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FARE INSIEME - Ep. 48 - Majani, icona mondiale del cioccolato

«La nostra lavorazione parte da molto lontano ed è inimitabile, dove la qualità delle materie prime svolge un ruolo fondamentale»

28/04/2022

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Sette generazioni hanno segnato la storia di questa azienda nata nel 1796 e riconosciuta nel mondo come custode dell’arte del cioccolato. Oggi Majani conta 42 dipendenti e un fatturato di 10 milioni di euro, con una crescita del +25% che l’ha riportata ai livelli pre-pandemia. Dalla qualità al packaging innovativo, viaggio nell’eccellenza dolciaria. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Francesco Mezzadri Majani, Amministratore Delegato di Majani

di Giampaolo Colletti
@gpcolletti

“Ho imparato a conoscere i due unici rimedi contro il dolore, la tristezza, le paturnie e piaghe simili del cuore umano: essi sono la cioccolata e il tempo. Voglio dire che quando ci si sente tristi e addolorati basta mangiare un po' di cioccolata o aspettare un po' di tempo”. Così scriveva intorno alla metà del ‘900 lo scrittore e poeta Tommaso Landolfi. Ecco, quel legame indissolubile tra tempo e piacere trova una sintesi in una delle aziende più iconiche nella produzione e vendita di cioccolato. Un’eccellenza nata nel lontanissimo 1796 e che in più di due secoli di storia ha segnato le abitudini alimentari e il costume nel mangiar cioccolato. Siamo nel bolognese, precisamente in Valsamoggia. Qui c’è l’headquarter di Majani con due stabilimenti estesi su quasi ottomila metri quadrati per un controllo totale della filiera produttiva. C’è poi lo storico punto vendita, attivo da oltre duecento anni nel cuore di Bologna, a due passi dalle Due Torri. Siamo in via Carbonesi, quella strada che insieme a Farini e Barberia fungeva da percorso come pedecollinare romana. Proprio qui nel 1830 venne acquistato un immobile di cinquemila metri quadrati che negli anni successivi gli stessi bolognesi rinominarono Palazzo Majani: al pianterreno c’erano il laboratorio e il negozio con la sala da tè, al primo piano gli appartamenti della famiglia. Ma la cosa che colpisce di più nella storia di questa azienda – e in fondo delle sette generazioni che l’hanno guidata – è quell’idea di viaggiare, sperimentare, innovare, pur restando con le radici ancorate alla propria terra: è il 1856 quando Giuseppe Majani, in una Italia ancora divisa in Stati e Ducati, raggiunge Torino per acquistare i più moderni impianti del tempo per la lavorazione del cioccolato. Dalla sede storica ai giorni nostri: oggi a questo spazio si associano i temporary shop presenti in Stazione Termini a Roma e nella stazione Centrale di Milano che deliziano il palato dei viaggiatori.  

La qualità prima di tutto.
C’è però un filo conduttore che lega il passato al presente di questa realtà che conta 42 dipendenti e che nel 2021 ha realizzato un ricavo aggregato di oltre 10 milioni di euro con un ebitda di 1,8 milioni e una crescita del +25% che ha riportato l’azienda ai livelli pre-pandemia. Ed è quell’ossessione per la qualità delle materie prime. Lo ripete come un mantra Francesco Mezzadri Majani, Amministratore Delegato di Majani. «La qualità è tutto. Bisogna comprare le materie prime che costano di più perché sono le migliori. Le nostre arrivano dalle migliori piantagioni e le lavoriamo seguendo tutto il ciclo produttivo della tradizionale lavorazione del cioccolato. Per noi questo è essenziale. Ma se i cicli di lavorazione sono quelli tradizionali, si deve stare al passo con i tempi per essere competitivi sul piano della bontà, della qualità, della bellezza», afferma Majani. C’è poi un elemento che è la firma principale di questa azienda: produrre il cioccolato partendo dai semi di cacao crudo. E questa lavorazione la rende inimitabile. «Lo facciamo solo noi. Acquistiamo venti qualità di cacao, tostiamo i grani e avviamo il ciclo di lavorazione attraverso il quale viene prodotta la pasta di cioccolato che, colata negli stampi, darà poi luogo ai vari prodotti. Produciamo il cioccolato, compriamo le nocciole e le mandorle crude e le tostiamo, acquistiamo lo zucchero cristallino che noi tramutiamo in polvere. Ecco perché il nostro cioccolato è unico», precisa Majani. Buono da mangiare e bello da vedere: un cioccolato che trasuda quella storia elevando la qualità a marchio di fabbrica. Questa unicità la si coglie anche nel packaging, nel confezionamento, nell’idea che la scatola diventa parlante, raccontando una storia che ne contiene tante altre. Perché anche l’occhio vuole la sua parte e cercare di fare prodotti anche sul piano estetico è un valore aggiunto per una clientela raffinata.  

Storia, qualità, genialità.
“Il cioccolato d'eccellenza dal 1796”, recita il pay off. E in tutto ciò si coglie il lavoro di sette generazioni di maestri del cioccolato, insigniti di importanti riconoscimenti: Esposizioni Universali di Parigi (1867 e 1878), Vienna (1873) e Milano (1881). La tradizione ha consentito di essere annoverati tra i grandi. Lo ricorda anche il marchio con tre stemmi: quello della Real Casa di Savoia – l’azienda divenne nel 1878 per volontà di Umberto I fornitore ufficiale, in un giovane Regno d'Italia – quello della Real Casa del Sermo Sõr Infante Duque de Montpensier e ancora quello della Real Casa del Sermo Sõr Infante Don Antonio de Orléans. Uno dei prodotti ha fatto la storia più di altri è il Cremino Fiat: quattro strati di vellutata delizia alle nocciole e mandorle, la punta di diamante di Casa Majani, nato nel 1911 per celebrare il lancio della nuova automobile di lusso Fiat Tipo 4. Tutto parte da un’iniziativa pubblicitaria voluta dal fondatore Giovanni Agnelli. All’epoca le prime recensioni sul prodotto – così si chiamerebbero oggi – furono di clienti illustri come Gabriele D'Annunzio, Guglielmo Marconi, Giosuè Carducci. Un'altra intuizione geniale di casa Majani è la Scorza: si tratta della prima cioccolata in forma solida realizzata in Italia nata nel 1832. C’è poi quel legame viscerale con il territorio: nascono così nel 2000 i tortellini di cioccolato, creati dall'allora maestro cioccolatiere e responsabile di produzione Mario Contavalli. «Il cioccolato è quello di sempre e si fa nel solco della tradizione, ma c’è un ascolto attivo del consumatore. L’obiettivo è accontentarlo: se prometto una cosa la devo mantenere perché la credibilità è tutto», precisa Majani. Per lui il momento più appagante è il 1985, anno nel quale è diventato amministratore delegato e quando nel 1989 ha ricomprato tutta l’azienda, ceduta dalla famiglia per il 75% del capitale nel 1976. Impensabile che sarebbe andata diversamente perché certe storie di impresa, e in fondo d’amore, sono per sempre.

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