Dai mercati mondiali a quelli locali. La storia di Smurfit Westrock, colosso delle soluzioni di imballaggio a base carta con più di 100.000 dipendenti che operano in oltre 500 stabilimenti di produzione, ha una via tutta italiana grazie a 26 stabilimenti e più di 2.200 dipendenti. La carta vincente è la prossimità, quella vicinanza al cliente che fa la differenza. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Gianluca Castellini, CEO di Smurfit Westrock Italia
di Giampaolo Colletti
@gpcolletti
Questa
è una storia che ha dell’incredibile perché è declinata per poli opposti. È una
storia di grandi numeri e di piccole attenzioni quotidiane. È una storia
internazionale e al tempo stesso locale. È una storia che mastica di enormi
trasformazioni e che al contempo evidenzia l’attenzione al dettaglio. È una
storia che copre il mondo intero, eppure può essere sintetizzata in un concetto
chiave che è vicinanza, anche fisica. Di più, prossimità geografica.
Perché con Smurfit Westrock, anche se parliamo di un colosso mondiale negli
imballaggi in cartone ondulato che conta più di centomila dipendenti che
operano in oltre 500 stabilimenti di produzione, il fattore presenza verso il
cliente – e quindi l’ascolto dei suoi bisogni – emerge chiaramente in ogni servizio.
«Abbiamo 26 stabilimenti in Italia per essere capillari e quindi vicini ai
nostri clienti. Ogni stabilimento ha una media di trecento clienti propri che
non sono solo i grandi brand, ma anche le piccole realtà locali. Mettiamo in
campo flessibilità del servizio e ascolto». Così afferma Gianluca Castellini, CEO
di Smurfit Westrock Italia. La prossimità geografica abbatte i costi di
trasporto e incrementa la relazione. In fondo è una decentralizzazione
vincente.
Identikit
dell’azienda. Ma procediamo con ordine. Questa storia
inizia assai lontano da quel cuore pulsante che è il distretto emiliano. Poi ci
torneremo molto presto in Emilia, ma per comprenderne gli esordi bisogna fare
un viaggio nel tempo e nello spazio. Partiamo da quest’ultimo. Perché si tratta
di quasi duemila chilometri a nord, fin sopra la parte alta del nostro Vecchio
Continente. A Dublino, iconica capitale irlandese, nel 1934 una piccola realtà
inizia la prima produzione di imballaggi in cartone ondulato per il mercato locale.
Acquisita da Jefferson Smurfit nel 1938, Smurfit Kappa cresce rapidamente fino
a diventare leader in Irlanda, quotata alla Borsa locale nel 1964. Facciamo un
salto di quasi cinquant’anni e nel 2005 Jefferson Smurfit perfeziona la fusione
con Kappa Packaging, società olandese e principale produttore europeo di
packaging e cartone ondulato. Nasce così il Gruppo Smurfit Kappa, divenuto da
luglio 2024 Smurfit Westrock dopo la fusione tra Smurfit Kappa e WestRock. Si
tratta di un leader mondiale del packaging sostenibile, con operazioni in 40
Paesi, oltre 500 impianti di produzione e un fatturato stimato a livello
globale di oltre 32 miliardi di dollari.
La distintività dei
prodotti. Prossimità, dicevamo prima. L’azienda può contare in Italia su una
filiera integrata che prevede la presenza dell’intero ciclo: dalle cartiere
agli stabilimenti dove si realizzano fogli, imballaggi e display in cartone
ondulato fino all’impianto di riciclo. A questo si aggiunge il centro di
R&D e la divisione che realizza macchine per gli imballaggi. «I nostri
punti forti sono innovazione, versatilità e competenze sull’eco packaging.
Tutto ciò ci permette di analizzare le esigenze del cliente approfondendo
l’intera supply chain per realizzare un prodotto adatto al trasporto e alla
protezione delle merci con la giusta quantità e tipologia di cartone. Far parte
di un grande gruppo mondiale significa essere in un network di centri di
ricerca e sviluppo per condividere innovazioni e sviluppi di nuovi prodotti e
assicurare una fornitura di materia prima ai nostri clienti», dice Castellini.
Dei ventisei stabilimenti italiani ben dieci sono integrati. E poi ci sono
quattro scatolifici, due produttori di fogli di cartone ondulato, due cartiere,
sette stabilimenti di prodotti speciali e un impianto dedicato al riciclo per
quasi 2.200 persone. In Emilia Romagna si tratta di 550 addetti occupati nei
quattro stabilimenti di Capocolle di Bertinoro e Forlì, Massa Lombarda nel
ravennate e Camposanto sul Panaro nel Modenese. Proprio qui sono previsti
investimenti per la realizzazione di un magazzino hi-tech. Gamma diversificata,
innovativa e sostenibile per imballaggi rinnovabili e riciclabili. «C’è Thermal
Box-in-Box, sistema di elementi in cartone ondulato che riescono a mantenere la
temperatura del prodotto sotto controllo senza l’uso di polistirolo. C’è poi la
gamma di vassoi e vaschette Safe & Green, progettata per l’ortofrutta, ma
adottata anche dalla gastronomia e dalla pasticceria», precisa Castellini. Prodotti
fisici sì, ma c’è anche tanta digitalizzazione. «Offriamo non soltanto
soluzioni di packaging, ma una consulenza che va dallo studio della supply
chain fino alla prototipazione in 3D e alla simulazione virtuale di un
imballaggio a scaffale», dice Castellini. Intanto si guarda al futuro perché l’imballaggio
diventa sempre più rilevante nella scelta di un prodotto da parte del
consumatore. «Il suo valore crescerà e la sua versatilità lo renderà un canale
di comunicazione non solo dal punto di vista del marketing, ma anche come
veicolo di informazione», profetizza Castellini. Vivere l’oggi, ma pensare al
domani. È questa la ricetta vincente delle organizzazioni di successo.
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