Nella zona industriale di Modena c’è un’azienda di famiglia, giunta alla sua seconda generazione, che fa molle per svariati utilizzi. Certo, le molle sono molle, ma oggi si fanno in modo diverso, con processi e macchinari moderni, riducendo al minimo la necessità di lavorazioni manuali successive alla produzione dalla macchina. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Matteo Cionini, AD di Mollificio Modenese
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
La
vita di tutti i giorni – e quella nelle aziende per le quali si lavora – è
davvero imprevedibile. In fondo è fatta di andate e ritorni, di corsi e ricorsi
per una storia che spesso da singola e individuale diventa collettiva. In fondo
siamo tutti connessi! Ecco, anche questo è il caso del Mollificio Modenese.
Siamo a Modena, nella zona industriale Torrazzi dove c’è tutto un brulicare di
imprese. Proprio qui verso la fine degli anni Cinquanta prende forma una realtà
che avrebbe nel tempo fatto la differenza. Ma procediamo con ordine. Il
Mollificio Modenese nasce da un’intuizione di due fratelli che hanno deciso di
fare affari insieme: si tratta di Mario e Alfio Landi, ex dipendenti del
Mollificio Industriale Persicetano, un’impresa che ha fatto storia da queste
parti. Giuseppe Cionini, anche se tutti lo conoscono come Ivan, diventa presto
un loro dipendente. Poi negli anni arrivano altre esperienze e il salto
imprenditoriale insieme ad altri due soci con la creazione di un altro
mollificio tuttora esistente. Ma le cose non restano mai ferme, statiche. Per
dissidi successivi nel 1990 Giuseppe Cionini esce dalla società che aveva
contribuito a fondare e contemporaneamente i fratelli Landi decidono di cedere
la loro attività. Le loro strade si incontrano nuovamente. Così i Landi lo
contattano e trovano un accordo. Si accende una nuova impresa.
La
storia. Cilindri oleodinamici, attrezzature, mediche,
macchine per ceramica e il packaging, robotica, trattori, sedili, macchine per
la pulizia, ascensori, montascale, nautica, freni, pompe, valvole, irrigatori,
linee vita, gestione dei rifiuti. Quando parli di molle si apre un mondo! Oggi
l’azienda è in grado di realizzare un’ampia gamma di molle, ganci, minuteria
metallica e particolari sagomati. Qui lavorano 14 persone per oltre 600 clienti
all’anno e un fatturato complessivo superiore ai 2 milioni di euro nel 2023.
«La molla è un prodotto molto trasversale, necessario in prodotti di ogni tipo.
Tra i nostri clienti abbiamo aziende che producono macchinari per il settore
agricolo. Poi c’è il comparto edile. E ancora il packaging, l’illuminazione, la
nautica, i macchinari industriali per la pulizia e quelli medicali», racconta Matteo Cionini, amministratore
delegato di Mollificio Modenese. Questo imprenditore emiliano con
in tasca una laurea in ingegneria informatica e alla guida dell’azienda di
famiglia come seconda generazione, è entrato nel lontano 2003. «Ho preso le
redini dell’azienda e con quella mia passione per il digitale non siamo stati
colti impreparati dall’avvento di Internet, dall'industria 4.0 e da tutta la
rivoluzione digitale degli ultimi vent’anni. I primi anni sono stato in
produzione e ho imparato ad utilizzare la maggior parte delle macchine,
attività fondamentale per poter prevedere eventuali problematiche. Il momento
più difficile? Quel 2009 segnato da un crollo del fatturato del 40%. Il momento
migliore? Il 2023 appena passato e precisamente quel giorno in cui abbiamo
finito di pagare il finanziamento per l'acquisto dell'immobile, che finalmente
è diventato tutto nostro», ricorda Cionini.
Valori e visione. «La nostra caratteristica
è la flessibilità produttiva e l’ampia gamma di prodotti forniti. A livello di
prodotto, in fondo nulla è cambiato da decenni: le molle sono molle, ma le
facciamo in modo diverso, con processi e macchinari moderni, riducendo al
minimo la necessità di lavorazioni manuali successive alla produzione dalla
macchina. In questo momento stiamo studiando i vari aspetti legati alla
sostenibilità, non solo ambientale ma anche relativa alle persone e alla
governance, in modo da intraprendere un percorso che
migliori ulteriormente il nostro impatto sull’ambiente e sulle comunità», dice
Cionini. Negli anni, oltre ai materiali tradizionali come acciaio armonico e
inox, il lavoro si è orientato su ottone, bronzo, inconel. L’azienda è in
quell’Emilia Valley che ha distretti sempre più connessi a mercati globali, ma
ancorati alla propria storia, alle proprie radici. Cionini non ha dubbi. «Amo
la mia città e la mia terra. Non credo che potrei vivere così bene altrove.
D’altronde quando parliamo di Emilia nel mondo si associa subito l’idea di cose
fatte per bene e con amore. E poi qui è facile fare impresa: in un raggio di
pochi chilometri si trovano tutti i servizi, i trattamenti, le lavorazioni che
possono servire». Eccola, la ricetta del successo. Fare squadra sul territorio,
anche con squadre diverse.
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