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FARE INSIEME - Ep. 224 - Panaro, dall’Emilia al resto del mondo con quella pesca vincente nel packaging

«Ci siamo impegnati per una produzione a zero emissione»

6/12/2024

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Da un piccolo laboratorio familiare di scatole da pesca nel modenese ai mercati mondiali. Questa è la storia di Panaro, impegnata a progettare e sviluppare centinaia di soluzioni innovative per il mercato dell'hardware, del packaging, dell'equitazione e della pesca. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Damiano Pasella, Direttore Marketing di Panaro

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

“Se la gente si concentrasse sulle cose davvero importanti nella vita, ci sarebbe scarsità di canne da pesca”. È una frase che amava ripetere spesso Doug Larson, storico giornalista statunitense, sagace firma del secolo scorso. La storia che stiamo per raccontare parte proprio da una canna da pesca, ma in fondo va molto oltre. Perché riesce a pescare, restando in metafora, in altre industrie e colmando nuovi bisogni. Anche qui per farlo la ricetta è sempre la stessa ed è quella del pescatore virtuoso: tanta ma tanta pazienza, capacità di cogliere i segnali deboli, azioni repentine e decise, senza indugi. Ma torniamo alla storia di impresa, che ci riporta con le lancette dell’orologio indietro di un bel po’ di anni. Tutto parte nel 1962 dall’idea di due amici diventati soci in affari: Giovanni Pasella e Otello Sirotti. Poca esperienza, tanta ambizione e idee chiare: creare scatole e contenitori in plastica per la pesca sportiva. In realtà Giovanni Pasella apre prima un sugherificio per la creazione dei tappi e per i manici delle canne da pesca. L’utilizzo del sughero lo ha preso dalla Sardegna, portandolo poi in Emilia e riuscendo a intercettare una rete di clienti nella pesca. Poi da lì, come diciamo spesso, da cosa nasce cosa. E così si affaccia nel mondo dei contenitori. Di fatto sfrutta le conoscenze per approdare nel packaging in plastica e nelle linee di imballaggio, cosa completamente nuova. Insomma, da una scatola da pesca alle scatole su svariate linee in quasi tutte le categorie merceologiche. Oggi il packaging è il business principale, mentre la pesca resta più laterale ma iconica come divisione.

Identikit
. Questa è la storia di Panaro, giunto alla terza generazione dell’impresa di famiglia con una gestione oggi affidata a tre famiglie: Pasella, Sirotti e Rizzi. Quanta strada è stata fatta da quel piccolo laboratorio familiare di scatole da pesca! Così Panaro si è evoluta nel corso degli anni aumentando in modo esponenziale la propria gamma di prodotti. Oggi l'azienda conta 98 dipendenti per 1500 clienti attivi nel mondo e un fatturato di oltre 25 milioni di euro. Il mercato guarda oltre i confini nazionali per il 60% del totale. Pensare e fare: l’azienda ha due stabilimenti ed è impegnata a progettare e sviluppare centinaia di soluzioni innovative per organizzare e proteggere qualsiasi tipo d’attrezzatura. Scatole e valigie tecniche di diverse dimensioni, linee e caratteristiche; da quelle industriali più standard ed economiche, passando per la rivoluzionaria linea EKO in polipropilene 100% riciclato fino a quelle a marchio MAX ermetiche, ultra resistenti e con certificazioni militari, vero fiore all’occhiello dell’azienda per qualità tecniche, importanza economica e notorietà del marchio a livello globale. “Da oltre 60 anni sviluppiamo soluzioni in plastica per le attrezzature dei nostri clienti”, si legge sul sito. Siamo nello stabilimento produttivo a Marano sul Panaro, mentre logistica e uffici sono a Vignola, venticinquemila anime nel modenese. «Forniamo prodotti sempre più innovativi e con un prezzo competitivo, senza mai rinunciare alla qualità dei processi produttivi e nel pieno rispetto dei più importanti protocolli e certificazioni industriali. I nostri elementi distintivi sono sempre stati la progettazione e la produzione made in Italy, l’elevata flessibilità produttiva e produzione ventiquattr’ore su ventiquattro, l’ampia possibilità di personalizzazione dei prodotti per i nostri clienti», racconta Damiano Pasella, Direttore Marketing e nipote del fondatore.

Le sfide green.
Dal fare impresa a farla in modo sostenibile, o come si dice oggi eco-friendly. «Siamo da sempre attenti alla sostenibilità e abbiamo investito costantemente in iniziative e processi per minimizzare il nostro impatto ambientale», dice Pasella. Il legame col territorio è sempre stato forte. «Da anni dialoghiamo con le amministrazioni comunali dell’Unione Terre dei Castelli per partecipare alle iniziative che coinvolgono le nostre città; siamo in contatto con scuole superiori e agenzie del lavoro per sostenere la formazione e l’inserimento lavorativo dei neo-diplomati e laureati, considerando una priorità trovare candidati residenti nel nostro territorio». Ad oggi l’80% dei dipendenti risiede nel raggio di dieci chilometri dall’azienda. Il futuro? Nel segno della consapevolezza. La plastica evolve e non è il male assoluto, ma ciò che conta è come viene prodotta, gestita, veicolata. «Ci siamo impegnati per una produzione a zero emissione, elettrica o ibrida ed ogni scarto di produzione viene riutilizzato. Soprattutto per chi fa componentistica e oggetti in plastica lo scarto è la norma, ma per noi c’è modo di evitarlo internamente e con la nostra rete di fornitori», conclude Pasella. Continuare a pescare, con il cuore e con la testa. Insomma, con passione e consapevolezza. Ecco l’equilibrio corretto per le organizzazioni di successo.

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