Da Carpi, nel modenese, nel 1986 nasce un’agenzia che decide sin dagli esordi di aggregare più professionisti, anticipando trend che si sarebbero imposti nel futuro. Dall’odore d’inchiostro dei primi giorni agli algoritmi che scandiscono le campagne di oggi, la rotta non è mai cambiata: trasformare idee in valore. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Alcide Po, amministratore unico di APVD
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Una
macchina da stampa, un rullo che gira, il profumo d’inchiostro in un capannone.
Ci sono storie che iniziano con dettagli che sembrano poco rilevanti e invece
si rivelano essenziali perché identitari. È il 1986 e a Carpi, città modenese di
tessuti e manifattura, due giovani che oggi definiremmo startupper - Alcide Po
e Alessandro Andreoli - decidono che non basta più eseguire lavori grafici.
Serve mettere insieme i pezzi di una filiera dispersa. Unire creatività e
tecnica, immaginazione e precisione. Così nasce APVD, prima come studio grafico
e tipografia, poi come agenzia integrata di comunicazione e oggi anche come
laboratorio d’arte contemporanea. «Il momento più appagante è stato quando
abbiamo realizzato che potevamo vivere esclusivamente delle nostre passioni”,
ricorda Alcide Po, amministratore unico di APVD. Una scelta visionaria in
un’epoca in cui la comunicazione all’epoca era ancora frammentata in mille mani
e si dipanava in mille rivoli. «All’epoca, prima della rivoluzione digitale, il
mondo della comunicazione era diviso per silos: il grafico, il visual, il copy,
il fotografo, il fotolitista, il compositore, il tipografo. La nostra
intuizione fu quella di creare una struttura multidisciplinare all’interno di
uno stabile. Tutta questa organizzazione offriva al cliente un solo interlocutore
per una serie molto varia di servizi e con assoluto dominio nei tempi, nei
costi, nella qualità». Unire i puntini, direbbe qualcuno. E così APVD cresce,
conquistando la fiducia di aziende che oggi la seguono da venti, persino
trent’anni. Poi arriva la pandemia: «Il momento più difficile è stato
sicuramente quello del 2020, quando avevamo già una struttura costosa, le
attrezzature da stampa ferme e un fatturato quasi dimezzato. Grazie al cielo,
sfruttando ogni sorta di incentivo pubblico e con molto spirito di iniziativa,
ci siamo salvati», ricorda Po.
Da
ieri a oggi. L’headquarter è un capannone di 500 metri
quadrati a Carpi, con 14 dipendenti. Il mercato è prevalentemente italiano,
orientato al B2B: aziende dell’Horeca, del meccanico, del biomedicale. Il
fatturato 2025 toccherà come previsionale 1,3 milioni di euro con una crescita
del +12% rispetto all’anno precedente. E le prospettive sono ancora più
ambiziose grazie a un nuovo progetto: Materico, startup art-tech D2C che
realizza quadri con una tecnica innovativa in 2.5D. La doppia anima è la cifra
di APVD: «Da un lato, continuiamo a crescere come agenzia di comunicazione e
marketing, consolidando il nostro ruolo di partner per le aziende B2B.
Dall’altro, con Materico abbiamo dato vita al nostro primo brand consumer, che
in un solo anno ci sta dando grandi soddisfazioni». Ecco. l’una tiene insieme
l’altra. La lezione è chiara: il digitale non è un’opzione, ma una necessità. «Il
digitale è un settore in continua trasformazione e la nostra forza è sempre
stata quella di anticipare i trend. Oggi i clienti ci chiedono soluzioni
concrete per generare risultati: lead qualificati, traffico profilato e vendite
online», dice Po. L’esperienza diretta con Materico ha permesso di testare sul
campo campagne, logiche di e-commerce, dinamiche di mercato: un patrimonio che
oggi diventa consulenza concreta per i clienti. «Il presidio digitale non è più
un’opzione, ma una necessità trasversale. Per le grandi aziende significa
consolidare la brand reputation, per le Pmi può essere la leva principale per
crescere rapidamente. Con Materico abbiamo toccato con mano questo concetto: un
brand nuovo, nato da zero, che in pochi mesi è riuscito a raggiungere un
pubblico vasto solo grazie alle strategie digitali». Ogni cliente è trattato
come un partner, con metodo sartoriale: «Partiamo dall’ascolto, definiamo
obiettivi chiari, costruiamo strategie e misuriamo i risultati, pronti ad
adattare il percorso in base ai dati. Questo è esattamente lo stesso metodo che
applichiamo a Materico: ci consideriamo il nostro miglior cliente», dice Po.
Al lavoro insieme. Nel team convivono
creativi e tecnici, grafici e digital strategist, fotografi e sviluppatori web.
«Crediamo molto nella formazione, investiamo ogni anno in corsi di
specializzazione e aggiornamento nelle varie discipline, dall’integrazione con
l’AI alla stampa digitale di opere d’arte in rilievo, da cui è nato il brand
Materico». E il futuro? Due strade parallele, che in realtà si alimentano a
vicenda. «Lo sviluppo come agenzia integrata di comunicazione e marketing e la
crescita di Materico, che rappresenta il nostro laboratorio creativo».
Dall’odore d’inchiostro dei primi giorni agli algoritmi che scandiscono le
campagne di oggi, la rotta non è mai cambiata: trasformare idee in valore. APVD
ha dimostrato che si può restare fedeli alla propria storia e, allo stesso
tempo, inventarne una nuova. Un piede nell’impresa, l’altro nell’arte. Con la
stessa passione di allora.
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