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La pandemia che ha colpito tutto il mondo ha reso solo più evidente che i cambiamenti guidano la nostra vita, a volte con un’accelerazione imprevista. Alla luce di quanto è avvenuto e sta avvenendo è il caso di fermarsi e decidere se questo improvviso accrescimento dell’attività “digitale” lo si vuole considerare solo come una reazione, in attesa di tornare alla situazione precedente, o se si accetta di entrare in una modalità di “adattamento digitale”, dove si prende atto che “tutto sarà in continua evoluzione” ma si è in grado di apprendere e gestire le evoluzioni.
“Questo passaggio all’adattamento digitale non è una risposta agli effetti del Coronavirus”, spiega Alberto Franchini. “È un processo su cui stiamo lavorando e che proponiamo alle aziende da diverso tempo”. “La più importante delle nuove regole del gioco che abbiamo di fronte è che chi compra i nostri prodotti o servizi è una persona e non un’azienda. Riconoscere questa realtà cambia il modo di affrontare il rapporto con i potenziali clienti e in questo la tecnologia può essere di grande aiuto”.
Trovare le modalità per avvicinare e attrarre l’interlocutore fino a farlo diventare cliente significa dover cambiare radicalmente una consuetudine che esiste nella stragrande maggioranza delle aziende: una divisione netta tra marketing e settore commerciale. E la tecnologia diventa un elemento abilitante che permette tutta una serie di processi e azioni che agevolano la raccolta, la gestione e la veicolazione delle informazioni, aiutando il lavoro di tutti e alzando le performance.
“Hubspot ha codificato la metodologia dell’inbound marketing”, sostiene Davide Fornasiero. “In questo modo, il marketing passa da essere visto solo come branding, creatività e comunicazione a ‘operation del processo marketing&sales’ abilitate da nuovi metodi e tecnologie digitali”.
