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FARE INSIEME - Ep. 90 - Socage, l’impresa che vola in alto

«Sicurezza e tecnologia nelle nostre piattaforme aeree»

10/11/2022

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Da un piccolo laboratorio di carpenteria specializzato nella produzione e realizzazione di particolari metallici ad un colosso diventato leader mondiale nelle piattaforme aeree. Identikit dell’azienda modenese che ha ripensato le macchine aeree e che è stata poi rilevata da un suo venditore. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Fiorenzo Flisi, AD di Socage

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Questa è la storia di un’intuizione geniale cheriesce a volare in alto, ma per davvero. Ma è anche la storia di tanta preparazione,ambizione, gioco di squadra. Tutto nasce nel lontano 1974 da Renato Valentini,imprenditore oggi ottantenne e all’epoca proprietario di una piccola carpenteriaspecializzata nella produzione erealizzazione di particolari metallici. Il nome originario racchiude un acronimo che tuttoraresiste nel tempo: Società Carpenterie Generali, quindi Socage. All’epoca Valentini lavora il ferro. E lo lavora allagrande, realizzando portoni e cancelli. Ma Valentini ha anche l’esigenza di cresceree di spingersi con il proprio lavoro ai piani alti. Da qui l’idea: montare suuna gru da camion uno speciale cestello. Così nel 1980 inizia a produrre e vendere piattaforme aeree. «All’epoca c’erano al massimo due o tre aziende che facevano questestrutture in Italia. Adesso le altre aziende non ci sono più e invece siamo rimasti noi a fare la differenza». Così afferma con orgoglio Fiorenzo Flisi, oggi amministratore delegato di Socage e in quegli anni, ossia durante gli Ottanta segnati dall’esordiodell’impresa,al lavoro comevenditore. «Nel 1983 vendevo. Sono poi uscito dall’azienda nel 1995 erientrato nel 2009, quando l’azienda è stata messa in vendita». Flisi l’ha rilevata con coraggio, condeterminazione, persino con una buona dose di incoscienza. Ma le sfide, quellebelle, vanno affrontate senza pensarci troppo. Seguendo il cuore, le passioni,la voglia di fare. «Mi sono trovato a lavorare nuovamente con vecchi colleghi e il datore di lavoro di un tempo: io e lui eravamo di nuovo insieme, ma con ruoli invertiti, anche sesempre accomunati da tanta stima reciproca», ricorda Flisi. Oggi quell’azienda, partita daquel cestello sperimentale realizzato alla fine degli anni Settanta, conta 1.800mezzi realizzati ogni anno. Dalla sede si possono monitorare le macchine che hanno problematiche e addiritturaanticipare le analisi in una logicapredittiva. Poi nel 2023 uscirà il sistema recovering: a distanza i cestelli possono essereteleguidati. Oggi la squadra è composta da 240 dipendenti. Cinque anni fa ilfatturato si aggirava sui 34 milioni di euro, mentre quest’anno arriva a 75milioni di euro. L’azienda si divide in tre sedi della provincia modenese: Carpi,Boretto e infine poco distante Sorbara.

Storia di un’idea.
Ma facciamo un passo indietro. Anzi, più d’uno.Nel 1980 Socage sispecializza nella realizzazione di piattaforme per il lavoro aereo e grazie all’innovativalinea a braccio articolato si afferma rapidamente come leader nel mercato. Nel 2009 arriva la svolta: Socage viene rilevata da Fiorenzo Flisi e Maurizio Piantoni, dueimprenditori con tanta esperienza nel settore delle piattaforme aeree. Obiettivo: accelerare lo sviluppo con investimentiin una ricerca finalizzata ad offrire almercato prodotti con prestazioni al di sopra di quanto finora offerto dalle realtà concorrenti. Nel 2012, nonostanteil difficile periodo di mercato, Socage continua ainvestire in corsi di aggiornamento e spende quasi mezzo milione di euro per l’adozione di nuovi software di progettazione checonsentono ai tecnici di eseguire analisi dello stress sui singoli componentiprima della produzione. Poi si acquista lo stabilimento dellasocietà Manotti a Boretto, nel reggiano. In questa nuova sede vengono installati macchinari di ultima generazione per laproduzione di carpenteria di tutti i componenti delle piattaforme aeree. Conquesta acquisizione Socage crea oltre cento nuovi posti di lavoro, assicurandosila quasi completa autonomia produttiva. Nel 2019 c’è unulteriore passo con l’apertura del nuovo stabilimento di Carpi, che diventa lasede principale. L’infrastruttura permette di perseguire l’obiettivo dellaricerca e dell’innovazione tecnologica per offrire modellipiù leggeri, più efficienti, più sostenibili. «Oggi noi facciamotutta la filiera, cioè partiamo dal foglio di lamiera con nove robot per la saldatura, lo tagliamo, lo pieghiamo, lo saldiamo e lo montiamo. Tutta la parte di elettronica e di idraulica viene prodotta in azienda grazie al lavoro di un team dibravissimi ingegneri. Mancano alcuni passaggi, ma ci stiamo arrivando, mentre il futuro è fatto di qualità e sicurezza. Perché sulnostro prodotto ci salgono persone. Poi ci sono la semplicità di uso e l’attenzione all’ambiente.Ecco perché stiamopuntando su strutture con batterie al litio», conclude Flisi. Innovare sì, ma tenendo sempre benpresente le sfide contemporanee per ridurre l’impatto sull’ambiente.

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