Ad Anzola dell’Emilia, nel bolognese, una trentina di anni fa è nata questa azienda che è diventata leader al mondo nella produzione di attuatori lineari e martinetti meccanici. Da questi prodotti innovativi nascono ancora oggi le soluzioni che danno vita a una serie di attività industriali di svariati settori. Oggi Servomech conta una squadra di un centinaio di persone per 16 milioni di euro di fatturato. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Vito Cataldo, fondatore di Servomech e i suoi due figli Valentina e Federico, la seconda generazione in azienda.
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Photocredit: Giacomo Maestri e Francesca Aufiero
Ci sono idee che
precorrono i tempi e che proprio nel tempo fanno la differenza. Idee destinate
a scardinare lo status quo. Idee che consentono di ridisegnare i mercati e in
fondo di creare da zero un’impresa che dà vita ad altre imprese.
Ecco quello che è
successo poco più di trent’anni ad Anzola dell’Emilia, tredicimila anime nell’area
metropolitana bolognese che si spinge verso nord, quasi a lambire la provincia
modenese. Vito Cataldo, ingegnere e imprenditore che oggi
definiremmo a tutti gli effetti uno startupper, ha un’intuizione antesignana rispetto a quella
che oggi è comunemente definita filosofia green:
produrre attuatori lineari elettromeccanici in grado di consumare energia solo durante il loro funzionamento e di operare anche
in ambienti molto freddi oppure molto caldi. E sempre in totale sicurezza. Così prende forma Servomech, oggi leader
mondiale nella produzione di questi attuatori e martinetti. Si tratta di dispositivi che
convertono il moto rotatorio di un motore elettrico in un movimento lineare di
spinta e tiro. Una cosa che detta così sembra assai complessa, ma che nella sua
difficoltà di comprensione genera una gamma infinita di applicazioni industriali.
Anzola dell’Emilia, dicevamo prima. Ma da questa cittadina si va presto molto
lontano. E il nome anticipa questa dimensione di internazionalità. Nasce
infatti dall’inglese “servomechanism” e implica un prodotto anche in grado di
lavorare con un servomotore. Anche il logo scelto appare come
un evidente richiamo alla natura intrinseca del prodotto. La lettera phi dell’alfabeto greco racchiude l’essenza stessa dell’attuatore lineare
elettromeccanico: trasformare il moto rotatorio di un motore elettrico
in un movimento lineare.
La produzione chiave vincente. Tutto parte nel 1989 dagli stabilimenti produttivi di Anzola, a poca distanza dallo snodo autostradale
di Bologna e dall’aeroporto. Oggi si lavora su un’area coperta
di 11.500 metri quadrati – quasi dieci campi da calcio – all’interno
della quale lavorano un centinaio di addetti, di cui
una settantina occupati direttamente nelle attività produttive. «Facciamo
tutto in casa, dallo sviluppo di nuovi prodotti alla produzione interna.
Trasformiamo le materie prime in prodotti finiti di alta
qualità grazie all’utilizzo di moderni macchinari prodotti in Italia o in
Germania, emblema delle più moderne tecnologie», afferma Federico Cataldo responsabile progettazione e sviluppo.
Oggi l’azienda
dispone di 1000 metri quadrati di magazzino destinati proprio allo stoccaggio delle materie prime e di cinque magazzini automatici verticali. Il fatturato nel 2022
è stato di poco inferiore ai 16 milioni di euro con una quota legata alle esportazioni pari al 55%. Il mercato
di riferimento è l’Italia, a cui fanno seguito
tutti i principali Paesi europei: Germania, Francia, Danimarca, Belgio, Svezia. Anche la Cina riveste una certa importanza come mercato di esportazione del prodotto e non per
l’acquisizione di materiale o la delocalizzazione produttiva.
Produttività,
ricerca e innovazione, uniti a risparmio e filiera corta
sono diventati estremamente attuali in tutto il panorama
meccanico e manifatturiero. Ne è convinto Vito Cataldo. «La
clientela a cui ci rivolgiamo è fatta di costruttori di macchine operanti nei settori più svariati»,
afferma Cataldo. Per lui l’azienda si è
evoluta con idee tecniche all’avanguardia per efficienza e prestazioni, con un crescente approccio
industriale ma sempre rimanendo artigiani dell’eccellenza. Una produzione
interna di alta qualità con controllo globale e costante
durante tutte le fasi di lavorazione e flessibilità produttiva.
Ecco il Dna dell’azienda. Ma per fare questo occorrono le persone, essenzialmente tecnici e operatori qualificati,
formati nella tecnologia specifica della movimentazione lineare. «Molti dei nostri dipendenti operano con la nostra azienda da più di venti anni», precisa Cataldo.
La centralità della
ricerca. Servomech investe ogni anno almeno il 10% del fatturato
in macchinari e tecnologie avanzate. Questo consente lo sviluppo
e la modernizzazione dei prodotti. La
filosofia organizzativa che
la caratterizza fin
dalla nascita si esplicita in produzione interna, controlli
qualitativi costanti, progettazione personalizzata, supporto tecnico e
soluzioni di ultima generazione. L’esito è un vantaggio competitivo unico
soprattutto in questo particolare momento
storico e già avviato in controtendenza alle logiche di delocalizzazione, prediligendo un approccio glocal. «Investiamo nell’interazione con i progettisti
mediante il web per non avere barriere,
ma crediamo fortemente nella relazione con i clienti e nell’importanza di fornire loro un supporto
tecnico di altissima qualità. Tutti
i nostri cataloghi e manuali sono disponibili online con un QR Code scansionabile direttamente sui prodotti ed è possibile avere accesso immediato ai manuali d’uso
e manutenzione tramite smartphone. Dal nostro sito è possibile configurare i prodotti e scaricare i
modelli 3D grazie ad un pratico configuratore», ricorda Valentina Cataldo, responsabile marketing e commerciale. Anche
così le aziende d’eccellenza dimostrano quella vicinanza al cliente oggi sempre
più connesso.
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