A Modena nel dopoguerra nasce un’azienda diventata nel tempo un colosso impegnato a produrre e commercializzare soluzioni oleodinamiche: si tratta di pompe e motori ad ingranaggi in alluminio e in ghisa, di divisori di flusso e di valvole direzionali componibili e monoblocco. Si guarda al mondo, ma il legame col territorio è centrale. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Angelo Pucci e Guido Leo di Salami
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
“La
cosa importante è non smettere mai di domandare. La curiosità ha il suo motivo
di esistere”. Lo ripeteva come un mantra quel genio di tutti i tempi Albert
Einstein. Ecco, nella storia che stiamo per raccontare la curiosità è centrale.
Perché è quella chiave che permette di aprire porte impensabili riuscendo a
fare un’impresa che da Modena conquista il mondo intero. Ma procediamo con
ordine. Tutto inizia da un giovane e brillante tecnico. Infatti nel primo
dopoguerra Giuseppe Salami, spinto da quella curiosità che lo contraddistingue,
inizia ad analizzare i mezzi bellici lasciati dagli americani. Di più. Studia i
componenti e i circuiti legati ai sistemi idraulici dei cingoli e delle
torrette. L’intuizione di Giuseppe Salami è di declinare quella tecnologia
nella sintesi di prodotti per applicazioni ad uso civile, delle quali l’Italia
necessita per la ricostruzione. Detto, fatto. Tra le prime soluzioni c’è senza
dubbio una pompa ad ingranaggi che permette di alzare e di abbassare l’aratro
di un trattore agricolo. In questo modo viene automatizzata una manovra che
l’operatore fino a quel momento era costretto a compiere manualmente, scendendo
dal mezzo prima di ricominciare ad arare una nuova sezione di campo. La sua
passione per la conoscenza lo spinge a cimentarsi anche nello sviluppo delle
valvole direzionali che hanno come sbocco, oltre ai trattori agricoli, anche le
prime macchine movimento-terra. Ecco spiegata la forza indomabile della
curiosità, che alimenta l’imprenditorialità.
Identikit
dell’azienda. Così Salami viene fondata nel 1956. Si
tratta di un’azienda di Oleodinamica che ha l’headquarter a Modena e che dà
lavoro a più di 100 persone, operando sui mercati mondiali con un approccio
molto orientato all’export. Lo abbiamo detto prima. Dall’Emilia al mondo
intero. Il 90% del fatturato – circa 30 milioni di euro a livello di gruppo – viene
infatti sviluppato all’estero e la rete clienti si divide grosso modo in un 40%
di costruttori e 60% di rivenditori. Ma se tutto nasce dalla curiosità è grazie
all’abilità che l’azienda si evolve. «Nel
corso degli anni abbiamo allargato i settori applicativi cui destinare i nostri
prodotti. Oggi forniamo una vasta scala di soluzioni per applicazioni mobili
che spaziano dalla agricoltura, al movimento-terra, al forestale, al marino, ai
servizi pubblici, alla logistica e altri ancora. Negli ultimi anni abbiamo
registrato una crescita importante grazie sia alle favorevoli condizioni di
mercato che alle nostre politiche commerciali»,
afferma Angelo Pucci, Managing Director di Salami. Abilità dicevamo
prima. Che fa rima anche con agilità. «Il
nostro vero elemento distintivo rispetto alla concorrenza è la notevole
elasticità nell’approccio, nella proposta e nelle soluzioni che possiamo offrire
ai clienti. In Italia fra l’altro siamo l’unica azienda puramente oleodinamica
che propone due linee di prodotto, pompe ad ingranaggi esterni e valvole
direzionali. In questo modo possiamo offrire una sinergia di applicazioni che,
pur con esigenze progettuali e produttive diverse, ci permette di soddisfare
una ampia gamma di richieste»,
racconta Guido Leo, coordinatore dell’engineering di Salami nonché nipote di
Giuseppe Salami stesso. Tutto nasce da Modena. E in questa storia – come in
tutte quelle che stiamo raccontando per delineare i contorni
dell’imprenditorialità emiliana, ossia quel fare impresa che significa fare
comunità – il legame col territorio rimane molto forte.
L’azienda plurale. L’azienda partecipa
attivamente a numerose iniziative e associazioni locali. Tra queste c’è l’ITS
Maker, ovvero la scuola biennale di specializzazione tecnica post diploma di cui
Salami è socia fondatrice. C’è poi il Club dell’Alternanza di Confindustria
Emilia, che vede l’azienda fortemente connessa con l’Istituto Tecnico Corni. E
poi ancora il costante dialogo con l’Università di Modena e Reggio Emilia. «Crediamo fortemente
nella formazione tecnica dei nostri ragazzi come base necessaria per lo
sviluppo nostro e del nostro Paese», precisa Pucci. Sulla
ricetta di successo non ha dubbi. «Servono capitale umano,
tecnologie evolute, senso di comunità e cultura valoriale. E poi ancora la
passione che spesso caratterizza chi opera in settori come il nostro e che ci
distingue da chi nel mondo produttivo persegue unicamente obiettivi economico-finanziari
che, seppur fondamentali, per noi non possono essere l’unico drive delle nostre
politiche. E ancora, avere una catena di fornitura stabile negli anni e
fidelizzata come la nostra che ci ha consentito spesso di superare insieme
momenti complessi lavorando in partnership», precisa Pucci. Ecco la
forza delle alleanze, che si riflettono sul territorio. Perché se i mercati
sono sempre più globali, l’identità locale diventa strategica.
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