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FARE INSIEME - Ep. 17 - Filicori Zecchini, il caffè giovane con un secolo di vita

«Vi raccontiamo quella nostra sana ossessione per il prodotto e per il servizio»

21/12/2021

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Da una piccola bottega nel cuore di Bologna ai mercati in giro per il mondo. Così la torrefazione emiliana scommette sul caffè di qualità e aiuta a realizzarlo al meglio. Già nel 2001 nasce il “Laboratorio dell’Espresso”, con aule tra Bologna, Milano e New York. «La formazione è essenziale ed è fatta di vicinanza, relazione, ascolto». Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Costanza Filicori e Luigi Zecchini
 

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Ci sono storie che arrivano da lontano, nel tempo e nello spazio. Storie destinate a fare la storia. Storie che si annidano persino in un chicco di caffè, che nei secoli ha compiuto un vero e proprio giro del mondo e di culture. In fondo quel chicco racconta i colori e la terra d’Africa, da dove è nato. Ma anche i profumi dell’Arabia, che lo ha inventato. Un chicco che racchiude mille aromi nella sua essenza e che si declina in mille modi. Moka, nero, espresso. E poi lungo, macchiato, doppio, ristretto. E ancora italiano, turco, americano. È questa la forza del chicco che diventa caffè, quando arriva in quel sacco di tela grezza, accolto come fosse un re. Lo sanno bene in Filicori Zecchini, azienda leader della torrefazione, nata a Bologna e oggi presente in Italia e nel mondo. Una realtà centenaria, ma agile come una startup. Nel lontano 1919, in una piccola bottega nel cuore di Bologna, Aldo Filicori e Luigi Zecchini avviavano un’attività legata alla vendita di caffè. Lì dentro c’era tutto il loro amore per le cose buone e di qualità, le migliori materie prime e il segreto per una tostatura perfetta. «Oggi a distanza di più di un secolo resta immutata la cura che mettiamo nella ricerca di materie prime e miscele, anche se tante sono state le innovazioni legate al caffè negli anni», afferma Costanza Filicori, Direttore Generale Filicori Zecchini, terza generazione alla guida di questa realtà che conta 80 collaboratori tra diretti e indiretti, 15% sul mercato estero più di 30 Paesi al mondo. C’è poi la controllata americana che gestisce alcuni clienti a New York e Washington. Da sempre la missione di questa azienda leader nella torrefazione e nei servizi è puntare alla perfezione dell’espresso italiano. Oggi come cento anni fa si esegue la tostatura separata di ogni varietà, riuscendo a fondere le due anime dell’azienda: la tradizione artigiana e l’innovazione tecnologica. «Importiamo direttamente dai migliori coltivatori di caffè verde, programmando gli approvvigionamenti a lungo termine. Tutto questo ci consente di mantenere stabile e costante la qualità e il gusto unico del nostro caffè», racconta Luigi Zecchini, Presidente del CdA di Filicori Zecchini.  

A scuola di caff
è. Crescere senza mai fermarsi. Con un’ossessione costante nei confronti della qualità perché – come raccontano in Filicori Zecchini – l’attenzione è massima per ciò che finisce nella tazzina. «Noi forniamo un semilavorato che deve essere manipolato in modo corretto in pochi secondi e implica una complessità di azioni. La nostra attenzione è quella di garantire qualità in questo processo», precisa Luigi Zecchini. Ecco perché quella scommessa sulla qualità passa anche dalla formazione di coloro che poi realizzano il caffè nei bar, nei ristoranti, nei luoghi di ritrovo. Quindi non solo prodotto, ma relazione, conoscenza, sapere. Così Filicori Zecchini è stata tra le prime torrefazioni italiane a capire l’importanza dell’investimento sulla formazione, dando vita già vent’anni fa al “Laboratorio dell’Espresso”: si tratta di un percorso di formazione professionale rivolto a tutti i clienti. Nelle aule del Laboratorio, oggi suddivise tra Bologna, Milano e New York, ogni anno i migliori baristi professionisti insegnano le tecniche alla base della caffetteria ad oltre mille partecipanti ai corsi: si sperimenta e ci si migliora. Tecniche basilari, ma anche nuove tendenze della caffetteria, come la latte art e il caffè creativo. «Cerchiamo di non distoglierci dalla mission prodotto di qualità negli approvvigionamenti e nella torrefazione del prodotto, ma ci riteniamo non solo un’azienda che propone un caffè di alta qualità, utilizzato anche all’estero, ma una guida per il cliente in questo viaggio nel gusto. La formazione è essenziale. Abbiamo una scuola con staff dedicato, aule in Italia e all’estero che diventano spazi fisici e virtuali per costruire e rafforzare una relazione col cliente, un accompagnamento continuo. Abbiamo compreso nel tempo che i servizi sono fondamentali e quindi accompagnare dall’apertura alla gestione dipendenti ed esercenti che si impegnano nei canali HORECA diventa essenziale. Tutto questo è anche un modo per salvaguardare il prodotto», dice Luigi Zecchini.

Il caffè globetrotter.
Nel 2009 Luca Filicori, nipote di Aldo Filicori, crea il primo franchising. L’idea è semplice: combinare lo stile unico del design italiano con il migliore caffè creativo, offrendo un servizio di altissima qualità. È l’inizio di diciassette importanti partnership a livello mondiale, da New York a Constanţa, in Romania. Da qualche anno l’azienda importa e distribuisce oltre 120 qualità di tè dalle migliori piantagioni di Cina, Giappone, India e Sri Lanka. La pandemia, nella sua prima e seconda ondata, è stata una fase critica, col canale HORECA che ha sofferto molto perché protagonista delle misure più restrittive. Nonostante tutto si è andati avanti con determinazione, come racconta Costanza Filicori. «Noi siamo rimasti sempre aperti come stabilimento, con tutta la squadra ci siamo messi in ascolto del comparto. Lo abbiamo fatto puntando sulle nostre persone perché riteniamo che il capitale umano sia fondamentale. Oggi stiamo ampliando il nostro bacino di agenti e venditori per una distribuzione più capillare, senza mai smarrire il prodotto e il servizio di qualità. La prossimità è fondamentale e nonostante questo momento così complesso siamo ottimisti. L’ottimismo è nel nostro DNA. D’altronde se non fossimo ottimisti non potremmo fare quello che facciamo».

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