Progetti e arredi su misura per privati ed enti pubblici: biblioteche, uffici, navi, musei e altro ancora. Il tutto tra artigianato e industria: è questa la ricetta per navigare nelle acque tempestose di un mercato mondiale che ha bisogno di risposte rapide e nel segno della qualità. E tutto parte sempre dalle persone, da come lavorano insieme. Per FARE Insieme Giampaolo Colletti intervista Paolo Castelli.
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
C’è
una scena di Pulp Fiction, film di Quentin Tarantino,
entrata nell’immaginario collettivo. Una frase che rappresenta un manifesto
programmatico del fare e soprattutto del fare bene. “Sono il
signor Wolf, risolvo problemi”. Se c’è una realtà che più di altre declina al
meglio questo aspetto è proprio Paolo Castelli, leader nel mondo delle
soluzioni di arredamento e degli oggetti d'arte, impegnato anche nei progetti
contract per spazi residenziali e pubblici. Al centro c’è la progettazione e la
realizzazione di soluzioni per hotel, teatri, banche, biblioteche, ville
private, navi, musei, aeroporti, fino alla sfida titanica di Expo 2015, con l’interno
del Padiglione Italia capolavoro del made in Bologna. «Un’esperienza incredibile, un grande
orgoglio. È stato come costruire la Torre Eiffel»,
ricorda Castelli.
Tutto
parte dalle persone
Le
sfide si affrontano con professionisti
competenti e appassionati, puntando sul rispetto delle regole, sulle intuizioni
che si legano necessariamente alle procedure, sul gioco di squadra. Già la
squadra: persone che lavorano insieme in una logica multidisciplinare. Perché
anche in questo caso le soluzioni si trovano facendo rete e il Mister Wolf è
una prima persona plurale. Così Paolo Castelli diventa una storia internazionale.
Centoquaranta anni di ricerca dall’Italia al resto del mondo. «Non c’è una bacchetta magica, tutto
parte sempre dalle persone che fanno la differenza. D’altronde quando si gestiscono
progetti di una tale complessità come facciamo noi, il capitale umano è tutto.
Non è solo un tema di competenze. C’entra l’affidabilità e per questo siamo dei
“problem solver”: i progetti hanno intoppi per definizione e strada facendo noi
troviamo la risoluzione dei problemi in tempi rapidi». Così Paolo Castelli, bolognese,
classe 1966 una laurea nel ramo economico della facoltà di Scienze Politiche e
un’esperienza negli Stati Uniti. Poi il rientro in Italia. Da sempre Castelli definisce
l’artigianato come arte e punta sulla filiera composta da una rete di artigiani,
artisti e designer al lavoro insieme. Nel mare tempestoso segnato dalle forti
accelerazioni del mercato Castelli ha mantenuto la barra dritta, puntando la
bussola sempre in quell’area ibrida che lega l’artigianato all’industria. Una
terza via che racchiude dinamismo, flessibilità, agilità. Ecco perchè sono capaci
di demolire un edificio, ricostruirlo e fornire arredi, con la logica del global
value engineering, una sorta di servizio chiavi in mano. «Riusciamo a lavorare su progetti
complessi senza rinunciare alla mentalità artigiana, con un approccio applicato
alla produzione e insieme una cura assoluta per il dettaglio, per l’alta
qualità. Dico spesso che il divano fuori misura può diventare la regola che va affrontata, non evitata. Il paragone non è
azzardato perché siamo legati alla personalizzazione del prodotto. Abbiamo ingegnerizzato
458 prodotti per terzi»,
precisa Castelli. Così l’italianità diventa un plus perché implica quell’avere
una marcia che fa eccellere.
Saper
fare e saper pensare insieme
L’azienda
conta più di 100 dipendenti e partner, per più della metà ingegneri, designer, architetti.
Poi c’è la squadra legata alla logistica, agli acquisti, legali, amministrativi,
finanziari. «Le persone in azienda sono con noi da sempre, siamo
cresciuti insieme. Ora puntiamo su competenze legate al digitale, anche con
forti specializzazioni, a patto però che sappiano lavorare in gruppo»,
precisa Castelli. L’headquarter è a Ozzano dell'Emilia, nel bolognese. Qui
nasce la sede-studio di progettazione che oggi si occupa di product design e progetti
di general contractor. Poi c’è lo showroom nel cuore del prestigioso distretto milanese
di Brera, e una divisione marine a Carrara per la gestione delle forniture
navali. Ma il perimetro va ben oltre i confini nazionali. Nel 2018 l’approdo a Parigi,
con l’apertura dello showroom nel Marais, recentemente
trasferito al prestigioso boulevard Saint Germain. Poi nel 2019 l’apertura
della sede a Londra, in grado di gestire importanti progetti. Ma in realtà prima
di essere una società, Paolo Castelli rappresenta la storia di una famiglia che
ha costruito questa impresa subito dopo l'Unità d'Italia. Correva l’anno 1887 e
il nonno Castelli decideva di aprire un’ebanisteria a Bologna. Non si trattava
solo di un laboratorio. Già all’epoca c’era qualcosa di più. Poi col tempo la dimensione
artigianale legata al taglio manageriale e l’apertura oltre i confini
nazionali. Nel 1994 il giovane Paolo, pronipote di Castelli e il penultimo di
sette fratelli, ha integrato l'azienda di tendaggi Modular con la società
specializzata in arredamento e design. Domodinamica. Da qui la nascita dell’attuale
Paolo Castelli S.p.A. Ora si guarda alle tecniche innovative legate alla sostenibilità:
la collezione Greenkiss, nata un anno prima dell’emergenza
pandemica, si basa sull’idea di consegnare ai clienti un prodotto non solo fatto
con resine ecologiche, ma costruito con piedini in
legno FSC non selezionato o cinghie in iuta. «L’attenzione
all’ambiente va oltre l’elemento accessorio e diventa parte integrante del
progetto. E poi ogni albero tagliato viene ripiantumato. Le tecniche green dei
nostri artigiani guardano anche alla saggezza del passato: come la finitura acetica che dona al legno una particolare
colorazione tannica, più o meno intensa a seconda della permanenza del legno
nel bagno acetico, oppure la finitura a poro aperto che permette all’essenza di
mantenere il suo aspetto naturale.
In
fondo gli arredi una volta erano già green»,
precisa Castelli. Per questo visionario designer diventato imprenditore di successo
la parte più esaltante del lavoro si ripete ogni volta che esce un nuovo prodotto
dalle collezioni. «In
fondo è come se nascesse un figlio. Per farlo servono certamente competenza,
flessibilità, visione. Ma poi soprattutto coraggio».
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