L’orgoglio dell’essere emiliani, il coraggio di affrontare sempre nuove sfide, l’audacia di intraprendere scelte controcorrenti risultate poi vincenti, come la sede a Maranello. Per Fare Insieme Giampaolo Colletti intervista Claudio Sabatini, fondatore, con il suo socio storico Flavio Fallarini, e amministratore di CIGAIMPIANTI
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
Le
organizzazioni, grandi o piccole che siano, come le persone che ne fanno parte
sono il risultato dei luoghi nei quali nascono e crescono, delle relazioni che
intessono, della capacità di intercettare e fare propri quei valori che
diventano nel tempo una bussola per orientarsi anche nei momenti più difficili.
In fondo le organizzazioni, esattamente come le persone, rispecchiano le sfide
affrontate nel tempo, quando con caparbietà, e spesso con una buona dose di
incoscienza, si prova a fare la differenza. Tutto questo si respira nella
storia quarantennale di CIGAIMPIANTI: un percorso imprenditoriale nel tempo, ma
soprattutto nello spazio, con quel forte ancoraggio al territorio, alla
comunità, alle radici. Quelle stesse radici che poi forgiano le persone, e
quindi in modo circolare le organizzazioni.
Per spiegarci meglio ci spostiamo a
Finale Emilia, quindicimila anime in quello che è il comune più a est della
provincia di Modena. «Lontani da
tutto, ma al tempo stesso vicini a tutto. Però da ragazzi quasi tutti coloro
che volevano fare scuole tecniche dovevano necessariamente spostarsi e andare verso
le città capoluogo di provincia: Modena, ma anche Bologna e Ferrara. Quindi per
noi era normale alzarci presto la mattina e rientrare nel tardo pomeriggio o
alla sera. Questo ci è poi servito una volta che ci siamo buttati nel lavoro», racconta Claudio
Sabatini, fondatore e amministratore di CIGAIMPIANTI. La sua famiglia
allargata, come la definisce lui stesso, è composta da centrotrenta persone tra
operai e impiegati per un mercato grande quanto il mondo intero. Poi ci sono i
clienti, che sono sostanzialmente di due gruppi. Quelli legati agli stabilimenti
di produzione, che hanno sede in un raggio fino a cento chilometri dalla sede e
con i quali si stipulano contratti annuali sulla di manutenzione. E poi ci sono i costruttori di macchine
automatiche e linee di lavorazione, con i quali si lavora in tutto il mondo per
le installazioni, gli avviamenti, le assistenze e le manutenzioni. «La parte più appagante è
legata alle testimonianze di fiducia dei clienti, che ci scelgono non perché
siamo quelli che costano meno, ma perché si fidano di noi. Per fare un paio di esempi,
stiamo fornendo i nostri servizi in uno
stabilimento alimentare a Medolla da ben trentadue anni e in un’azienda di Modena che fa robotica da
ventinove anni. Tutto nel segno della continuità», precisa Sabatini. All’inizio la maggior parte del
lavoro era legato all’impiantistica e da qui il nome CIGAIMPIANTI, ma col tempo
i cambiamenti di mercato hanno spinto la società ad andare in altre direzioni. Così
oggi le due parole più gettonate sono automazione e manutenzione. Tecnologie,
ma soprattutto persone, ossia quel capitale umano che fa la differenza. Il
fatturato è legato alle prestazioni dei tecnici, un numero che in un anno come
dato aggregato è arrivato a toccare le 300.000 ore. «Il 30 aprile 2022 festeggeremo
quarant’anni di attività e siamo in crescita. Evidentemente abbiamo trovato la
ricetta giusta. Nel tempo è rimasta immutata la voglia di accontentare il
cliente in ogni sua richiesta. Abbiamo preferito crescere gradualmente. Anche
perché abbiamo visto tante realtà avviare il nostro lavoro e poi sciogliersi
come neve al sole nel giro di pochi anni. Non vendendo alcun prodotto, bensì servizi,
abbiamo innovato puntando sulla formazione continua dei nostri tecnici, facendo
continuamente corsi. Poi c’è l’aspetto centrale della sicurezza: investiamo tanto
tempo e denaro in questa direzione perché vogliamo che i nostri tecnici ogni
sera possano rientrare a casa senza essersi rotti nemmeno un’unghia», dice Sabatini.
La forza del territorio. Le radici, si diceva
prima. Le scelte imprenditoriali di questo gioiello emiliano si sono sempre
orientate verso una vicinanza ai luoghi dove poi si opera. C’è una fisicità
autentica, che in questo tempo digitalizzato segnato dalla pandemia fa notizia.
Però è una scelta che si è rivelata vincente. Esserci per davvero. Come quando
nel 2006 si è scelto di costituire una nuova azienda a Maranello, nel cuore di
quel distretto d’eccellenza. Una decisione non casuale. «Era un periodo in cui si
lavorava molto con alcune multinazionali che avevano e ancora oggi hanno
stabilimenti non molto distanti da Finale Emilia. L’impegno era talmente grande
che a un certo punto mi resi conto che stavamo trascurando una delle zone più
ricche e industrializzate d’Europa, il comprensorio ceramico e tutte le altre realtà
che ci ruotavano intorno. Un’area dove avevamo tante relazioni da valorizzare.
Ci penalizzava però lo spostamento continuo con due ore di viaggio e almeno centrotrenta
chilometri al giorno», ricorda Sabatini. Così l’intuizione: in quel
periodo storico nel quale tante realtà spostavano gli stabilimenti e le relative
produzioni altrove e soprattutto all’estero – in quel processo di
delocalizzazione che il più delle volte guardava ai Paesi dell’est – per
Sabatini la soluzione era nel moltiplicare le strutture, con la possibilità di
fare assunzioni in loco. Una delocalizzazione al contrario. «Un’opportunità per la
comunità, un’opportunità per noi e un’opportunità per i clienti che avevano un
servizio sotto casa e con lavori che sarebbero costati meno, avendo ridottissimi
costi di trasferta», dice Sabatini. Il futuro sta nell’industria
4.0, ma non solo. «Nella fabbrica moderna 4.0 le macchine riescono
a fare cose strabilianti, ma per accontentare il cliente l’aspetto centrale è
legato alle competenze delle risorse umane. La ricerca avanzata conta tantissimo
perché lavoriamo per realtà all’avanguardia, ma la nostra ricerca più
importante è… ricercare tecnici bravi, seri e affidabili (“merce” diventata ormai rarissima…)», conclude Sabatini. Per questo
imprenditore emiliano nel futuro c’è l’ambizione di proseguire una crescita continua nel
segno della responsabilità. Eccola allora la ricetta per vincere le sfide
mondiali, partendo da contesti territoriali specifici: usare la testa e il
cuore, con quelle radici che fanno la differenza.
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