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FARE INSIEME - Ep. 167 - Makros, quei supereroi in campo per proteggere il patrimonio culturale

«Oggi siamo una realtà che oltre alla progettazione fa design»

15/01/2024

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A Ferrara c’è un imprenditore che ha rivoluzionato il sistema di protezione per archivi e musei di tutto il mondo. Makros – una decina di dipendenti e una squadra trasversale di esperti – si occupa della protezione da fuoco, acqua e deterioramento dei beni culturali: così si tutelano pergamene, libri antichi, documenti, opere d'arte e suppellettili il più delle volte conservati nei depositi. E c’è di mezzo ora anche l’intelligenza artificiale. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Massimo Luise, fondatore e CEO di Makros

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Ci credete ai supereroi? Lo so, è una domanda insolita, però ascoltate la storia che sto per raccontarvi e – qualora siate degli scettici incalliti – vi convincerete che i supereroi esistono per davvero e soprattutto che ogni tanto abitano vicino a noi e che proteggono non solo il nostro futuro, ma anche il nostro passato. Ma procediamo con ordine. Questa storia inizia con un signore che all’alba dei suoi 51 anni diventa startupper. Insomma, un bel giorno – ma dopo averci pensato a lungo e soprattutto dopo aver studiato a lungo – decide che vale la pena fare un triplo salto carpiato lungo 20 millimetri. Perché quell’intercapedine cuscinetto per protezione ignifuga che si inventa Massimo Luise, fondatore e CEO di Makros, è di soli 20 millimetri e dà una protezione enorme agli archivi di ogni sorta.

Storia dell’azienda.
Così questo perito esperto in sistemi di archiviazione si scrive da solo il proprio brevetto e lo deposita alla Camera di commercio di Ferrara. Luise negli anni ha lavorato per diverse aziende che facevano solo contenitori per l’archiviazione, andando in giro per musei, biblioteche e archivi per proporre quelle soluzioni. Poi l’intuizione geniale. «Ho visto tantissimi archivi e ho capito cosa ancora mancava: una protezione reale del patrimonio culturale», precisa Luise. Ora Makros fa proprio questo: costruisce sistemi di archiviazione misurabili in centinaia di metri o addirittura chilometri per la protezione e conservazione da fuoco, acqua e deterioramento dei beni culturali: così si tutelano pergamene, libri antichi, documenti, opere d’arte e suppellettili il più delle volte conservati nei depositi. Ecco allora che torna con forza quel ruolo da supereroe impegnato a proteggere i beni culturali, dal fuoco ma non solo. L’azienda dispone di sette brevetti a livello mondiale. «Le sfide più grandi non sono quelle legate al fuoco. Di fatto è un evento raro, ma bisogna essere pronti a tutto. Un fenomeno importante è l’acqua e noi offriamo un guscio che protegge e fa da barriera. E poi dobbiamo però considerare come avviene quotidianamente la conservazione», ricorda Luise. Così Massimo Luise e la sua squadra – insieme a biologi, matematici, periti esperti in sensoristica – studiano le condizioni che si replicano negli armadi per prevenire la presenza di funghi, acari e batteri e hanno depositato un brevetto per prevenire con algoritmi di intelligenza artificiale quegli elementi degradanti dell’ambiente. Sensori di ultima generazione dialogano con software creati da zero. Una cosa straordinaria. Così nasce la protezione dell’Archivio centrale di Stato, ben tredici chilometri dislocati in zona Eur a Roma. Ma anche la protezione del  Centro culturale a Istanbul: addirittura ventisette chilometri di fortezza a dodici metri di profondità per il polo bibliotecario di Rami Barrack a Istanbul, che contiene fino a due milioni di libri. Ma ci sono archivi protetti nelle più grandi università d’Italia come Torino, Milano, Bologna e Ferrara. O ancora la prima installazione in Città del Vaticano. Oggi Makros è tra le cento realtà presenti nell’ultimo Rapporto Italian Cultural Spaces Stories promosso da Symbola e presentato all’Adi Design Museum di Milano. L’azienda conta un network di un centinaio di professionisti esterni composto da biologi, matematici, informatici, architetti, designer, legali. E quanta strada dagli esordi. «Ricordo all’inizio la sensazione di avere avuto un’intuizione importante, il desiderio di lavorarci giorno e notte, la stanchezza e l’entusiasmo mentre tutto andava avanti. Ho studiato senza sosta. Il momento più appagante? Quando tredici anni fa all’Istituto Giordano di Rimini abbiamo sperimentato il prototipo Blockfire. Dopo un’ora nelle fiamme a mille gradi il contenuto era intatto. Ho capito di essere passato dalla teoria alla pratica», ricorda Luise.

Identikit dell’azienda
. Siamo a Ferrara, tra la facoltà universitaria di ingegneria e il Tecnopolo. Qui viene fatta progettazione, ideazione, design. La produzione per ora è in Veneto, ma si conta di arrivare a realizzare le installazioni sul territorio, creando una filiera dedicata. Nove dipendenti compreso il CEO più un network di un centinaio di professionisti esterni tra agenti, architetti, biologi, informatici, legali. I mercati coperti sono quello europeo e asiatico, ma presto arriverà quello americano. Tra i clienti ci sono istituzioni culturali pubbliche e private, quindi archivi, musei, università, banche, tribunali, grandi aziende. «Il nostro DNA è la continua ricerca di sistemi di protezione del patrimonio culturale. La scienza non mente. Siamo rimasti intatti nel mantenere un’azienda snella e dinamica, implementata con l’ingresso di nuove figure e con l’autorevolezza del comitato tecnico scientifico. Oggi siamo una realtà che oltre alla progettazione fa design», precisa Luise. Si proteggono così opere d’arte, quadri, sculture, fotografie, suppellettili. Parliamo di protezione e conservazione intelligente. «I nostri competitor si occupano soprattutto del contenitore, quindi dell’oggetto esterno, non della protezione del materiale contenuto. Noi abbiamo sviluppato la protezione, preoccupandoci di garantire la conservazione, facendo leva sulle nuove e moderne tecnologie e intelligenze. La protezione avviene ogni tanto, mentre la conservazione deve essere costante, continuativa, efficace», dice Luise. La tecnologia è applicata all’informatica avanzata: prima di ogni installazione vengono infatti effettuate indagini ambientali. Tutto ciò presuppone ricerca continua e trasversale. Così il 70% dell’utile va in R&D. Il sogno nel cassetto per il futuro? Luise non ha dubbi: «Portare le nostre installazioni in tutti i siti culturali del mondo. Dare concretezza a tutti i nostri brevetti. Esportare il Made in Italy ovunque il patrimonio culturale lo richieda». In fondo i supereroi sono così. Sognatori con una lucida visione.

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