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FARE INSIEME - Ep. 213 - Rise Against Hunger Italia e la missione di fame zero nel mondo

«La sfida sta nel partecipare, oltre che nel donare»

14/10/2024

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“Tutto comincia da un pasto”. È questo lo slogan che segna l’impegno di una squadra trasversale che si schiera contro la fame nel mondo. L’organizzazione italiana è al servizio dei cittadini e delle aziende, focalizzata sia su progetti di responsabilità sociale di territorio che su programmi di sostegno a educazione e sviluppo in diverse aree dell’Africa Subsahariana. Per Fare Insieme Giampaolo Colletti intervista Alberto Albieri, presidente di Rise Against Hunger Italia

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Questa storia parte dal futuro. Segnatevi l’anno. 2030. Ecco, l’obiettivo è ambizioso ma possibile quando si uniscono le forze. Perché il messaggio è chiaro: arrivare al 2030 per contrastare la piaga mondiale che ci affligge e che genera altre emergenze. Poi certo, questa storia parte sì dal futuro, ma si costruisce nel passato, grazie ad un lavoro costante che implica tempo. Prendete nota anche di questa parola, così preziosa, così inafferrabile. Tempo per mettersi in ascolto. Tempo per provare a fare la differenza. Tempo per contrastare la fame con l’impegno di una comunità globale. Ecco, questa è la storia di Rise Against Hunger. E parte da lontano, non solo nel tempo, ma anche nello spazio. Perché questa organizzazione non profit nasce prima negli Stati Uniti e poi si diffonde ovunque nel mondo. Italia compresa. Tutto inizia nel 1998 da un sogno chiuso in un cassetto che ad un certo punto esce prepotentemente fuori. Così Ray Buchanan dà vita a Stop Hunger Now e all’idea di un mondo senza fame. Alla sede statunitense si sono unite quelle del Sudafrica, della Malesia, dell’India e delle Filippine, lasciando nel tempo il passo a Rise Against Hunger. Dal mondo intero all’Italia. Qui la sede è stata costituita nel 2012. Corre l’anno 2011 e un top manager impegnato da tempo nel sociale è negli Stati Uniti per un evento. Lì ha l’illuminazione. Si rende conto dell’impatto che possono generare attività di questo tipo e così, rientrato in Italia, decide di mettersi all’opera per ricreare tutto anche qui. Inizia a cercare partner e incontra Ray Buchanan con la sua Stop Hunger Now. Tutto inizia in quel momento. «Ricordo con lucidità e tanta emozione il nostro primo evento fatto a Bologna nell’ottobre del 2012, 50 volontari impegnati a confezionare 6.000 razioni con la gioia immensa degli inizi e con la convinzione di aver iniziato qualcosa di grande, qualcosa destinato a durare». Sono le parole di Alberto Albieri, manager di lungo corso e oggi a capo di Rise Against Hunger Italia, organizzazione al servizio dei cittadini e delle aziende, focalizzata sia su progetti di responsabilità sociale di territorio che su programmi di sostegno a educazione e sviluppo in diverse aree dell’Africa Subsahariana.

Identikit dell’associazione.
L’headquarter è a Bologna e i numeri sono importanti: 21.075.330 ad oggi pasti distribuiti. «Lavoriamo a eventi di meals packing e kit packing. I volontari che partecipano a un evento di confezionamento di meals hanno il compito di assemblare e confezionare pochi e semplici ingredienti per produrre in poche ore migliaia di razioni di cibo destinate a programmi di scolarizzazione di bambini e bambine in Africa. Se si partecipa a un evento di kit packing invece si preparano kit alimentari contenenti beni di prima necessità da destinare a comunità, famiglie e individui costretti a vivere situazioni di disagio e instabilità economica, derivanti da varie ragioni: guerre, calamità naturali, crisi umanitarie di altro genere», dice Albieri. Nel 2023 l’organizzazione ha coinvolto 11.124 persone per 2.610.938 euro di donazioni. Tornando alle persone, si tratta di 78.682 volontari dalla nascita di Rise Against Hunger Italia.

Le sfide sociali.
Tutto comincia da un pasto. È questo lo slogan su cui si tesse la tela di un impegno che coinvolge migliaia di persone. Il riferimento è all’Agenda 2030 dell'Onu. «Lavoriamo ogni giorno per un mondo sostenibile e il nostro lavoro quotidiano segue un modello in cinque punti fondamentali: engagement, sicurezza alimentare, emergenze, istruzione, empowerment. Partiamo dal coinvolgimento delle persone perché è il cuore della nostra azione. Partecipando agli eventi creati a sostegno della nostra causa ogni anno migliaia di persone danno il loro contributo confezionando pasti e diventando artefici di un cambiamento. Da qui il nostro claim “Tutto comincia da un pasto”», precisa Albieri. La non profit si basa su principi classici e riconoscibili in tutte le realtà che aiutano gli altri, ma adotta i meccanismi di un’azienda profit. Un approccio imprenditoriale applicato al sociale. «Questo è un tratto distintivo che può fare la differenza perché certe metodiche proprie del mondo imprenditoriale ci permettono di diversificare gli approcci e le modalità di aiuto. Siamo consapevoli che la fame alimenta lo sfruttamento, fa crescere le disuguaglianze e coltiva ingiustizie. Il presupposto di partenza è che la fame è madre di ogni compromesso: se non hai di che sopravvivere sei costretto ad accettare qualunque cosa pur di andare avanti, soprattutto se devi provvedere alle necessità di una famiglia», dice Albieri. L’ambizione nel futuro è parlare a sempre più persone che condividano valori e ideali. «Abbiamo individuato nella scuola, nello sport e nella cultura le giuste condizioni per sviluppare valori condivisi come la solidarietà, lo spirito di gruppo, il lavoro di squadra, l’aiuto reciproco, l’impegno sociale. Sono queste le strade che vogliamo percorrere per raggiungere il nostro obiettivo #famezero e costruire un mondo più equo», conclude Albieri. In fondo per fare le cose per bene servono tempo e impegno. Perché si tratta di donare, ma soprattutto di partecipare.

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