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FARE INSIEME - Ep. 255 - Ospedale di Sassuolo, la formula vincente della sanità che integra al meglio pubblico e privato

«Siamo da sempre orientati all’innovazione»

9/6/2025

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È possibile coniugare imprenditorialità e flessibilità di una realtà privata con la missione pubblica nell’erogare prestazione e servizi in ambito sanitario. In fondo è quello che racconta l’Ospedale di Sassuolo, un caso di successo inserito anche nella classifica redatta dalla testata inglese Newsweek. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Stefano Reggiani e Mariangela Vitone, rispettivamente Direttore Generale e Direttrice HR e Segreteria Generale dell’Ospedale di Sassuolo

di Giampaolo Colletti

@gpcolletti

Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero

Ci sono storie che ne tengono dentro molte altre, come quelle meravigliose creazioni artistiche chiamate Matrioska e che ogni volta che le apri trovi all’interno un tesoro da scoprire, da ammirare, da raccontare. Perché la storia che stiamo per raccontare è quella di un ospedale. Ma è pure molto altro. Potreste stupirvi, cari ascoltatori: cosa c’è di particolare in una narrazione di questo tipo? Eppure, con un po’ di pazienza, scoprirete molto di più. Perché proprio un ospedale può racchiudere un certo modo di fare impresa. Un’alleanza virtuosa tra pubblico e privato. Ma anche un certo modo di fare comunità, di pensare ai cittadini che diventano pazienti, legati a doppio vincolo gli uni agli altri. Ma questa storia propone una certa idea di intendere il ruolo dell’imprenditore sociale, inserito in uno spazio, in un tempo. D’altronde tutto nasce da un gruppo di famiglie imprenditoriali locali che decidono di fare l’ospedale. Ci sono i Fini, i Panini, i Ferrari e molte altre. Una storia, tante storie. Perché qui c’è un’alleanza per il bene della collettività. È una storia di buona amministrazione, ma anche di restituzione.

Storia.
Ma procediamo con ordine. Questa storia parte esattamente vent’anni fa. Un’intuizione che si rivela geniale. Proprio nel 2005 viene inaugurato l’Ospedale di Sassuolo. Siamo in via Francesco Ruini 2, strada peraltro intitolata al medico chirurgo sassolese scomparso nel 1965, padre del cardinale Camillo. Con l’inaugurazione prende avvio un’innovativa gestione per la neonata società mista pubblico-privato. Tecnologicamente avanzato, accogliente, perfettamente integrato con la rete ospedaliera provinciale: ecco l’identikit dell’Ospedale di Sassuolo S.p.A. che nasce dalla fusione tra l’ospedale civile che per due secoli è stato ospitato nell’ex monastero di Santa Chiara e la casa di cura privata accreditata Villa Fiorita, oggi sede dei servizi del distretto sanitario. Storie che si intrecciano, storie che si legano le une alle altre. Oltre quarantamila metri quadrati di superficie, 246 posti letto e un bacino d’utenza che supera le centoventimila persone nel solo distretto ceramico che comprende ben otto comuni. Una realtà che conta su 8 sale operatorie, due tac, tre risonanze magnetiche, tre ambulatori chirurgici, tre sale endoscopiche. Ogni anno sono garantiti per il servizio sanitario circa diciassettemila ricoveri, ottomila operazioni chirurgiche. In ospedale sono presenti 23 specialità suddivise per aree: quella medica, quella chirurgica, quella materno infantile e quella dei servizi sanitari. Tra le altre cose ci sono due reparti di medicina, una pediatria, un blocco parto con quattro sale, un reparto dedicato alla medicina d’urgenza, la cardiologia e anche un poliambulatorio. All’interno dell’ospedale è attiva una biblioteca, una mensa, un bar e una cappella. Ma l’ospedale è dotato anche di un pronto soccorso che gestisce più di quarantaquattromila accessi l’anno e un reparto di ostetricia che ha superato le 1.300 nascite. Pur mantenendo una governance autonoma dall’Azienda USL di Modena, è un punto di riferimento per tutta l’area sud della provincia. Dall’Emilia al resto del mondo. Perché questo ospedale è stato inserito da Newsweek tra i 100 migliori d’Italia. «Siamo da sempre orientati all’innovazione e ci distinguiamo per l’attenzione all’accoglienza dei pazienti, per la cura del comfort e per aver sempre sostenuto concretamente l’umanizzazione delle cure», afferma Stefano Reggiani, Direttore Generale dell’Ospedale di Sassuolo. Fare impresa significa fare comunità, lo diciamo da sempre in questo podcast. Stavolta tutto questo vale ancora di più. «La peculiarità della nostra forma gestionale rappresenta un fattore positivo non soltanto per razionalizzare le risorse e incentivare le sperimentazioni, ma anche per la sua capacità di relazione con il tessuto produttivo del distretto ceramico. Sono infatti molte le donazioni che, grazie agli imprenditori del territorio, hanno valorizzato nel tempo la dotazione strumentale della struttura, in particolare per quanto riguarda la diagnostica per immagini, sin dagli inizi un’attività d’eccellenza di questa realtà, sia in ambito radiologico che ecografico ed endoscopico», dice Reggiani.

Capitale umano.
Dalla struttura alle persone che ci lavorano. Ad oggi ci sono circa 840 professionisti con età media di 44 anni, di cui l’80% è donna. «Siamo peraltro la struttura ospedaliera con il maggior numero di primari in rosa della provincia. Operano 346 infermieri e 229 medici. Grande attenzione è posta dall’azienda, negli ultimi anni, al benessere organizzativo con l’obiettivo di creare le migliori condizioni di lavoro possibili, in un contesto non semplice come quello sanitario. Per mantenere elevata professionalità e alta motivazione è incentivata la formazione continua e qualificante degli operatori», afferma Mariangela Vitone, Direttrice HR e Segreteria Generale dell’Ospedale di Sassuolo. Soltanto nello scorso anno sono state 16.122 le ore di formazione erogate, con oltre 130 corsi organizzati. «In quest’ambito, tra l’altro, l’ospedale si avvale di collaborazioni con Cerismas, il centro per la formazione dell’Università Cattolica di Milano per i percorsi formativi rivolti ai nostri responsabili, e con docenti esterni altamente qualificati. Non solo: da dieci anni, grazie alla lungimiranza e alla generosità del Dr. Claudio Lucchese, presidente del Gruppo Florim, l’ospedale gestisce il Centro Salute e Formazione per la simulazione medica avanzata proprio all’interno della sede di Fiorano. In questa realtà all’avanguardia, che è certificata anche per i corsi di rianimazione cardiopolmonare dall’American Hearth Association (AHA), l’ospedale ha stipulato diverse convenzioni per la formazione anche di personale di altre realtà sanitarie, come l’azienda USL di Reggio Emilia e Modena e, dal 2024, ha una collaborazione anche con Unimore», dice Vitone. L’ospedale si dedica all’aggiornamento costante delle proprie infrastrutture informatiche, compresa l’apertura alle nuove frontiere tecnologiche come la robotica: qui c’è il navigatore robotico in ortopedia per le protesi del ginocchio. E si adotta anche l’intelligenza artificiale applicata in ambito sanitario.

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