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FARE INSIEME - Ep. 239 - Smurfit Westrock, quella via italiana ed emiliana del leader mondiale negli imballaggi

«Mettiamo in campo flessibilità del servizio e ascolto»

10/3/2025

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Dai mercati mondiali a quelli locali. La storia di Smurfit Westrock, colosso delle soluzioni di imballaggio a base carta con più di 100.000 dipendenti che operano in oltre 500 stabilimenti di produzione, ha una via tutta italiana grazie a 26 stabilimenti e più di 2.200 dipendenti. La carta vincente è la prossimità, quella vicinanza al cliente che fa la differenza. Per FARE INSIEME Giampaolo Colletti intervista Gianluca Castellini, CEO di Smurfit Westrock Italia

di Giampaolo Colletti

@gpcolletti

Questa è una storia che ha dell’incredibile perché è declinata per poli opposti. È una storia di grandi numeri e di piccole attenzioni quotidiane. È una storia internazionale e al tempo stesso locale. È una storia che mastica di enormi trasformazioni e che al contempo evidenzia l’attenzione al dettaglio. È una storia che copre il mondo intero, eppure può essere sintetizzata in un concetto chiave che è vicinanza, anche fisica. Di più, prossimità geografica. Perché con Smurfit Westrock, anche se parliamo di un colosso mondiale negli imballaggi in cartone ondulato che conta più di centomila dipendenti che operano in oltre 500 stabilimenti di produzione, il fattore presenza verso il cliente – e quindi l’ascolto dei suoi bisogni – emerge chiaramente in ogni servizio. «Abbiamo 26 stabilimenti in Italia per essere capillari e quindi vicini ai nostri clienti. Ogni stabilimento ha una media di trecento clienti propri che non sono solo i grandi brand, ma anche le piccole realtà locali. Mettiamo in campo flessibilità del servizio e ascolto». Così afferma Gianluca Castellini, CEO di Smurfit Westrock Italia. La prossimità geografica abbatte i costi di trasporto e incrementa la relazione. In fondo è una decentralizzazione vincente.

Identikit dell’azienda.
Ma procediamo con ordine. Questa storia inizia assai lontano da quel cuore pulsante che è il distretto emiliano. Poi ci torneremo molto presto in Emilia, ma per comprenderne gli esordi bisogna fare un viaggio nel tempo e nello spazio. Partiamo da quest’ultimo. Perché si tratta di quasi duemila chilometri a nord, fin sopra la parte alta del nostro Vecchio Continente. A Dublino, iconica capitale irlandese, nel 1934 una piccola realtà inizia la prima produzione di imballaggi in cartone ondulato per il mercato locale. Acquisita da Jefferson Smurfit nel 1938, Smurfit Kappa cresce rapidamente fino a diventare leader in Irlanda, quotata alla Borsa locale nel 1964. Facciamo un salto di quasi cinquant’anni e nel 2005 Jefferson Smurfit perfeziona la fusione con Kappa Packaging, società olandese e principale produttore europeo di packaging e cartone ondulato. Nasce così il Gruppo Smurfit Kappa, divenuto da luglio 2024 Smurfit Westrock dopo la fusione tra Smurfit Kappa e WestRock. Si tratta di un leader mondiale del packaging sostenibile, con operazioni in 40 Paesi, oltre 500 impianti di produzione e un fatturato stimato a livello globale di oltre 32 miliardi di dollari.

La distintività dei prodotti.
Prossimità, dicevamo prima. L’azienda può contare in Italia su una filiera integrata che prevede la presenza dell’intero ciclo: dalle cartiere agli stabilimenti dove si realizzano fogli, imballaggi e display in cartone ondulato fino all’impianto di riciclo. A questo si aggiunge il centro di R&D e la divisione che realizza macchine per gli imballaggi. «I nostri punti forti sono innovazione, versatilità e competenze sull’eco packaging. Tutto ciò ci permette di analizzare le esigenze del cliente approfondendo l’intera supply chain per realizzare un prodotto adatto al trasporto e alla protezione delle merci con la giusta quantità e tipologia di cartone. Far parte di un grande gruppo mondiale significa essere in un network di centri di ricerca e sviluppo per condividere innovazioni e sviluppi di nuovi prodotti e assicurare una fornitura di materia prima ai nostri clienti», dice Castellini. Dei ventisei stabilimenti italiani ben dieci sono integrati. E poi ci sono quattro scatolifici, due produttori di fogli di cartone ondulato, due cartiere, sette stabilimenti di prodotti speciali e un impianto dedicato al riciclo per quasi 2.200 persone. In Emilia Romagna si tratta di 550 addetti occupati nei quattro stabilimenti di Capocolle di Bertinoro e Forlì, Massa Lombarda nel ravennate e Camposanto sul Panaro nel Modenese. Proprio qui sono previsti investimenti per la realizzazione di un magazzino hi-tech. Gamma diversificata, innovativa e sostenibile per imballaggi rinnovabili e riciclabili. «C’è Thermal Box-in-Box, sistema di elementi in cartone ondulato che riescono a mantenere la temperatura del prodotto sotto controllo senza l’uso di polistirolo. C’è poi la gamma di vassoi e vaschette Safe & Green, progettata per l’ortofrutta, ma adottata anche dalla gastronomia e dalla pasticceria», precisa Castellini. Prodotti fisici sì, ma c’è anche tanta digitalizzazione. «Offriamo non soltanto soluzioni di packaging, ma una consulenza che va dallo studio della supply chain fino alla prototipazione in 3D e alla simulazione virtuale di un imballaggio a scaffale», dice Castellini. Intanto si guarda al futuro perché l’imballaggio diventa sempre più rilevante nella scelta di un prodotto da parte del consumatore. «Il suo valore crescerà e la sua versatilità lo renderà un canale di comunicazione non solo dal punto di vista del marketing, ma anche come veicolo di informazione», profetizza Castellini. Vivere l’oggi, ma pensare al domani. È questa la ricetta vincente delle organizzazioni di successo.

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