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FARE INSIEME - Ep. 77 - Sarchio, pionieri del biologico

«Per natura controcorrente e il tempo ci ha dato ragione»

22/09/2022

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Sono stati tra i primi ad aprire le porte del biologico in Italia ben quarant’anni fa, quando non se ne parlava affatto. Ritratto di Sarchio, che nel 1982 a Carpi decide di scommettere su alimenti sani e naturali, senza coloranti, conservanti e privi di additivi chimici. E soprattutto biologici. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Cesare Roberto, Presidente di Sarchio

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

“Dimenticare come zappare la terra e curare il terreno significa dimenticare se stessi”. Lo ripeteva come un mantra Shunryū Suzuki, monaco e insegnante Sōtō Zen, fondatore del primo monastero zen fuori dall'Asia. E in quel pensiero c’è l’idea di memoria, attesa, cura. Ma anche il lavoro nei campi che comporta sudore e soddisfazione. Ossia il fare le cose per bene. In fondo nella storia che stiamo per raccontare c’è tutto questo. Il lavoro nei campi lo si ritrova sin dal nome di questa azienda diventata negli anni una bussola per orientare i consumi sostenibili e biologici. Perché in quel richiamo al sarchio, pala in legno e ferro con lame leggermente ricurve diffusissima come attrezzo da lavoro in agricoltura, si annida l’identità stessa dell’azienda. Sarchiare, ossia anche rincalzare le piante, ricoprire le sementi, prendersi cura della terra e in fondo di noi stessi. La denominazione aziendale ha avuto un’evoluzione nel tempo: all’inizio si chiamava “La sagra del contadino” da un dipinto del pittore emiliano Brenno Benatti, che raffigura una tenuta agricola con un contadino che smuove la terra utilizzando proprio il sarchio.

Storia di pionieri.
Tutto nasce nel lontano 1982 con quella sana ossessione di proporre alimenti sani e naturali, senza coloranti, conservanti e privi di additivi chimici. Di più. Alimenti biologici. E bisogna capire che per quegli anni parlare di biologico in Italia e nel mondo poteva sembrare assai bizzarro. Siamo a Carpi, il più popoloso dei comuni della provincia modenese. Terra abitata da grandi lavoratori dalle intuizioni geniali. Terra di pionieri, come racconta la storia di Sarchio. «Siamo tra i pionieri del biologico in Italia. Il punto di forza è la produzione, che parte da un’accurata selezione delle migliori materie prime. Le ricette sono sviluppate utilizzando solo pochi e semplici ingredienti per realizzare alimenti genuini», afferma Cesare Roberto, Presidente di Sarchio. Così l’azienda ha lavorato per la certificazione degli standard e per promuovere uno storytelling che facesse emergere il valore dei prodotti, inserendo nel packaging delle informazioni chiare ed esplicative. «In quarant’anni si è passati da 0 al 4% dei consumi. Quest’anno facciamo quarant’anni. Come diciamo noi, siamo pionieri di un’alimentazione sana e priva di chimica a livello alimentare. Questo comporta scelte a tutto tondo. All’epoca sembrava che nel mondo non si potesse creare nulla se non fatto con la chimica e in laboratorio. E invece…», afferma Roberto. Ecco, è in quell’invece che c’è l’idea di percorrere sentieri ancora non battuti con coraggio, audacia, talvolta incoscienza. Ma il tempo ha dato ragione a questa eccellenza carpigiana. Oggi l’azienda registra un fatturato di 18 milioni di euro e conta 66 dipendenti. Da Carpi al resto del mondo: in Spagna c’è una filiale nata nel 2014. Ma la presenza è anche in altri Paesi in Europa e nel Medio Oriente. Ad ottobre 2021 avviene l’acquisizione di Vital Nature Spa, realtà storica modenese specializzata nella commercializzazione di alimenti bio. «Il biologico è tutto in funzione di un miglioramento. È all’insegna del rispetto del terreno e dell’ambiente. Oggi si vedono i limiti di scelte scellerate fatte in direzione diversa rispetto al biologico e all’uso della chimica. All’epoca eravamo controcorrente rispetto alle scelte di consumatori. Quasi alieni. Ne eravamo consapevoli. Era difficile far comprendere il valore del biologico, argomentare quel posizionamento, ma sapevamo che eravamo nel giusto perché sapevamo che l’agricoltura biologica era l’unica sostenibile per l’ambiente, anche se a quei tempi non supportata da scelte d’acquisto e legislative», dice Roberto. Azienda dei record: nel 2006 è stata ottenuta l’autorizzazione a produrre alimenti bio e senza glutine da parte del Ministero della Salute come prima realtà italiana.

Il terremoto e l’ampliamento della sede.
Nel 2017, alla sede storica di quasi tremila metri quadrati, si affianca una nuova struttura: oltre seimila metri quadrati suddivisi in tre stabilimenti per ampliare a nove le linee produttive, con reparti dedicati esclusivamente al senza glutine per gestire ancora meglio le lavorazioni in termini di sicurezza. La scelta di costruire una nuova “casa Sarchio” è stata dettata anche dal terremoto del 2012, che ha danneggiato gli uffici storici, costringendo per un lungo periodo le persone a lavorare nei container. Ma è nelle difficoltà che esce fuori la tempra emiliana, quello spirito che fa la differenza. «Ci siamo guardati in faccia e ci siamo rimboccati le maniche. Oggi la nuova struttura rappresenta un esempio concreto di efficienza energetica a basso impatto ambientale. È stata progettata per garantire la massima sicurezza e il totale benessere dei dipendenti», dice Roberto. Nasce così l’area verde bio: qui sono coltivati fiori, alberi da frutto e ortaggi a disposizione dei dipendenti. Dagli alimenti tipici della cucina tradizionale italiana si approda anche a quelli più innovativi, con un focus sul senza glutine e vegan. Oltre 170 prodotti biologici venduti prevalentemente nei punti vendita di tutta la grande distribuzione. Mettersi sempre in ascolto del mercato, con nuove proposte legate anche all'evoluzione dei tempi. «Ma noi continuiamo a investire in quello che ci ha fatto crescere. Il biologico è la nostra bussola», conclude Roberto. In fondo è tutto racchiuso nel pensiero di Shunryū Suzuki: “La nostra tendenza è di interessarci a qualcosa che cresce nel giardino, non nella nuda terra. Ma se vuoi avere un buon raccolto, la cosa più importante è rendere il terreno fertile e coltivarlo bene”.

Clicca qui per ascoltare il podcast sulle principali piattaforme di ascolto https://podcast.confindustriaemilia.it/

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