo al gioco di
squadra.
Il ruolo delle tecnologie blockchain. Da oltre dieci anni questa realtà studia e progetta
soluzioni innovative che rendono le tecnologie più accessibili per
organizzazioni di ogni taglia e tipologia. Ma attenzione. Lo abbiamo detto poco
fa. Persone prima e tecnologie dopo. Ma in fondo alle tecnologie ci si
arriva eccome. Tra gli obiettivi della società c’è quell’idea di semplificare
la strada verso l’Industria 4.0. L’intuizione nasce grazie alle
competenze del team e all’approfondimento delle potenzialità legate alla blockchain
come strumento per la certificazione digitale di dati e informazioni. Una garanzia
di sicurezza, inalterabilità, immutabilità. Un valore aggiunto imprescindibile
in tutte le transazioni economiche e commerciali. Ma cosa significa blockchain?
In italiano questa parola va tradotta come blocchi concatenati. Si
tratta di una struttura dati che consiste in elenchi crescenti di record
denominati appunti blocchi, collegati tra loro in modo sicuro utilizzando la
crittografia. Poiché ogni blocco contiene informazioni su quello precedente,
questi blocchi formano una catena con ogni blocco aggiuntivo che si collega a
quelli precedenti. Ecco perché le transazioni blockchain sono irreversibili:
una volta registrate, i dati in un determinato blocco non possono essere
modificati retroattivamente senza alterare tutti i blocchi successivi. Ed ecco
perché la blockchain rientra nella grande famiglia dei registri distribuiti: si
tratta di sistemi che si basano su un registro replicato, condiviso e
sincronizzato tra più soggetti presenti in più luoghi. Insomma, tornano ancora
una volta quei tre moschettieri con l’idea di uno per tutti, tutti per uno.
«La blockchain
offre numerosi vantaggi in termini di sicurezza, trasparenza e immutabilità dei
dati. L’utilizzo di questa tecnologia ci ha reso leader in Italia. Applicata alla certificazione digitale, assicura
l'immutabilità dei dati. Questo garantisce che, una volta validati, i dati
contenuti nella certificazione rimangano inalterati e protetti da qualsiasi
manomissione anche involontaria. Crediamo che la certificazione digitale sia un
potente strumento per affermarsi e distinguersi sul mercato», raccontano
Daniela Gabellini e Giuseppe Adduce, rispettivamente Direttore Generale e AD allo
sviluppo del Gruppo IQC-Pomiager.
Identikit dell’azienda. Ancora una volta si parla al
plurale. Il gruppo, impegnato nei sistemi informatici
all'avanguardia, nasce a Bologna in via di
Corticella, in direzione nord dal centro della città. Tutto parte da un piccolo
appartamento, ma poi le cose vanno bene e ci si allarga, abbattendo muri per
farsi spazio. Oggi anche i numeri sono importanti: 30 dipendenti per un fatturato in crescita e la prospettiva di raggiungere 4
milioni di euro nel 2024. «Quando ci siamo insediati nella nuova sede
non avevamo tavoli o scrivanie, ma solo la voglia di fare cose assieme. Nelle
nostre intenzioni c’era la volontà di metterci in sinergia per fare consulenza
ad alto contenuto tecnologico in linea con la transizione digitale», ricordano
Gabellini e Adduce. Blockchain, si diceva qualche riga sopra. Ecco, il primo esempio di ambito applicativo ha interessato la piattaforma tecnologica
C-BOX. Obiettivo: rendere trasparenti gli apprendimenti acquisiti dalle
persone in tutti i contesti formativi ed esperienziali attraverso l’uso del Digital
Badge. Ma c’è di più. Il gruppo fornisce servizi di business integrati tra l’IoT (ossia Internet of Things) e l’IoC (ossia Internet
of Competence). C’è la blockchain, ma ci sono anche intelligenza artificiale
generativa, big data, NFT. «Collaboriamo con
istituzioni, enti e organizzazioni pubbliche e private distribuite sull’intero
territorio nazionale e operanti nei settori servizi, industria e formazione. Da
quest’anno stiamo valutando strategie di internazionalizzazione e abbiamo
costituito una società di diritto americano a Filadelfia», concludono Gabellini e Adduce. Ancora una
volta entra in scena il gioco di squadra, quell’uno per tutti, tutti per uno
che fa sempre la differenza.
Clicca qui per ascoltare il podcast sulle principali piattaforme di ascolto https://podcast.confindustriaemilia.it/
Leggi le altre interviste