A Cognento, piccola frazione modenese che si affaccia sull’Autostrada del Sole e sulla tangenziale di Modena, quarantacinque anni fa nasce un’azienda diventata leader per la fornitura di componenti per impianti industriali e di processo. Una rivoluzione tecnica guidata dal capitale umano. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Paolo Campioli, oggi Amministratore Delegato di Imeva
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
“La più coraggiosa decisione che prendi ogni
giorno è di essere di buon umore”. Può sembrare un paradosso, ma nel cuore del
distretto industriale modenese c’è un’azienda d’eccellenza che ha scelto questo
pensiero del filosofo francese Voltaire per raccontarsi. Una frase che diventa
manifesto identitario. La si legge all’ingresso di Imeva, società di fornitura componentistica
industriale e di processo nei principali settori industriali presenti del
territorio. Così anche quando si parla di valvole di regolazione,
strumentazione di processo, pompe e scambiatori di calore si parte sempre dalle
persone. Siamo a Cognento, frazione modenese con poco meno di tremila anime attraversata
da quell’Autostrada del Sole che la connette col resto d’Italia e dalla tangenziale
di Modena. È lo stesso nome della frazione a rivelarci di più sulla storia che
stiamo per raccontare. Perché l'etimologia deriva dal participio latino cogens,
ossia che raccoglie. Così il significato di Cognento, tradotto
liberamente, diventa il luogo che accoglie la gente. In epoca antica,
infatti, il problema delle inondazioni e delle relative infezioni trasmesse
dalle paludi circostanti la città di Modena – con scarsissime condizioni
igieniche e sanitarie – spingevano gli abitanti in un’area in cui si potesse
condurre una vita più salutare. Da qui l’approdo a Cognento.
Identikit
dell’azienda. L’azienda nasce quarantacinque anni fa grazie a Gianni
Campioli, classe 1938, idraulico curioso e lungimirante, appassionato e
infaticabile, all’epoca impiegato come impiantista. Alle spalle una formazione
da quinta elementare, ma la capacità di intuire che costruire una società
commerciale dedicata ai componenti e agli impianti industriali potesse essere
l’idea vincente. E così è stato. «Tutto è partito dall’intuizione
di mio padre, uomo che per necessità di vita ha terminato solamente le scuole
primarie, ma al momento giusto ha compreso la necessità di creare una società
dedicata alla componentistica industriale e di processo, a suo tempo non
presente nel nostro territorio e quindi con grande potenzialità se sviluppata
nel modo corretto. Da lì poi l’alleanza con il primo socio, l’ingegnere Armaroli
che in azienda a detta sua doveva essere la parte di sapere e di conoscenza dei
processi industriali»,
ricorda Paolo Campioli, oggi Amministratore Delegato di Imeva. Insomma,
l’ingegnere inciampa in cantiere sulla chiave inglese di Campioli e con questo
matrimonio lavorativo inizia il commercio di prodotti. Poi i due soci si
orientano alla vendita di componenti industriali, aiutati dall’arrivo in
azienda di Tiziana e del figlio di Gianni, Paolo. Poi nel Duemila c’è
l’ingresso di Massimo, il nuovo socio, e Manuel, figlio dell’ingegnere Armaroli,
Il team si amplia. Tutto cambia e anche il territorio evolve, generando e
confermando eccellenze industriali. Oggi la squadra conta quasi venti persone
in organico, un mercato decisamente rivolto alle società della regione e in
modo particolare al mondo manifatturiero della via Emilia, locomotiva
dell’economia IT per i settori alimentare, ceramica, automotive, packaging e
impiantistica industriale. Il fatturato è di 8,5 milioni di euro, sempre in
crescita negli ultimi dieci anni, superando crisi economiche e pandemie varie.
Ma fare impresa non è mai qualcosa di statico, perché vive in un contesto in
costante mutamento. «Certo,
ma senza farsi travolgere troppo dai cambiamenti che il sistema ci vorrebbe
imporre, un mercato che per quanto riguarda la nostra visione e il comprensorio
dove operiamo chiede sempre più professionalità e competenza. Il mutamento
necessario è sicuramente nel come si fa impresa, dove serve massima attenzione
al team e alla forza che questo può avere sul risultato aziendale»,
racconta Campioli. Competenza, professionalità e flessibilità nell’affrontare il
lavoro: queste le parole chiave di Imeva per affrontare le sfide di un mercato
complesso. E ancora una volta tutto passa dal capitale umano. «Il
nostro DNA si è sempre basato sulla competenza e sulla professionalità come
valore aggiunto per la clientela, in un mercato dove tutto si può trovare con
un semplice clic, tranne la disponibilità delle persone nel proporre e trovare
soluzioni», dice Campioli. È la conferma di quanto scriviamo e diciamo da tempo.
Persone prima, tecnologie dopo. Ma le due voci strettamente collegate tra loro.
È questa la ricetta di successo del fare impresa in Emilia.
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