
Hai un'impresa manifatturiera e vuoi diventare fornitore o subfornitore dell'Industria della Difesa, senza essere direttamente coinvolto nella progettazione o nella realizzazione dei sistemi finali?
Contrariamente a quanto si pensi, l’accesso all’Industria della Difesa non è riservato esclusivamente ai grandi gruppi industriali, anche PMI con competenze specialistiche possono trovare spazio, a condizione di rispettare requisiti tecnici, organizzativi e normativi ben definiti.
Noi di Confindustria Emilia forniamo supporto gratuito per orientarti in questo settore, con analisi dei requisiti e la nostra expertise nella sezione normativa.
La filiera dell’Industria della Difesa è infatti strutturata su più livelli e coinvolge una vasta gamma di attività produttive: accanto ai grandi prime contractor operano numerosi fornitori e subfornitori che contribuiscono alla realizzazione dei sistemi attraverso componenti, lavorazioni e servizi altamente specializzati.
In molti casi, il ruolo dell’impresa non riguarda il prodotto finale, ma la fornitura di particolari meccanici in metallo o in plastica, componenti stampati, lavorazioni CNC, trattamenti superficiali, cablaggi, schede elettroniche, sensori o materiali compositi e avanzati. Si tratta spesso di lavorazioni già presenti in altri settori industriali – come automotive, aerospazio, macchine automatiche o energia – che trovano applicazione anche nel comparto difesa.
È proprio questa continuità apparente con produzioni civili a rendere meno immediatamente percepibile l’ingresso in un settore regolato.
L’Industria della Difesa è caratterizzata da una regolamentazione particolarmente stringente, che disciplina la produzione, l’esportazione e il trasferimento di materiali e tecnologie sensibili, nonché il rilascio delle relative autorizzazioni a livello nazionale e alla conformità con la politica estera e di difesa, tramite l'Unità per le Autorizzazioni dei Materiali d'Armamento (UAMA).
In Italia, il riferimento normativo principale è rappresentato dalla Legge 9 luglio 1990, n. 185 – Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, che introduce un sistema di controllo sui materiali di armamento e definisce obblighi precisi in materia di autorizzazioni, tracciabilità e responsabilità.
La normativa non si applica esclusivamente ai produttori dei sistemi finali, ma può coinvolgere anche fornitori e subfornitori che realizzano componenti, parti o lavorazioni destinate a tali sistemi. Per questo motivo, anche le imprese che operano a monte della filiera sono chiamate a dotarsi di adeguati strumenti di compliance e controllo interno e a mantenere un dialogo costante con i committenti, al fine di comprendere correttamente il contesto normativo in cui si inserisce la fornitura.
Sempre più spesso imprese manifatturiere, anche di piccole dimensioni, si trovano così coinvolte nella filiera dell’industria della difesa senza averne piena consapevolezza.
Accade quando una fornitura, tecnicamente analoga a quelle realizzate per settori civili come automotive, motorsport o aerospazio, è destinata a un prodotto o a un sistema che rientra nell’ambito della difesa.
In questi casi, il passaggio dalla manifattura “tradizionale” all’Industria della Difesa non è legato alla complessità del componente, ma alla sua destinazione finale e al contesto in cui viene utilizzato.
È su questo confine, spesso poco percepito, che si collocano alcune esperienze significative maturate sul territorio.
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In più di un’occasione, imprese manifatturiere hanno operato in totale buona fede, senza essere consapevoli delle implicazioni normative legate alla destinazione finale dei componenti prodotti.
Primo caso: PMI specializzata nella produzione di particolari in plastica su disegno, con elevate caratteristiche di aerodinamicità, isolamento termico, leggerezza e resistenza alle alte temperature.
Si tratta di competenze comunemente impiegate nella realizzazione di componenti per motocicli o auto da competizione. La fornitura richiesta presentava caratteristiche tecniche analoghe, ma il componente era destinato a un sistema d’arma. L’impresa, non operando nel settore della difesa, non aveva immaginato che la produzione di un singolo particolare, privo di elementi immediatamente riconducibili a un impiego militare, potesse richiedere autorizzazioni specifiche.
Secondo caso: Azienda attiva nelle tecnologie di stampa 3D, contattata da un operatore del settore degli armamenti per la realizzazione, su disegno, di un componente prodotto mediante manifattura additiva e successive riprese a CNC.
Anche in questo caso, la lavorazione richiesta rientrava pienamente nelle competenze industriali dell’impresa, normalmente impegnata in settori civili ad alto contenuto tecnologico. Tuttavia, la combinazione tra tipologia del componente, destinazione finale e profilo del committente collocava la fornitura all’interno dell’ambito regolato della Difesa.
Ciò che accomuna queste situazioni è il fatto che le imprese coinvolte non operavano abitualmente nell’industria della Difesa, hanno ricevuto disegni di componenti destinati ad armamenti e hanno lavorato per conto di aziende attive nel settore, senza che fosse stata verificata preventivamente la presenza delle autorizzazioni necessarie.
In tali circostanze, il rischio non è limitato a sanzioni amministrative: la normativa vigente prevede infatti anche responsabilità di natura penale a carico dell’impresa fornitrice, indipendentemente dall’apparente semplicità del componente o dalla buona fede con cui è stata eseguita la commessa.
Conoscere i propri clienti, comprendere il contesto in cui il componente sarà utilizzato e verificare preventivamente gli obblighi applicabili sono quindi passaggi fondamentali per tutelare l’impresa e operare in modo consapevole.
L’industria della Difesa può offrire opportunità importanti anche alle PMI, ma richiede un approccio informato, strutturato e conforme alle regole.
Le imprese interessate a comprendere se una fornitura rientra nel perimetro regolato del settore della difesa possono rivolgersi all’Area Internazionalizzazione di Confindustria Emilia, che fornisce informazioni e primi orientamenti sugli obblighi normativi, sulle autorizzazioni e sulle certificazioni applicabili.