C’è un’azienda tra Modena e Bologna i cui prodotti parlano di acciaio e precisione: travi, laminati mercantili, lamiere. Ci si occupa principalmente di commercio e lavorazione di prodotti siderurgici e idraulici. Ma tra le righe si legge la ricetta vincente per fare impresa e fare comunità. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Claudio Antonio Testi, amministratore unico di Socfeder
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
Ci
sono storie che nascono da simboli. Oggetti semplici, quasi banali, che però
diventano icone. Di più, portafortuna. Ci ancorano nella nostra storia, ci
rafforzano l’identità, ci aiutano a disegnare le nostre pagine di futuro. Sono potentissimi.
Ecco, questa storia inizia da un portafortuna. Da un ferro di cavallo appeso
all’ingresso di un piccolo garage. È il 1955. Siamo a Modena, ma potremmo
essere ovunque nel mondo. Ovunque ci sia una coppia nella vita e nel lavoro che
decide di “fare le cose per bene”. Da quell’oggetto in ferro battuto prende
forma la storia di un’impresa, e da quell’impresa la storia di una comunità.
La storia. Il ragazzo che ha venticinque anni e il coraggio di
mettersi in proprio si chiama Franco Testi. La moglie, Anna Maria Morselli, è ragioniera, precisa, visionaria e…
superstiziosa. È lei a volere il ferro di cavallo come simbolo. Ferro e
fortuna. E tanta voglia di fare. Ferro come mestiere, fortuna come orizzonte. E
così nasce Socfeder, azienda che oggi è alla terza generazione e che, a
distanza di settant’anni, continua a crescere con la stessa tenacia di allora. La
bottega di un tempo è diventata oggi una realtà con ventimila metri quadrati di
spazi tra coperto e scoperto nella sede principale di Strada San Cataldo 107 a
Modena, più la filiale di San Lazzaro di Savena, nel bolognese. Una squadra di
circa 30 persone a Modena e 8 a Bologna, un fatturato oltre i 25 milioni di
euro e più di 1.600 clienti. Ma i numeri non dicono tutto. Perché al centro c’è
sempre la stessa lezione: si può crescere rimanendo fedeli a sé stessi. «Ciò
che ci caratterizza è il miglioramento continuo restando fedeli alle nostre
origini». A parlare è Claudio Antonio Testi, amministratore unico di Socfeder,
seconda generazione che ha raccolto il testimone. E intanto Franco, a 96 anni
compiuti, osserva con orgoglio la terza. «Anche perché entrambi i miei figli,
Tommaso e Matilde, sono attualmente in azienda», spiega Claudio Antonio. La
strada non è stata lineare. La crisi del 2008 ha messo a dura prova. «Guardando
al passato, il momento più difficile è stato sicuramente la crisi finanziaria
del 2008, ma dalla quale siamo usciti più che positivamente. Poi la guerra in
Ucraina, con i prezzi delle materie prime che triplicarono. Eppure, come il
ferro che si piega senza spezzarsi, Socfeder ha saputo resistere», dice ancora Testi.
Non mancano le gioie. Il settantesimo anniversario festeggiato nel 2025 con una
gita aziendale nel Delta del Po: «La partecipazione è stata numerosissima e
abbiamo trascorso una giornata insieme scoprendo luoghi del nostro territorio e
vivendo un’esperienza positiva sia dal punto di vista sociale che culturale e
ambientale, in linea con la nostra bussola aziendale che ci guida ogni giorno»,
racconta Testi. È la dimostrazione che l’impresa è comunità, e che dietro ogni
lamiera o trave ci sono persone e relazioni.
Persone al centro. I prodotti parlano di acciaio e precisione: travi, laminati mercantili,
lamiere, tubi senza saldatura Dalmine Tenaris, raccordi per impianti civili. «Noi
ci occupiamo principalmente di commercio e lavorazione di prodotti siderurgici
e idraulici. Ciò in cui abbiamo investito a partire dal 1980 sono macchinari
per garantire lavorazioni di altissima qualità, in linea con la nostra
certificazione ISO 9001 ed EN 1090», ricorda Testi. Ma ciò che distingue
Socfeder non è solo la gamma. È il modo di essere impresa. Negli anni Settanta,
per dare dignità a chi arrivava dal Sud-Italia in cerca di lavoro, la società
decise di offrire appartamenti a prezzi calmierati ai dipendenti, risolvendo il
problema principale e portando numerosi benefici. Da allora il modello è
rimasto e si è rafforzato. E al welfare abitativo si è aggiunto un Bonus Bebè
di 1.200 euro per ogni figlio nato da dipendente. La sostenibilità è diventata
parte del DNA. Società Benefit dal 2021, B-Corp dal 2025 - prima azienda
siderurgica in Italia a ottenere questa certificazione. «Ciò che conta di più
oggi e il nostro obiettivo di fondo è la felicità di tutti gli stakeholder
dell’azienda. Questo include dipendenti, clienti, fornitori, istituti di
credito e comunità locale», prosegue Testi. Gli esempi si moltiplicano:
impianto fotovoltaico che copre il 60% dei consumi, auto aziendali solo
elettriche o GPL, fornitori locali per ridurre emissioni. E poi l’innovazione
digitale: «Abbiamo un programma di magazzino che in base agli ordini gestisce
ordine e data di consegna. L’IA è il prolungamento della digitalizzazione
avviata venticinque anni fa», conclude Testi. Il futuro si scrive così:
digitale, sostenibile, umano. Con una certezza: Riuscire a far diventare questi
valori il vero fine dell’azienda. Settant’anni dopo, il ferro di cavallo è
ancora lì. Non solo un portafortuna, ma un segno che impresa e vita possono
davvero camminare insieme. E che dentro il ferro, duro e resistente, può
battere un cuore caldo.
Clicca qui per ascoltare il podcast sulle principali piattaforme di ascolto https://podcast.confindustriaemilia.it/
Leggi le altre interviste